Corriere della Sera, 27 luglio 2019
I Maldini. Adesso debutta Daniel
Sport Calcio
Era il 1954, il primo anno del calcio in tv, a San Siro erano in corso i lavori per il secondo ampliamento. In una partita contro il Venezia all’Arena Civica, Tognon e Pedroni, titolari del Milan, si fecero male. Entrò Cesare Maldini, appena arrivato dalla Triestina di Nereo Rocco, ruolo «centromediano». Non uscì più. Esordio ufficiale il 19 settembre, a San Siro, proprio contro la Triestina.
Era il 1985, l’anno della nevicata epocale, a Milano è appena crollato il Palazzetto dello sport. Il 20 gennaio anche a Udine c’è tanta neve, ma la gara con il Milan si gioca. Mauro Tassotti è a casa indisposto, Sergio Battistini si fa male, così Liedholm nella ripresa fa esordire Paolo Cesare Maldini, non prima di chiedergli su che fascia preferiva giocare. «Dove vuole lei mister». Quella volta fu terzino destro, per 25 stagioni è stato più spesso a sinistra, e poi al centro della difesa. Quella domenica Cesare è a San Siro a vedere Inter-Atalanta da vice del c.t. Bearzot e dell’esordio del figlio sa dalla radio: «Non ho mai voluto dir nulla a Liedholm e lo stesso lui a me, del resto eravamo compagni di squadra», raccontò Cesare.
È l’estate, torrida, del 2019. A Milano si discute dell’abbattimento di San Siro. Dall’altra parte dell’Oceano, a Kansas City, il Milan gioca la sua prima gara della tournée americana contro il Bayern. Suso è infortunato, il mercato è in alto mare, così Giampaolo schiera Daniel Maldini titolare dal 1’: trequartista, perché qualcosa di diverso nel passare delle generazioni c’è. A Milano sono le tre del mattino, Paolo, che di quel Milan ora è dirigente, l’avrà saputo per tempo. Di certo, la mamma di Daniel, Adriana Fossa, ha postato il suo orgoglio su Instagram.
Che questo, scritto il 24 luglio 2019 negli Usa, sia l’incipit del terzo capitolo della saga dei Maldini – che nelle prime due ha avuto come scena cult una grande Coppa alzata al cielo (1963 la prima di Cesare e dell’Italia, 2003 la prima di Paolo da capitano che ne ha vinte cinque) – è tutto da vedere. Come sa meglio di chiunque Paolo, per lezione diretta appresa da Cesare, prima papà e poi suo allenatore (al Milan e in Nazionale). Sembra che la sorella Donatella avesse fotografato Paolo che colpiva il pallone durante un torneo alle elementari. Postura inequivocabile, ma pare che Cesare sia stato l’ultimo a vedere l’evidente. «Ti sei accorto che Paolo sembra fatto per giocare a calcio?», gli dicono in casa. «Non è che non lo avesse capito – racconterà anni dopo Paolo a Federico Buffa – è che sapeva benissimo quanto è lunga la strada per diventare un giocatore e che il talento non basta».
Ora Paolo, che è stato un padre più presente (per circostanze e spirito del tempo) ha lo stesso atteggiamento prudente con i figli. Il primo, Christian, 22 anni, difensore, gioca nel Fano in C. Daniel compirà 18 anni l’11 ottobre, frequenta il liceo scientifico-sportivo e dopo l’esordio in prima squadra, nessuno in famiglia vuole aggiungergli pressioni. «A me rinfacciarono che giocavo grazie al cognome. Per loro sarà peggio – preconizzava tempo fa Paolo —: al suo primo allenamento, Christian era circondato dalle telecamere. Io preferisco mettermi in disparte, come faceva mio padre con me». Però da tempo a Milanello c’è gente che si dà di gomito quando si nomina Daniel Maldini, per esempio Filippo Galli, per anni responsabile del settore giovanile: «Daniel è il classico giocatore di talento, che vede calcio prima degli altri. Mancava un po’ di continuità ma ci ha lavorato». In campo certe somiglianze sono impressionanti. Stessa eleganza, stesse movenze del padre. E del nonno. «Non c’è dubbio che la ricerca del bello io l’abbia presa da mio padre – ha raccontato Paolo —. Christian e Daniel hanno nel fisico e nel modo di camminare qualcosa di mio: i miei piedi che curvano verso l’interno».
Molto altro si è tramandato in questo club esclusivo di sportivi da tre generazioni, dove stanno i Montano della scherma, gli Andretti leggende del motorsport, la famiglia del calciatore spagnolo Marcos Alonso. «È bella la storia dei Maldini dinastia di calciatori, ma io sono davvero contento quando i miei figli fanno qualcosa di cui essere orgogliosi fuori dal campo», dice Paolo. To be continued.