Corriere della Sera, 27 luglio 2019
Salvini riceve 20 messaggi al minuto
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Milano marittima (ravenna) Matteo Salvini non è di buon umore. Seduto sull’asciugamano, a Milano Marittima, non smette un secondo di stare al telefono o di rispondere ai messaggi che arrivano al ritmo di una ventina al minuto. Ha raggiunto il figlio Federico al mare, ma c’è poco da rilassarsi. La terribile uccisione del carabiniere Mario Cerciello Rega e la ricerca di collocazione per i 135 migranti a bordo dell’unità della Guardia costiera Gregoretti sarebbero più che sufficienti a riempire la giornata.
Ma ci sono anche le tensioni nel governo. Quello che più irrita il vicepremier è la sensazione che una parte dell’esecutivo proceda su un proprio binario: «Tria è ancora convinto che si possa aumentare l’Iva. E del resto, lo stesso Conte non l’ha ancora escluso» sbuffa con i suoi tra una telefonata e l’altra. Il ministro all’Economia starebbe «pensando che su alcune categorie di cose, non ci sia nulla di grave. E invece se aumenti le tasse, c’è poco da fare: l’economia si deprime...». Insomma: «Non se ne parla».
Quasi altrettanto grave, per Salvini, è una seconda sensazione: quella che il premier e l’uomo del Mef stiano pensando «a una manovra del 2 per cento» nel rapporto deficit-Pil: «E allora cosa resta?». Al netto del fabbisogno necessario a non aumentare l’Iva sarebbero briciole. Mentre il vicepremier resta convintissimo del fatto che, in quota Lega, la manovra debba investire almeno 12 miliardi: «Dieci per la flat tax e due per i disabili». In deficit? «Certo. E se no, che cosa si fa? Si va a rubare?».
Una signora vede Salvini sulla spiaggia e si raccomanda: «Ministro, pensate ai medici di famiglia: sono l’ossatura del sistema sanitario. La ministra Grillo a noi non piace...». Salvini sembra colpito. Forse perché il tema della squadra di governo continua a ossessionare gran parte dei leghisti. Ed è con loro che Salvini scuote la testa: «Il fatto è che ci sono dei ministri che sono un danno per i 5 Stelle e per Di Maio, prima ancora che per il Paese». I nomi sono quelli da tempo nella lista nera leghista: Danilo Toninelli, Elisabetta Trenta, Sergio Costa e, appunto, Giulia Grillo. Il problema non è tanto la parola «rimpasto», che per Salvini continua a sapere di vecchio: «Il fatto è che non si sa se i 5 Stelle tengano, se vai a toccare un qualunque ministro...». Certo, chi lo ascolta può cogliere il rimpianto perché le sostituzioni nel governo non siano avvenute quando i leghisti speravano. E cioè, subito dopo le Europee che hanno certificato l’inversione del peso specifico tra Lega e 5 Stelle: «Ma anche lì – ricorda Salvini ai suoi – il rischio sarebbe stato quello di far venire giù tutto», con Di Maio nel suo momento di massima debolezza all’indomani del tracollo elettorale. Insomma, la navigazione continua ad essere tormentata.