Corriere della Sera, 27 luglio 2019
La Flat tax, lo scontro Salvini-Tria e il giudizio di Standard and Poor’s
Prima pagina
ROMA Mentre il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia dicono che il taglio delle tasse avverrà in modo graduale e nel rispetto dei vincoli di bilancio, Lega e 5 Stelle continuano a litigare sulla prossima manovra. Per il Carroccio la priorità resta uno «choc fiscale forte», come dice Matteo Salvini, e quindi la flat tax del 15%. Per il Movimento, invece, prima di tutto viene il salario minimo per legge e anche la riforma fiscale ruota intorno a questa necessità. Poiché l’introduzione della paga minima di 9 euro lordi l’ora sarebbe un costo per le imprese (valutato in 6,7 miliardi di euro dall’Inapp), ecco che i 5 Stelle propongono di compensare le stesse aziende con un taglio dei contributi per la Naspi (indennità di disoccupazione) per 4-5 miliardi. In mezzo ci sono Giuseppe Conte e Giovanni Tria che stanno lavorando a una riforma graduale dell’Irpef, con la riduzione delle aliquote da cinque a tre per alleggerire il prelievo sul ceto medio. Il ministro dell’Economia ha piantato i suoi paletti durante l’incontro con le parti sociali, l’altro ieri: il taglio delle tasse seguirà una «progressività di attuazione, secondo gli spazi fiscali che si creano». No, quindi, a chi ipotizza di fare il passo più lungo della gamba. Ma Salvini avverte: «Se Tria non vuole tagliare le tasse o il problema sono io o è lui».
M proprio ieri l’agenzia di rating Standard & Poor’s, che si pronuncerà nuovamente sul debito sovrano italiano il 25 ottobre, ha ricordato che il nostro è l’unico Paese dell’Eurozona con outlook negativo, avvertendo che nel caso in cui «i policy-maker perseguano soluzioni non ortodosse – come l’introduzione di una valuta parallela o di misure di bilancio senza copertura, per eludere i vincoli Ue – l’adesione dell’Italia all’area euro potrebbe essere messa in discussione» col rischio di scenari di «crisi di fiducia come quella avvenuta in Grecia nel 2015». E, sempre ieri, il Tesoro, nel Rapporto sul debito pubblico 2018, osserva che il costo medio delle nuove emissioni di titoli di Stato è salito all’1,07% rispetto allo 0,68% del 2017 anche a causa delle tensioni nel governo e del rischio che non venissero rispettati i vincoli di bilancio.
Le preoccupazioni di Tria sono condivise dal premier, ma pongono la coppia in rotta di collisione con la Lega, che non solo insiste sulla flat tax, che da sola vale almeno 12 miliardi, ma vuole anche trasformare il bonus di 80 euro di Renzi in una decontribuzione da 100-120 euro, dice il viceministro Massimo Garavaglia, con la necessità di uno stanziamento aggiuntivo rispetto ai circa 10 miliardi l’anno che costa il bonus. Ipotesi che fanno dire al vicepremier pentastellato Luigi Di Maio che la flat tax «è ancora un mistero, non ho visto le coperture». Di contro, la Lega boccia il salario minimo come lo vogliono i 5 Stelle, e questo complica tutto.