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 2019  luglio 26 Venerdì calendario

Il commissario europeo impossibile

Il vicepremier Di Maio ha dichiarato che sarebbe opportuno per l’Italia nominare il commissario europeo alla concorrenza perché così permetterebbe al Belpaese «di fermare una serie di procedure vergognose contro l’Italia sugli aiuti di stato che non ci permettono di aiutare le imprese». Tuttavia, il capo politico dei 5 Stelle non può ignorare di aver fatto una dichiarazione che otterrà l’effetto opposto, perché è una minaccia all’ordinamento comunitario e si propone di utilizzare spregiudicatamente la posizione di commissario, piegandola ai desiderata politici del governo. La Commissione, invece, dovrebbe essere l’organismo federale per eccellenza, che ha di mira l’attuazione del Trattato di Roma e delle politiche comunitarie a favore di tutta l’Europa, sebbene non tutti i commissari abbiano dimostrato nel corso degli anni la medesima indipendenza.In ogni caso, se la designazione ricadesse su una persona che condivide la stessa filosofia gialloverde in tema di concorrenza, per di più in rappresentanza di un paese allergico a competizione e liberalizzazioni, essa sarebbe oggettivamente inadatta.
È di pochi giorni fa la notizia che la Corte di Cassazione ha convalidato il sequestro di una spiaggia affidata anni fa perché era in violazione della direttiva Bolkestein che prevede la liberalizzazione dei servizi e la messa a gara delle concessioni balneari. I governi italiani di ogni colore hanno sempre difeso le rendite di posizione di chi i bagni li gestiva già, nonostante i canoni spesso infimi pagati allo Stato per il loro sfruttamento.Naturalmente, se solo si fosse dato attuazione alla direttiva e, com’è giusto, gli stabilimenti fossero andati al migliore offerente, questa via giudiziaria alla liberalizzazione, che sicuramente creerà scompensi, si sarebbe potuta evitare.
Se prendiamo i trasporti pubblici locali, poi, il monopolio è la regola, nonostante gli emblematici disastri dell’Atac; Uber è osteggiata, le auto a noleggio pure e non si aumentano le licenze dei taxi. Niente medicinali di fascia C nelle parafarmacie perché si fa concorrenza alle farmacie il cui numero è comunque contingentato così come è contingentato quello dei notai. E, a proposito dei professionisti, è riapparso l’equo compenso che ha eroso l’abolizione delle tariffe professionali disposta nel 2012. I fondi pensione non posso essere portati dall’iscritto con sé quando cambia categoria lavorativa; l’acqua, con la scusa che è pubblica, viene gestita senza obbligo di messa a gara tra diversi gestori mentre gli acquedotti sono dei colabrodo. E, quanto agli aiuti di Stato, basta ricordarsi che di 9 procedure di infrazione aperte in tema di concorrenza per i 28 paesi UE, 5 riguardano l’Italia di cui 3 per sussidi pubblici illegittimi. Non male.
Ed infine, la normativa antitrust è tra le cose che funziona meglio nella Ue: la si può criticare ma non c’è dubbio che ha contribuito a tenere i mercati competitivi e limitare i favoritismi dello Stato-imprenditore. In più, tutte le leggi nazionali sono coerenti con quella europea e quindi si ha uniformità di applicazione nei vari Paesi e cooperazione tra le diverse autorità. Dare in mano tutto questo a un politico con sentimenti euroscettici, che va a Bruxelles solo per fare i presunti interessi del proprio Paese e ha in mente di applicare tali principi in modo contrario al loro spirito, minerebbe una delle istituzioni più federali e benefiche per l’Europa. Da cittadini europei ed italiani, perciò, meglio evitare un simile rischio.