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 2019  luglio 26 Venerdì calendario

Il marchio «El Chapo 701»

Prima la sentenza, che negli Stati Uniti lo ha condannato all’ergastolo più trent’anni per aver introdotto nel paese droga a volontà per anni – gli atti processuali parlano di 1.213.000 kg di cocaina, circa 50mila chili di marijuana oltre a imprecisati quantitativi di metanfetamine, eroina e crack -, poi l’immancabile notizia gossip. Con un tempismo che sembra essere stato davvero studiato a tavolino, Alejandrina la figlia del Chapo Guzmán, il narcotrafficante oggi più famoso al mondo, ha lanciato una collezione intera di moda tutta dedicata al padre, un po’ come aveva già fatto anni fa il figlio di Pablo Escobar. Il marchio è esplicito e non lascia ombra di dubbi: «El Chapo 701». Dove 701 è l’evidente omaggio alla posizione ricoperta dal padre nella classifica degli uomini più ricchi al mondo stilata da Forbes. 
La linea di capi per uomo e donna, con tanto di accessori come pacchiani cinturoni ricamati in oro e argento, è stata presentata ufficialmente a IM Intermoda, una celebre fiera di settore che si svolge ogni anno a Guadalajara, ugualmente famosa anche per ospitare una delle fiere del libro latinoamericane più prestigiose. Secondo lo slogan della kermesse del vestire «qui si riuniscono disegnatori, produttori, distributori e compratori nazionali e internazionali per mostrare e conoscere le tendenze più di moda della stagione». Perché allora stupirsi della presenza della fantasiosa erede de El Chapo? Medica generica, figlia della prima moglie del narcoboss, María Alejandrina Salazar Hernández, nel dicembre del 2012 è stata espulsa dagli Stati Uniti per un visto migratorio falso. Qualche settimana prima, infatti, la donna, all’epoca incinta, era stata arrestata alla frontiera con gli Usa di San Ysidro, che aveva oltrepassato in modo illegale, secondo la sua avvocatessa Guadalupe Valencia, solo per poter partorire negli Usa. Peccato però che all’epoca suo padre fosse l’uomo più ricercato al mondo – sarebbe stato catturato solo due anni dopo nel 2014. Ma oggi tutto questo sembra ormai alle spalle e il sito web su cui è possibile acquistare queste chicche trash da serie Narcos è un inno al narco-capitalismo, ovvero soldi in quantità che garantiscono status da mostrare, sfoggiando pezzi pacchiani e per questo indimenticabili. 
El Chapo è descritto come un Robin Hood «amico di tutti, con la stoffa da leader e umile venditore di arance con molti obiettivi e una grande ambizione». Insomma, uno che ce l’ha fatta, stando alla figlia che sempre nel sito ci tiene a dire che «in tutto il mondo è conosciuto come il presidente esecutivo di Sinaloa o Signore delle Montagne. È l’unico e leggendario 701». Non deve quindi stupire se per diventare proprietari di questi esclusivi capi, esclusivi almeno nel prezzo visto che una semplice giacchetta costa la modica cifra di 4mila dollari, il sito richiede una selezione a monte. Bisogna, cioè, diventare membri e acquistare la «membresia 701» per la modica cifra, neanche a farlo apposta di 701 dollari. Una volta accettati si entra per così dire in un club ristretto di pochi privilegiati che potranno aggiudicarsi all’asta uno dei pezzi in vendita, avere accesso a contenuto audiovisivo esclusivo e persino raccogliere punti per avere premi. Tra i pezzi più blasonati il cinturone «edizione speciale 701», ricamato con fili d’argento che solo in pochissimi potranno portarsi a casa se saranno disposti a sborsare 15mila dollari. 
Insomma il clan Guzmán prima ha fatto i soldi con il traffico della droga adesso, con una faccia tosta incredibile, continua a farli vendendo come brand il fascino di una vita da narcos. E fa sorridere il fatto che nella sua pagina Facebook Alejandrina abbia postato un video che mostra le mani di un detenuto, un certo Juan N. mentre taglia il cuoio di uno dei pezzi che lei vende e lo lavora a dimostrazione di come la sua attività commerciale – è lei stessa a dirlo – abbia un profondo risvolto sociale perché aiuta nel reinserimento i detenuti del carcere federale di Puente Grande nello stato di Jalisco. Peccato però che sia lo stesso carcere da dove suo padre fuggì nel 2001 con un piano davvero spettacolare. Ovvero nascondendosi nel carrello di una lavanderia.
Non è chiaro però se El Chapo sia al corrente dell’iniziativa della figlia e abbia dato il suo assenso. Certo è che adesso ha altre gatte da pelare, come la gestione della sua condanna all’ergastolo più 30 anni, che dovrà espiare in uno dei carceri di massima sicurezza più blindati degli Stati Uniti, noto anche come l’Alcatraz del XXI secolo, quello di Florence in Colorado, dove già si trovano, per intenderci, personaggi come Unabomber e uno dei terroristi dell’11 settembre, Zacarias Mossaoui e da dove sarà pressoché impossibile fuggire. Comunque, siccome il business è il business e i suoi familiari sembrano essere suoi ottimi discepoli, pare che lo scorso marzo El Chapo in persona avesse firmato un contratto che cedeva tutti i diritti relativi al suo nome e alla sua firma alla moglie Emma Coronel per produrre vestiti. All’epoca la moglie dichiarò: «Sono molto emozionata nel cominciare questo progetto che si basa su idee che mio marito e io abbiamo elaborato da anni», aggiungendo poi che questa iniziativa era interamente dedicata alle sue figlie gemelle. Chissà cosa penserà adesso l’intraprendente Emma dell’iniziativa della figlia di primo letto del marito. E così, mentre tutti danno la caccia al tesoro del Chapo, stimato intorno ai 13 miliardi di dollari, e il mondo si schiera tra chi è favorevole alla condanna e chi no, come il presidente del Messico López Obrador che l’ha definita disumana, la prossima guerra forse El Chapo se la vedrà in casa tra le donne della sua famiglia.