Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 26 Venerdì calendario

Come vestirsi davanti al giudice

Questa aula non è una spiaggia. Due giorni fa, durante un’udienza per divorzio di fronte al presidente della Sezione civile del Tribunale di Trieste Arturo Picciotto, un uomo si è presentato in aula in bermuda e infradito. Il giudice lo ha invitato a ripresentarsi in abiti più consoni. «L’apparenza – ha commentato il magistrato – è sostanza. È un modo per riconoscere il valore dell’istituzione e l’importanza della funzione che stiamo svolgendo nel nome del popolo italiano».

LE TOGHE
Cesare Placanica, presidente della Camera Penale di Roma, dice di pretendere «che gli imputati e gli avvocati siano vestiti in modo sobrio, che non vuol dire elegante». Secondo Placanica più che il dress code, che dev’essere decoroso, in tribunale è la toga ad avere un alto valore simbolico: «L’avvocato ha l’obbligo della toga perché fa capire che è nell’esercizio della funzione a favore dei cittadini che assiste. A Roma abbiamo comprato delle toghe alla sartoria delle detenute di Rebibbia da tenere a disposizione. Poi i penalisti hanno comprato pure le borse porta toghe personalizzate».
Qualche giorno prima, la questione del dress code in aula aveva già scatenato polemiche. Protagonista la capitana di Sea Watch Carola Rackete che si è presentata in Procura senza reggiseno. Quotidiani e social hanno commentato a lungo la scelta. A dimostrazione di quanto – nella società dello spettacolo – a contare in aula non sia solo il decoro. Soprattutto quando ci sono le donne di mezzo. L’ansia riguardo al dress code da processo è diffusa. Sul web ci sono post come Cinque regole d’oro per non farsi odiare dal proprio giudice dove si consiglia soprattutto nei mesi invernali, l’abbigliamento a cipolla poiché, all’interno dell’aula, la temperatura può essere alta.

I GIOIELLI
Il problema si pone anche con gli avvocati. In un forum femminile on line un’avvocata rivela che per lei è stata una sofferenza. Venivo da un dottorato di ricerca, ambiente capellone e idealista, vestivamo come ci pareva. Questa incertezza raggiunge il suo acme negli Stati Uniti, dove la giuria è popolare. E così, decine di forum hanno titoli tipo Come vestirsi in tribunale oppure Che cosa indossare davanti alla corte. Lo studio Minick Law ha pubblicato un manuale di etichetta da scaricare gratis. 
Banditi colore, gioielli e abiti alla moda. Cesare Placanica spiega che «negli Stati Uniti gli studi hanno avvocati specializzati nel casting dei giurati. Prima di essere ammessi, i candidati sono interrogati dalle parti. Se difendo un uomo di colore e un candidato ha fatto parte del Ku Klux Klan posso ricusarlo». 
Come vestire per non sembrare colpevoli è di importanza vitale. Per questo le persone normali guardano le celebrity. Nel 2002, per esempio, Winona Ryder si è presentata al processo per furto a Los Angeles in abito nero Marc Jacobs che ricordava la sobrietà dello stile Peter Pan. Il New York Times ha definito l’outfit conservatore ma molto chic. Cardi B, quest’anno, è apparsa in un tribunale del Queens è accusata di essere coinvolta in una rissa in un sobrio Christian Siriano bianco, Hermès Birkin e coda bassa. Ha anche postato il look su Instagram con la didascalia Court flow: tre milioni di cuori. Lo studio legale di Anna Delvey, stagista della rivista di moda Purple Magazine che, per un breve periodo, è riuscita a spacciarsi per un’ereditiera tedesca a New York, ha assunto Anastasia Walker – stylist di Courtney Love – per curare i look processuali. C’è un account Instagram – @Annadelveycourtlooks dedicato al suo stile che ha più di 8.000 follower. Lindsay Lohan, attrice americana, si presentò in tribunale più volte, anche con una sexy camicia bianca.

IL NARCISISMO
Può sembrare strano che qualcosa di frivolo come la moda possa avere conseguenze anche gravi su un caso. Ma nel giorno di San Valentino, assicuratevi di non andare in aula in una t-shirt con su stampato a letterone rosa: All you need is love, come ha fatto Amanda Knox nel 2009, nelle prime settimane del processo per l’omicidio di Meredith Kercher. Forse la t-shirt è la vostra coperta di Linus, ma sarà interpretata come odiosa, un segno del vostro narcisismo e mancanza di rispetto per il sistema giudiziario italiano. Nella stampa britannica, invece, sarà letta come il segno di una personalità psicopatica. 
Nella biografia del 2013 Waiting to be heard: A Memoir, Amanda Knox ricorda questa scelta come la più dannosa in quelle prime settimane.