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 2019  luglio 26 Venerdì calendario

Banche, in 10 anni 64 mila dipendenti in meno

Perdiamo posti nel ranking mondiale, ma i bilanci sono più puliti e più sostenibili. È questa la situazione delle banche italiane confrontate con il resto del mondo, secondo quanto risulta dall’aggiornamento annuale dell’indagine dell’ufficio studi di Mediobanca. Nel 2018 – si legge – ci sono stati «enormi progressi nella riduzione dei non performing loan». Per le due maggiori banche, Unicredit e Intesa Sp, i crediti deteriorati netti nel 2018 sono passati dal 5,2% al 3,6% dei crediti complessivi (1,5% la media europea). Nel suo complesso il sistema bancario italiano lo scorso ha ceduto 84,2 miliardi di Npl (in aumento rispetto ai 68,4 miliardi del 2017). 
La ristrutturazione degli istituti di credito ha riguardato anche il personale. In dieci anni i dipendenti delle banche italiane sono diminuiti di ben 64.000 unità, il 18,9% del totale. In Germania il trend è stato simile (-17,6%), in Francia molto più attenuato (-3,7%). Ma c’è anche chi ha tagliato molto di più: è il caso degli istituti di credito spagnoli e olandesi che hanno ridotto i dipendenti di ben il 37,8% e del 35,2%. Complessivamente nell’Unione europea ci sono state nel decennio 470.000 uscite (17% in media). 
Tra le big italiane, Unicredit ha quasi dimezzato i suoi dipendenti, passando dai 176.000 circa del 2008 ai 96.348 di fine 2018 (-45,3%). E altri diecimila esuberi, come è stato annunciato appena qualche giorno fa, sono in arrivo. Nei dieci anni, Intesa Sp ha diminuito i dipendenti del 15% (da 108mila a 92.117), Monte dei Paschi di quasi il 30% (9.738 dipendenti in meno). La riduzione dei dipendenti ha comportato anche meno sportelli, complice la spinta e la diffusione delle operazioni online. Nel decennio gli sportelli in Italia sono diminuiti del 27,7% in tutta Europa e del 25,5% in Italia (in termini assoluti 8.715 sportelli in meno). Anche in questo caso la Francia è stata la più cauta, tagliando solo il 7,5% dei suoi sportelli bancari. 
Nonostante i miglioramenti su costo del lavoro e crediti dubbi, le banche italiane arretrano nel ranking mondiale. 

LA CLASSIFICASono le banche cinesi a restare leader al mondo per dimensione: occupano i primi 4 posti su cinque, e la prima in assoluto è Icb of China con 3.517 miliardi di euro di attivi, seguita da Agricultural Bank of China, China Construction Bank e Bank of China, rispettivamente seconda, terza e quinta. La prima banca americana in classifica è Jp Morgan (quarto posto). Gli istituti Usa sono comunque primi per redditività. Nel 2018 i loro ricavi sono cresciuti del 4%. L’Europa prova a inseguirli con Bnp Paribas che nel 2018 ha raggiunto HSBC diventando la prima big europea (ottavo posto nella classifica mondiale). Le italiane invece arretrano. Per totale attivi, UniCredit e Intesa Sanpaolo perdono quattro posizioni ciascuna nel ranking mondiale e si piazzano, rispettivamente, alla 26esima e 29esima posizione. Per Unicredit hanno inciso le cessioni dell’ultimo anno. Per Intesa Sp, la diminuzione di alcune attività finanziarie e dei derivati attivi.
L’Italia entra però tra i top 5 per un altro aspetto: le riserve d’oro. Bankitalia, con 2.452 tonnellate, possiede la quarta riserva d’oro a livello mondiale. Prima della banca centrale italiana c’è l’Fmi, con 2.814 tonnellate, la Bundesbank, con 3.370 tonnellate e la Fed, con 8.133 tonnellate.