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 2019  luglio 25 Giovedì calendario

In Italia ci sono 60 mila persone scomparse

Mancano all’appello 59.044 persone. Minori, donne, anziani, uomini usciti di casa una mattina e mai più tornati. «Tanti quanti gli abitanti di una città di medie proporzioni, tipo Savona o Matera», dice il prefetto Giuliana Perrotta, una lunga carriera al vertice del palazzo prefettizio delle province di Enna, Lecce e Cagliari e, dal 18 marzo, Commissario straordinario del governo per le persone scomparse. Una realtà che esiste da 12 anni, fortemente voluta da tanti familiari alle prese con il dramma di un figlio, un padre, una moglie svanita nel nulla, congiunti dei quali da anni si spera in un segnale di vita. Misteri italiani: alcuni celebri e sviscerati in tv, la maggior parte invece ignota al grande pubblico, ma tutti accomunati dal dolore della perdita per chi resta e si fa mille domande. Spesso le famiglie degli scomparsi si sono sentite sole, senza un interlocutore al quale chiedere aiuto, altre piste da battere, nuove ipotesi per uscire dal pozzo nero dell’incertezza sulla sorte di un proprio caro. L’ufficio del commissario straordinario garantisce il coordinamento tra i vari soggetti attorno ai quali ruota il fenomeno dei cittadini scomparsi: le famiglie, le forze dell’ordine impegnate nelle ricerche, l’autorità giudiziaria, la galassia di associazioni coinvolte nella materia. Oggi alla Camera sarà illustrata la 21esima relazione del Commissario di governo per la gestione del fenomeno degli scomparsi. Prefetto, è vero che dal 1974 al 30 giugno 2019 le denunce di scomparsa nel nostro Paese sono state 236.656? «È vero. Il numero si riferisce alle denunce di scomparsa. Tra queste 90mila circa hanno riguardato donne. L’85% delle donne scomparse sono state ritrovate, ma di questi ritrovamenti, l’1,3% era costituito da corpi senza vita. In generale, rispetto alle 236.656 denunce, molte persone sono state ritrovate, però ci sono ancora da rintracciare 59.044 persone». Che non sono poche... «Di questo numero rilevante, il 75% è rappresentato da minorenni, la stragrande maggioranza dei quali stranieri. Di conseguenza, di tutte le persone da rintracciare, il 67% sono minori stranieri». Significa che in Italia gli scomparsi sono per lo più minorenni di altre nazionalità? «Il dato può stupire, ma è legato, ovviamente, al fenomeno migratorio e si riferisce al periodo 2015-17 e all’allontanamento dai centri di accoglienza. Spesso sono sedicenti minori perché privi di documenti. Com’è noto la legge prevede che non possono essere rimpatriati e ogni volta che si è verificato un allontanamento, la polizia ha provveduto a denunciare al tribunale dei minori. Però, nell’ultimo semestre, con la diminuzione dei flussi migratori, c’è stato anche un consistente calo delle denunce di scomparsa dei minori stranieri». E i minori italiani? «Abbiamo fatto vari focus al riguardo. Se è vero che la maggior parte degli allontanamenti si risolve in modo positivo con il ritorno a casa dei ragazzi, è anche vero che negli ultimi 5 anni abbiamo registrato dati che fanno riflettere: 350 casi in più dal 2014 al 2018. Ogni 25 maggio ricorre la giornata dei bambini scomparsi e quest’anno abbiamo potenziato le attività in accordo con altri ministeri. Inoltre c’è un’attività di verifica in corso per quanto riguarda le strutture che si occupano di minori italiani». Si riferisce all’inchiesta sugli affidi a Bibbiano? «Anche, sì. Abbiamo delle preoccupazioni in merito ad adolescenti e bambini affidati a strutture dalle quali poi decidono di scappare. Noi indaghiamo sulle cause dell’allontanamento perché c’è sempre una motivazione. In passato si diceva “allontanamento volontario”, in modo un po’ semplicistico, ora invece bisogna capire bene perché un minore lascia un istituto. Nell’ultimo semestre sono stati 419 gli allontanamenti di questo tipo». Avete fatto una mappatura a livello geografico? «Certo. Abbiamo realizzato un censimento dei corpi senza identità sparsi per l’Italia. Complessivamente al 30 giugno sono 919, la maggior parte si trova nel Lazio, poi in Lombardia, in Campania. Un registro con tutti i dati è sul nostro sito». Quali sono i dati aggiornati sulle donne? «Per quanto riguarda l’ultimo semestre le denunce complessive sono state 6.761 e di queste il 34% ha rigurdato femmine, cioè donne e bambine». E gli anziani scomparsi? «In questo semestre, delle 6.761 denunce sopracitate, il 6% riguarda gli over 65 e i motivi più frequenti, in tal caso, riguardano, purtroppo, problemi psicologici. Rientrano, cioè, i malati di Alzheimer e di altre patologie neurodegenerative». Prefetto Perrotta, non si smette mai di cercare una persona scomparsa? «Mai. E ci mancherebbe. Adesso, poi, con le nuove tecniche che la scienza ha messo a disposizione, si cerca di risolvere anche i cosiddetti cold case. Bisogna poter riconoscere bimbi rapiti anni fa, oggi adulti». Cosa bisogna fare se sparisce una persona cara? «Denunciare subito, meglio entro 24 ore che non 48. Certamente non aspettare una settimana. Prima partono le ricerche, meglio è».