Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  luglio 25 Giovedì calendario

Amarcord Tangenziale Est

Ci siamo. Un Post della sindaca Raggi («una iniziativa storica per la città») annuncia per il 5 agosto l’inizio dei lavori di parziale smantellamento della mitica tangenziale Est. Un fatto comunque epocale per la città, visto quello che la sopraelevata ha rappresentato e rappresenta nella vita di noi cittadini. A dire il vero, il progetto è targato Walter Veltroni, il quale nel 2000 aveva già intuito e annunciato il progetto per riqualificare l’area. Lungaggini burocratiche ne hanno ostacolato l’iter e solo oggi questa lunga avventura urbana trova il suo definitivo punto di partenza. L’arrivo previsto è calcolato in 450 giorni. Questa notizia epocale lascia un segno forte nell’anima di noi romani, abituati a vivere e convivere con la vecchia Tangenziale, croce e delizia della nostra vita quotidiana. Chi di noi, infatti, non ha mai provato quella sensazione di sgomento, incertezza, angoscia talvolta, quando in un pomeriggio qualunque, o al mattino, o alla sera, doveva affrontare uno spostamento in auto su quell’arteria indecifrabile. Quanto ci metterò? Troverò la fila? Ci saranno ingorghi? Domande senza risposta che ci hanno devastati per anni. Ogni partenza e ogni arrivo avevano il sapore di un viaggio in treno in India, dove i ritardi, le cancellazioni, gli ostacoli sui binari, sono all’ordine del giorno.
Quando si andava a trovare un amico a San Giovanni, o in senso inverso, la telefonata d’obbligo era: «Prendo la tangenziale, nun m’aspetta’». Di contro, e qui parliamo delle delizie, in certe situazioni inaspettate, la strada si rivelava sgombra, vuota, scorrevole, tanto che da Corso Francia a San Giovanni ci mettevi come per andare a piedi da piazza di Spagna a piazza del Popolo. Una passeggiata di salute. Tre minuti. E ti sentivi felice, cittadino di una metropoli pazzesca, efficiente, meravigliosa. Certo più croci che delizie. Soprattutto per gli abitanti affacciati su quella strada. 
Quante volte hanno protestato per il troppo rumore, per l’inquinamento. Quanti tentativi ci furono per chiuderla di notte, nei periodi estivi. Per chi ci abitava è stato un calvario durato decenni. Adesso quei residenti hanno festeggiato l’inizio della nuova era con striscioni che titolavano sarà il quartiere più bello di Roma. Si sognano piste ciclabili, verde a gogo’, aria pulita, roba da mandare in sollucchero la piccola Greta. Ma non hanno torto quei residenti. Dalle terrazze e le finestre delle loro abitazioni c’è una vista pazzesca. Si vedono i Castelli, i grattacieli della nuova Roma Blade Runner. Sotto passano a tutta birra i Frecciarossa e gli Italo. È una Roma del futuro con un fascino davvero particolare.
Certo, con l’abbattimento del manto stradale e dei piloni, se ne va una fetta di memoria storica romana. Mette malinconia ripensare a immagini iconiche legate a quel tratto di viabilità. Il povero Ragionier Fantozzi che si lanciava dal terrazzino affacciato sulla tangenziale per afferrare al volo un bus. Non salterà più. O Alberto Sordi borghese piccolo piccolo che annusava dal suo terrazzino l’aria dell’Est (tangenziale). Non annuserà più. O l’inseguimento di Roma Violenta, spaghetti action memorabile. Capitolo chiuso.
Forse l’espressione come un gatto in tangenziale nasce proprio da quell’immaginario della nostra Tangenziale Est. Luogo di misteri, di orrori, di leggende metropolitane. Forse noi romani siamo così scettici perché abbiamo convissuto con questo mistero urbano che non ci rivelava mai la sua natura vera. Forse siamo una città in ritardo perché quella Tangenziale nacque come simbolo del nuovo ma diventò immediatamente vecchia. 
Forse siamo una città davvero impossibile da risolvere perché, proprio di fronte allo smantellamento di una Tangenziale tragica adesso proviamo rammarico per la fine di quei tempi, i quali nel ricordo riemergono dolci, gradevoli, simpatici, al limite dell’incancellabile. Siamo terribilmente sentimentali noi romani. Chissà, forse in futuro, quando qualcuno risolverà il problema della monnezza, rimpiangeremo i cassonetti pieni con i cinghiali che andavano a grufolare tra i rifiuti. Siamo bizzarri noi romani. Comunque addio alla vecchia e cara Tangenziale, simbolo della nostra storia recente. Per davvero nostra croce e delizia. Un po’ ci mancherà.