Libero, 24 luglio 2019
Gozzano e l’amore per la poetessa scandalosa
Vi fa sorridere l’idea di scrivere lettere d’amore ai nostri giorni e allontanarvi dalla comunicazione digitale, sms e whatsapp, vi procura un senso di smarrimento? Niente di più sbagliato: toccherete l’apice del “condividere”, termine oggi abusati sui social. Per capire meglio, provate a scorrere un famoso epistolario fra un uomo e una donna, scritto tra il 1907 e il 1912, pubblicato per la prima volta da Garzanti nel 1951, e oggi ristampato dall’editore Quodlibet: Guido Gozzano-Amalia Guglielminetti, lettere d’amore (pag. 226, euro 15), a cura di Franco Contorbia. Lui, il poeta campione della decadente malinconia crepuscolare («le buone cose di pessimo gusto»), dandy seducente e infelice, lei poetessa della trasgressione, capace di un linguaggio scandaloso e di sentimenti profondi. Entrambi anche giornalisti. Una passione che sfida i canoni consueti, e proprio per questo diventa amore eterno. Anche Amalia è bella, anzi bellissima, scandalosamente disinibita e intelligente, scomoda per gli altri e anche per se stessa, quasi un Gabriele D’Annunzio in versione femminile, molti uomini la inseguono, si innamorano. Ma Amalia vuole scegliere soltanto una bottiglia di vino pregiato per appagare la sua sete. Le lettere vengono spedite da luoghi diversi, le loro case, i siti alla moda fra gli intellettuali, in Italia e anche nel mondo, persino dall’India, dove Gozzano era andato a cercare la guarigione dalla tisi che lo minava, e lo ucciderà a soli trentadue anni.
PRESO FINO AL MIDOLLO
Quando si incontrano, lui ha appena letto la raccolta di lei, Le vergini folli, che ha avuto grande successo. E le scriveva da San Francesco D’Albaro (Genova): «Lei non sa, egregia, che cosa significhi per me l’essere innamorato di una poesia? Significa questo: averne la presenza nel cervello, con una dolcezza quasi importuna, sentirne il pulsare, nelle cose più diverse e più bizzarre: nel mare, nel treno, nel ticchettio dell’orologio, nel soffiare del vento fra i palmizi, nel tintinnire delle posate… Proprio! E molti dei suoi sonetti mi perseguitano». Addirittura. Forse non lo sa ancora Gozzano, o forse sì, che non si è innamorato soltanto delle scrittura di Amalia, ma anche di lei, è preso sino al midollo. Ma continua a sfidarla (è un provocatore di natura, anche nella loro relazione) e un giorno le dirà che non ha mai amato nessuna donna al mondo, inclusa lei (bugia), perché non vale la pena di soffrire. Eppure le avrebbe poi scritto di essere sedotto dal suo fisico, dicendole «che aveva una bella bocca fresca e attirante come poche» e «occhi dolci che si fanno servili, quasi godendone».
LA TRAPPOLA FEMMINILE
Sì, Amalia godeva della propria resa nei confronti di lui, una sorta di femminea trappola per attirarlo nel reciproco piacere della vicinanza. Piace molto, a Guido, che adora il suo profilo, il suo modo di vestire e di camminare «con l’eleganza un po’ stracca e trasognata della nostra massima attrice…» (la Duse?). Le dice addio cento volte, facendola soffrire, e lei dubita, non capisce, gli annuncia visite e gli scrive: «Che avete Guido contro di me, perché mi fate rimpiangere quel poco che vi ho dato di me? Non dovevo venire con voi quel giorno per soffrirne dopo… Voi vi dite corazzato e insensibile ad ogni ferita. Io no, io soffro crudelmente di sentirvi tanto lontano… Io non voglio che tu mi sfugga (si alternano nelle lettere il lei, tu e il voi ndr) io non voglio che tu mi segua da lontano come un estraneo, che tu mi riveda quando forse i miei capelli non saranno più lucenti e la mia bocca fresca…». Incuriosisce molto Amalia, in particolare gli uomini, ma passa indifferente attraverso chiacchiere alle spalle e corteggiamenti, critiche e ammirazione «con un disdegno così naturale che mi insuperbiva di me stessa». Lui risponde, confinato in campagna nella natìa casa di famiglia, il mitico “Meleto” di Agliè Canadese, le scrive da seduttore (e lo era): «…E che nostalgia spaventosa ho delle signore ben vestite, ben calzate, ben pettinate… Che desiderio di stringere una bella toilette di taglio perfetto…». Ma le altre scompaiono se pensa a lei, ed ecco la gelosia che non vorrebbe ammettere: «Scrivetemi, scrivetemi e fatemi anche qualche confidenza: siete molto corteggiata? Fra i molti uomini corteggiatori qualch’uno è meno sciocco degli altri, e vi piace di più?». Nessuno le sarebbe mai piaciuto quanto lui. Sono 126 le lettere di questo carteggio: contengono la vita, discussioni letterarie, confessioni segrete, complicità e fraintendimenti intesi anche come tradimenti. Un grande romanzo d’amore epistolare, senza tempo.