ItaliaOggi, 24 luglio 2019
Diritto & Rovescio su Mannino
Ci sono voluti 25 anni (un quarto di secolo o una generazione e mezzo, per rendere meglio l’idea) di processi tomentanti, per stabilire che l’ex ministro siciliano (per qualcuno l’aggettivo è una colpa), Calogero Mannino, non ha tramato con i capi di Cosa Nostra e non avviò la presunta trattativa Stato-mafia per la quale sono stati condannati in primo grado mafiosi, ufficiali dei carabinieri e l’ex senatore Marcello Dell’Utri. Mannino era già stato assolto dal gup Marina Petruzzella nel 2015. Adesso, dopo la che procura era ricorsa in appello con la richiesta di nove anni di carcere, Mannino è stato prosciolto con formula piena: «Assolto per non avere commesso il fatto». Molto bene. Cioè, no. Resta un’esistenza maciullata. Un’onorabilità distrutta. Una famiglia annientata. Una carriera calpestata. Non per uno, due, tre anni. Ma per 25! Un accanimento terribile. Un procedimento tritasassi dove l’uomo corretto, la persona innocente, è stata maciullata. Non con un colpo in testa. Ma gradualmente e implacabilmente. Dipende da chi incrocia. Pazzesco. Meno male che poi si è trovato un giudice a Berlino.