ItaliaOggi, 24 luglio 2019
Periscopio
Non è che sono contrario al matrimonio, però mi pare che un uomo e una donna siano le persone meno adatte per sposarsi. Massimo Troisi.Novantatré anni Andrea Camilleri, 90 Luciano De Crescenzo. La cultura allunga la vita, spargete la voce fra gli asini. Sul Web.
Se tutti vanno dietro a una fake news non importa più che sia una fake news. Paolo Occhipinti.
L’intellettuale non vince il premio letterario e dichiara che tutti i premi sono una camorra. L’intellettuale vince il premio e ammette che le camorre hanno del buono (anche i poeti del dolce stil novo facevano parte di un una gang). Eugenio Montale. Corsera, 1951.
Giggino Di Maio si è messo a dare lezioni di democrazia sul ruolo del Parlamento, proprio quell’istituzione che il suo partito ha sempre mortificato, sostituendolo con la piattaforma Rousseau ed espellendo i parlamentari non allineati. Luigi Bisignani. Libero.
Non credo che si vada a elezioni. I gialloverdi vivono per le poltrone. Ci vuole dignità a lasciare un incarico. E la dignità è come il coraggio di don Abbondio: chi non ce l’ha, non può darsela. Il dramma è che il mondo corre veloce e l’Italia è ferma. Qui in America si discute di intelligenza artificiale, in Italia si parla del destino di Toninelli. E Toninelli con l’intelligenza, artificiale e non, non c’entra nulla. Matteo Renzi (Maria Teresa Meli). Corsera.
Francesco Saverio Borrelli fu decisivo nel cogliere nel 1992 la necessità di affiancare all’energia di Antonio Di Pietro due colleghi (Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo) dalle caratteristiche complementari, lo è poi via via nel far loro da scudo agli attacchi provenienti prima da Craxi e poi da Berlusconi. Anche per questo, quando apprende che Di Pietro – dimessosi a sorpresa il 6 dicembre 1994 dopo l’invito a comparire a Berlusconi del 21 novembre ma prima dell’interrogatorio il 13 dicembre – non solo aveva taciuto al pool di essere sotto scacco di Previti per un prestito dall’assicuratore Gorrini, ma aveva poi anche lasciato intendere ai vari politici che lo corteggiavano di essere stato quasi costretto dai colleghi a indagare Berlusconi, Borrelli gliene chiede conto. Prima in una burrascosa telefonata («non venire più in Procura perché ti faccio buttar giù dalle scale se non fai immediatamente il tuo dovere» di smentire), e in seguito nel 1996 testimoniando in Tribunale a Brescia sulla «defezione» di Di Pietro a dispetto dell’assicurazione ai colleghi «poi in aula ci vado io e quello lo sfascio». Luigi Ferrarella. Corsera.
Pochi mesi prima di morire Berlinguer mi portò con sé in Russia al funerale del leader sovietico Yuri Andropov. A Mosca constatai quanto prestigio internazionale Berlinguer avesse pur non essendo mai stato al governo. Ricordo perfettamente la scena di Giorgio Almirante che venne a rendere omaggio alla salma di Enrico Berlinguer: Almirante si staccò dalla sua scorta e si mise in fila con i militanti del Pci. Gian Carlo Pajetta gli andò incontro e lo prese sottobraccio. Parliamo di uomini che durante la Resistenza si erano sparati a vicenda. Allora c’era una forma di rispetto politico che oggi sembra non esserci più: l’idea era che anche se ci si combatteva si faceva parte della classe dirigente del Paese e si aveva una responsabilità nei confronti di tutti i cittadini. Massimo D’Alema (Vittorio Zincone). Sette.
I cinesi adoravano Pavarotti che, non so come, era riuscito a far caricare sul Jumbo alcuni frigoriferi pieni di vettovaglie italiane. Portò con sé perfino un cuoco genovese. E per tutta la tournée mangiammo cibi liguri ed emiliani cucinati da Zeffirino. Leone Magiera, maestro di Luciano Pavarotti (Antonio Gnoli). la Repubblica.
A 40 anni, Paoletta De Micheli convolò a nozze nel giugno del 2013, quando era semplice deputato, impalmando Giacomo Massari, uno come me. Eppure, mezzo mondo si mosse in direzione Piacenza. Dall’aeroporto militare di San Damiano, in lungo corteo arrivò il premier Letta con la first lady, Gianna Fragonara. La basilica di San Sisto blindata, accolse la sposa in abito bianco e coda, piangente per l’emozione. Letta in persona lesse la Lettera ai Corinzi. Tra gli invitati, col Gotha del Pd, un florilegio trasversale, dal leghista Giancarlo Giorgetti, al berlusconiano Fedele Confalonieri, che, parlando della sposa, esclamò estatico: «Ce ne vorrebbero di politici così». Giancarlo Perna. LaVerità.
«Com’era il seminario ai suoi tempi preconciliari?», domandai a don Livio Fonzaga di Radio Maria. «Entrai a 14 anni e per 9 non sono più tornato a casa dai miei. Era la regola allora». «Nemmeno un flirt adolescente?», mi impicciai. «Nulla», disse il don Livio, aggiungendo: «La famiglia non mi ha mai attirato. Sto con Dio e non mi manca niente». «Come si svaga?». «Passo il tempo con Gesù e Maria, pregando». «E come si sente?». «In gran forma e mai depresso». «Dove trascorrerà l’estate?». «A Medjugorje. Così, la notte potrò salire sulla montagna dell’Apparizione e pregare guardando le stelle». Don Livio Fanzaga, la voce di Radio Maria (Giancarlo Perna). LaVerità.
Ho appena girato un film in cui faccio la nonna. Avevo paura che mi volessero coi capelli bianchi. E invece no! Lo scopo è mostrare come un tempo in Tunisia convivessero musulmani, cristiani, ebrei. E noi italiani: ci chiamavano la piccola Sicilia. La mia famiglia veniva dall’Isola delle Femmine (laggiù si chiamano ancora tutti Cardinale) e i nostri vicini erano russi scappati dalla Rivoluzione, maltesi, greci. Sa che alla Goulette fanno ancora le processioni con la Madonna e partecipano anche gli islamici? Sono quelle, le mie origini. Quando ci vado, sto benissimo. Sono la figlia di tutti, non pago mai nulla. Claudia Cardinale. Francesco Battistini. Corsera.
Nella mia vita le donne hanno contato più per la loro assenza che per la presenza. Tranne Michela, che è la compagna con cui vivo ormai da anni, l’unica reale, le altre sono state immaginazione, scacco, sopravvalutazione. Frutto appunto di un erotismo di testa. Giampiero Mughini (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Il mio primo amore è scoppiato a scuola anche se non mi feci avanti. Quell’incrocio di occhi non l’ho mai dimenticato. Così il primo sguardo caduto su un cane, in mezzo a una cucciolata, lui è stato quello che ho portato con me. La prima casa che ho comperato ho capito subito che era il posto dove avrei voluto vivere. Il primo spettacolo di Gigi Proietti, che mi ha fatto capire che era quello che avrei voluto fare nella vita. Giorgio Panariello comico. (Renato Franco). Corsera.
La coscienza non ci conforta: ci giudica. Roberto Gervaso. Messaggero.