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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

La donna è solo un soprammobile

Il traffico a Londra, che già non è uno scherzo, è quasi bloccato nel quartiere di Kensington. La polizia impedisce di accedere a molte strade che conducono alla residenza della principessa Haya, sorellastra del re di Giordania e sposa dell’emiro del Dubai, Mohammed bin Rashid al Maktoum, che per rispetto (almeno noi) dell’eguaglianza di genere e anche per brevità, chiameremo da qui in avanti Mohammed. La principessa, che si è evidentemente resa conto di aver sposato persona non affidabile (trattasi ovviamente di tipico understatement britannico) lo ha abbandonato ed è scappata a rifugiarsi in una sontuosa villa sita, appunto in Kensington, portando con sé due figli piccini, 11 e 7 anni. Dal che si deduce che ci ha messo un po’ di tempo a rendersi conto delle peculiarità caratteriali del suo promiscuo sposo (pare sia la sesta moglie, non in ordine di tempo, in contemporanea), peraltro ben intuibili dai precedenti rapimenti di due sue figlie, Shamsa e Latifa, che avevano anche loro scelto la libertà e che Mohammed aveva fatto rapire e riportare a casa. In particolare che Mohammed fosse un tipo pericoloso poteva dedursi dal fatto che Shamsa non la si vede più da 19 anni e, secondo la sorella Latifa, è tenuta in uno stato di coma farmaceutico. In ogni modo, meglio tardi che mai; d’altra parte proprio i citati precedenti delle due figliastre probabilmente le hanno fatto dubitare a lungo dell’opportunità di squagliarsela. Dubbi condivisi dalla polizia inglese che infatti la protegge con forte dispiego di uomini e mezzi.Il 19 giugno 2019 Agnes Callamard, relatrice speciale dell’Onu, ha pubblicato il suo rapporto sull’omicidio sul giornalista Jamal Kashoggi, avvenuto il 2 ottobre 2018: entrato nel consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul, ne era uscito in tanti piccoli pezzi stipati in trolley portati chissà dove. Dice Callamard: «Fu un’esecuzione deliberata e premeditata» ed esistono «prove credibili» sul coinvolgimento del principe saudita Mohammad bin Salman al Sa’ud. Che ha offerto un sontuoso risarcimento dei danni ai parenti del giornalista assassinato; il che certo non è prova di cattiva coscienza ma autorizza un memore ricordo al sapiente pensiero di Andreotti.
In Iran, Arabia, manco a dirlo in Afghanistan e in tanti altri paesi musulmani l’adulterio della donna è punito con la lapidazione. E, d’altra parte, nel marzo di questo anno, Nasrin Sotoudeh, avvocato in Iran, è stata condannata a 38 anni di prigione (e 148 frustate) per aver difeso alcune donne che si erano rifiutate di portare il velo. L’accusa era «minaccia alla sicurezza nazionale».
Per finire (ovviamente di storie di questo genere ce ne sarebbero mille più mille), devo al mio amico Massimo Marnetto e alla sua newsletter quotidiana, la notizia che il re thailandese Rama X ha sposato nel maggio di quest’anno la sua quarta moglie. Del che nulla ci calerebbe, non fosse per lo sdegno che una persona civile prova guardando una delle fotografie delle nozze reali: Suthida Tidjai (la fortunata sposa) avanza strisciando fino ai piedi del marito che le pone una corona in testa. Strisciando.
Paesi che vai, usanze che trovi. Però io sono cresciuto eticamente dopo aver letto le Lettere morali a Lucilio di Seneca. E sono quindi convinto che «ogni concessione al male è una complicità nel male» Sicché sono coerentemente arrabbiatissimo contro le classi dirigenti di tutti i Paesi occidentali «civili» che si comportano come se questi ignobili comportamenti non esistessero.
La civile Inghilterra non espelle Mohammed, anzi sembra che HRM la regina lo apprezzi perché spiritoso, poeta e amante dei cavalli. Che sia un pericoloso criminale pare non avere rilievo, del tutto coerentemente con l’accettazione (British Arbitration Act e Alternative Dispute Resolution) di una giustizia parallela amministrata, nella sola Londra, da cento Tribunali Islamici secondo i quali Mohammed ha solo esercitato i diritti che gli competono quale marito e padre.
L’altro Mohammed, il Saudita, secondo l’Onu (e secondo la generale opinione di tutti i media occidentali) è un assassino. Il che non ha impedito a Juventus e Milan di andare a giocare la loro sfida di Supercoppa in Arabia Saudita. Ignoro se l’ambito trofeo sia stato consegnato alla squadra vincitrice dal Mohammed assassino o da altro dignitario di questo Paese dove le donne non possono sposarsi, aprire un conto bancario, viaggiare e farsi visitare da un medico senza l’autorizzazione di un maschio, padre, marito o tutor che sia.
Non fosse per Trump, l’intero mondo starebbe ancora facendo affari d’oro con l’Iran che tratta le donne nello stesso modo appena descritto e che mette in galera e frusta quelle che, essendo riuscite chissà come a diventare avvocato (immagino che gliene avranno fatte passare di tutti i colori), difendono dall’oppressione del potere altre donne, considerate un pericolo per la sicurezza nazionale se non si coprono la testa con il velo.
Quanto alla «sposa strisciante», non ho idea di quali e quanti affari si facciano nel mondo con la Thailandia. E devo dire che una donna che acconsenta a farsi trattare in questo modo (suppongo per denaro) non mi fa alcuna simpatia. Però con questo Rama X non ci prenderei nemmeno un caffè.
Il che ci porta al nocciolo della questione. Com’è che, invece, il mondo intero con gente come questa si frequenta, la ospita, si fa ospitare, il tutto con adeguati salamelecchi (vocabolo non a caso derivante dall’arabo)? Se proprio dobbiamo comprare il loro petrolio e vendere le nostre armi (per limitarmi agli affari gestiti dallo Stato, i venditori di Ferrari faranno i conti con la loro coscienza), non potremmo farlo con l’adeguato distacco che una persona civile è tenuto a manifestare nei confronti di un barbaro? Niente cene, feste, inviti all’opera. Una firma su un corposo documento preparato dai competenti uffici legali. Tanto questi a qualcuno il petrolio lo devono vendere; e da qualcuno le armi le devono comprare. Insomma, un po’ di rispetto per Seneca e per la nostra dignità.