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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

Tutte la gaffe di Boris Johnson

Ultima viene l’aringa, o anche “il pesce puzza dalla testa”, come ha risposto il commissario europeo all’alimentazione Vytenis Andriukaitis all’ennesima gaffe del neo-premier inglese Boris Johnson. Gaffeur di lungo corso, dai giornali a Downing Street passando per il municipio londinese e il ministero degli Esteri, Boris il Brexiter, a pochi metri dell’arrivo alla premiership Tories, ci ha tenuto a prendere a pesci in faccia l’Europa brandendone uno. “Ecco vedete, questa aringa secondo le leggi europee e i burocrati di Bruxelles deve essere incartata con questa borsa del ghiaccio. Cosa costosa, inquinante e inutile! Ecco cos’è l’Unione europea!”, ha urlato in una delle sue sceneggiate durante il dibattito per la leadership. Peccato che non di legge europea si tratti, ma di pura norma britannica, come hanno subito precisato “gli eurocrati” con Andriukaitis a ricordare il vecchio adagio sul pesce marcio. Ma questa è solo la punta dell’iceberg di una lunga carriera da pasticcione iniziata per Johnson con il licenziamento dal quotidiano Times nel 1987. Motivo? In un articolo sulla scoperta del Palazzo delle Rose di Eduardo II, Johnson inventò una citazione dello storico Colin Lucas sulle cavalcate del re nella tenuta insieme a Piers Gaveston, ucciso però 13 anni prima della costruzione del palazzo. Roba da principianti certo, rispetto alle sue cronache zeppe di fake news da Bruxelles per il Daily Telegraph. Ma è con le questioni geopolitiche che Boris de Pfeffel Johnson – nato a New York 55 anni fa – ha potuto dare sfogo alle sue innate doti istrioniche ereditate da un padre molto estroverso e da una madre artista, che lo hanno trasformato nell’uomo che fa ridere il mondo, di cui nessuno si fida, eppure ultima speranza dei conservatori inglesi.
Per ricordare tutte le performance del nuovo giullare alla corte della regina Elisabetta l’Independent ha inventato anche un quiz. Si parte dall’epoca in cui come ministro degli Esteri descriveva in maniera “colorita” i leader mondiali: Hillary Clinton? “Un’infermiera sadica in un ospedale psichiatrico”; Tayyip Erdogan? “Fa sesso con una capra”, stando a una poesia con cui Johnson nel 2016 vinse il premio “peggior insulto al premier turco”; per non parlare del “parzialmente kenyota” Barack Obama. “E si sa che buona parte dei kenyoti ce l’ha con l’impero britannico”. Tra le performance fisiche, si narra la sua discesa aggrappato a un filo di metallo a Victoria Park per i “suoi” giochi olimpici di Londra 2012. “Sta andando tutto benissimo – dichiarò agli astanti terrorizzati – è tutto ben organizzato”, assicurò chiedendo una scala ai collaboratori. Storica è rimasta anche l’amichevole di rugby a Tokyo nel 2015, quando riuscì a schiacciare, letteralmente, l’avversario: uno studente giapponese di 10 anni. Indimenticabile – restando agli happening – quello in cui da ministro degli Esteri in visita in Myanmar in un tempio buddista declamò il poema coloniale inglese The Road to Mandalay: “Le campane del tempio dicono / Torna indietro, soldato inglese”. Che fa il paio con quando con tanto di copricapo indiano si mise a discettare di esportazione di whisky scozzese durante una visita a un altro tempio, quello sikh: “Ogni volta che andiamo in India, dobbiamo portare Johnnie Walker in valigia, perché come saprete c’è un dazio del 150% sulle importazioni del whisky scozzese”. Un urlo si levò dal tempio: “È scandoloso, l’alcol è proibito dalla nostra religione”. A rischiare la crisi arrivarono nel 2017 poi le dichiarazioni contro Nazanin Zaghari-Ratcliffe, iraniano-britannica in carcere a Teheran come spia: “Stava solo dando lezioni di giornalismo”, teorizzò Mr Boris, tesi questa poi usata dall’accusa contro la donna. Donne viste dal neo-premier in modo sui generis: da quelle malesi che “frequentano l’università per trovare marito”, come suggerì al ministro venuto dal Mali a un forum nel 2013, alle musulmane che “con il burqa sembrano delle cassette della posta”, al genere femminile tutto “più incline a piangere degli uomini”, fino a quelle che “avranno il seno più grande” se i mariti votano Tory. A proposito di mogli, Boris – riservato almeno sul fronte familiare – ha fatto parlare di sé per una lite casalinga che ha allarmato i vicini. Le premesse per un grande show ci sono tutte.