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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

Il maestro dell’eco-acustica

Ci sono insetti nel Borneo che sembrano violini. Rane in Amazzonia che potrebbero essere scambiate per tromboni con la sordina. Mammiferi in Africa che vocalizzano come temporali. «Ma per me il suono più bello del mondo è quello dell’intero ecosistema, che sta in equilibrio per miracolo in un’armoniosa polifonia».
Crederci, se lo dice David Monacchi, compositore nato a Urbino, 49 anni, vita avventurosissima: solo nella foresta inviolata per salvare suoni primitivi. Il suo «Fragments of Extiction» (Frammenti di Estinzione), raccontato nel libro «L’arca dei suoni originari» (Mondadori), è un progetto multidisciplinare di divulgazione scientifica e artistica basato su registrazioni 3D ad alta definizione. Lo scopo è renderci più consapevoli della crisi della biodiversità, che procede al ritmo di quattro specie estinte ogni ora.
«L’idea si è affacciata nel 1998, quando ho sentito nominare la sesta estinzione di massa. Mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto se avessi fotografato il paesaggio sonoro di una foresta primaria, mai toccata dall’uomo. Nel 2002, dopo aver messo a punto la tecnologia, parto per l’Amazzonia. Ho cominciato da solo - racconta -. Accendo i microfoni nella foresta e ho subito la sensazione che tutte le ipotesi di essere di fronte allo straordinario equilibrio sonoro creato dall’evoluzione di milioni di anni erano vere. Sono 18 anni che vado avanti».
Missione che rientra nel campo dell’eco-acustica, nuova branca delle scienze biologiche che studia gli aspetti ecologici degli habitat sonori naturali e traccia i loro cambiamenti. Monacchi aggiunge un tassello in più, non fermandosi alla raccolta e analisi dei dati, ma inventandosi un modo unico per la fruizione immersiva pubblica di questi suoni, che vengono registrati in modo tridimensionale, con 38 tracce contemporanee. La registrazione è continua, cioè copre l’intero spazio di 24 ore.
Per conservare la dimensione spaziale del suono nasce nel 2008 il progetto del Teatro Eco-acustico, che diventa nel 2013 un brevetto. Prende forma al Conservatorio Rossini di Pesaro come «Space», laboratorio per il paesaggio sonoro 3D, stabile o trasportabile. Nel 2016 viene aperto un altro teatro, fisso, per 200 persone, al museo Naturama a Svendborg, Danimarca. E con la collaborazione della Regione Marche, a Pesaro, città creativa Unesco per la musica, viene presentato il primo modello mobile di Sonosfera, che porterà i «Fragments of Extiction» nelle principali città italiane ed europee.
Tante le spedizioni di Monacchi: Congo, Borneo, Malesia e ancora Amazzonia, dove nello Yasuni è stato filmato anche il documentario premiatissimo «Dusk Chorus» («dusk» è il passaggio dal giorno alla notte, quando uccelli e mammiferi lasciano spazio a insetti e anfibi), eletto «Best European Science Film 2018». «Abbiamo puntato la ricerca nelle foreste senza disturbi antropici e sulla linea dell’equatore, dove c’è assenza di stagioni e giorno e notte durano 12 ore. Qui i ritmi circadiani delle specie sono precisi. Il prossimo viaggio, invece, sarà nella Papua occidentale, in un’area difficile da raggiungere. Lì c’è la più grande biodiversità al mondo, pari solo a quella della barriera corallina».
Per preparare una spedizione ci vogliono mesi o anni, la parte di ricerca in laboratorio è importante quanto il tempo sul campo di registrazione, che è strutturato con alcune amache e un tendaggio per riparare la strumentazione dalle piogge. «Nell’ultimo viaggio in Amazzonia ho collaborato con la tribù Wuaorani, che due generazioni fa faceva parte di gruppi tribali mai contattati. Grazie a loro si riesce a penetrare in aree mai toccate».
In Congo - dice Monacchi - ho lavorato con una guida pigmea: durante una registrazione lui si rende conto che c’è una famiglia di elefanti con un maschio dominante che sta vocalizzando frequenze infrasoniche. Mi fa un cenno di prendere tutto e scappare, perché le famiglie di elefanti appena vedono una torcia elettrica caricano. I bracconieri li cacciano di notte e hanno imparato che la luce significa pericolo. Erano a 100 metri da noi: è stata un’esperienza d’incontro con il primitivo molto forte».