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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

Ricordi estivi dello Stato Sociale

Era l’estate del 2013 e venivamo da un anno in cui avevamo fatto una marea di date, eravamo sempre in giro. Ecco, di quel periodo abbiamo tutti l’immagine di Checco (Francesco Draicchio) che la sera, quando avevamo finito di cantare, suonava da solo con l’ukulele, “Summer on a solitary beach” di Battiato... è un bel ricordo, ci è rimasto impresso... a ripensarci lo rivediamo ancora». 
Se una canzone ha il potere di far viaggiare nel tempo, lo Stato Sociale, attraverso le parole di Alberto – Bebo – Guidetti e Lodo Guenzi, sceglie quella del cantautore siciliano che era diventata il personale tormentone di un altro musicista del gruppo, e torna con la mente all’estate di qualche anno fa.
«Suonavamo nelle piazze: c’era molta allegria, ogni sera finivamo col ballare con gente presa a caso dal pubblico, erano sensazioni belle». E dire che Guenzi, l’estate non l’ha amata mai: «Esiste uno studio che conferma che chi è nato in estate, come me, poi non la ama. Ricordo quelle che passavo in Romagna, da bambino, come le esperienze peggiori della mia vita: odiavo il caldo, la sabbia nel costume, la gente che “ciacola”, la crema solare, il sale addosso, tutto. Per me il tormentone è il sottofondo della colonna sonora di Top Gun: era la base di tutti gli annunci fatti ai bagni con il megafono, tra cui quello di un bambino che si era perso, ancora l’ho in mente: si chiamava Matteo e aveva un costume verde fantasia».
Ogni cosa è diventata più accettabile quando quei tre mesi, al posto di passarli sotto gli ombrelloni, ha iniziato a trascorrerli sui palchi. «Tra il 2012 e il 2013 abbiamo avuto il sentore che qualcosa stesse cambiando nella scena indipendente. In un anno abbiamo fatto duecento date, era una totale rivoluzione. Per noi i concerti erano un luogo di completa libertà... anche dalla crema solare: la sera non la devi mettere. Era tutto perfetto: passavamo da una festa all’altra, compresa una Sagra dell’Anguria a Fara Vicentino che ricordiamo particolarmente divertente».
Perché? «Diciamo che in quel periodo lo Stato Sociale aveva instaurato un rapporto fraterno con l’alcol...». Con la conseguenza di qualche imprevisto: «Dovevamo cantare alla festa dell’Unità di Crema, solo che quella sera c’era stato un grosso temporale, c’era fango dappertutto, acqua ovunque... eravamo convinti che non sarebbe venuto nessuno. Ne eravamo certi».
E quindi? «Abbiamo iniziato a mangiare e, soprattutto, bere prima del concerto». Una volta sul palco, la sorpresa: «Ecco, lì ci siamo resi conto che la gente c’era, e tanta, ma è la nostra unica memoria da lì in poi. Abbiamo solo pensato: ora sono cavoli nostri, poi, per tutti, nella mente c’è il vuoto, più nulla. Chi era lì ha descritto il concerto come il peggiore a cui fosse mai stato». 
Per fortuna poi, anche quella sera, c’erano stati Checco, Battiato e l’ukulele. «Quella immagine e quella canzone non la dimenticheremo mai». «Ma – conclude Lodo – c’è un’altra cosa che non dimenticherò mai e che ancora mi chiedo: come sarà mai stato fatto il costume verde fantasia di Matteo?».