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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

La Capria e l’addio alla Occhini

«Siamo stati innamorati fino all’ultimo come due ragazzi alle prime armi. Ilaria... Eh, Ilaria è una perdita incalcolabile, era non solo una donna bellissima, intelligente, una moglie fascinosa, ma anche una presenza intellettuale essenziale per me. Ed era amorosa con me».
Raffaele La Capria, ma per tutti gli amici è da sempre Duddù, affronta il rito dell’addio all’amatissima Ilaria Occhini conosciuta nell’estate 1961, quando la vide uscire a Napoli da una macchina dove c’erano lei, Franca Valeri, Vittorio Caprioli, Nora Ricci e lui rimase abbagliato. Sono le 14, camera ardente al Teatro Argentina: uno schermo con le immagini di una irripetibile vita familiare e di teatro, cinema, tv. Ecco Emma Bonino, Mario Martone, Gabriele Lavia. Poi la figlia Alexandra lo affida a due amici cari, lo scrittore Emanuele Trevi e l’agente letterario Enzo D’Elia, perché lo portino a mangiare qualcosa in un ristorante lì vicino dove lo trattano come a casa: pochi sedanini al pomodoro fresco, frutta, acqua. 
Duddù a ottobre avrà 97 anni e non sai se è forte come una roccia o fragile come un cristallo. Però parla volentieri di lei: «Capita che tra due persone ci siano profonde coincidenze che, quando affiorano, legano fortemente. Il nostro, infatti, è stato subito un forte attaccamento... parola che descrive bene ciò che voglio dire. Parlo di un sentimento autentico, intenso. Come dire? Ma sì, un vero amore».
Duddù sorride, è pallidissimo. Descrive così quasi sessant’anni di presenza l’uno per l’altra: «Le chiedevo spesso consigli sul mio lavoro, come avviene tra persone che si amano davvero, che si fidano. Ilaria, in materia letteraria, era bravissima per istinto, eredità, tradizione familiare». Il sottointeso è noto, Ilaria era figlia e nipote di scrittori, Barna Occhini e Giovanni Papini. Altro cemento tra loro. Come cominciò, Duddù? «Ricordo che fu un moto spontaneo e reciproco di simpatia subito diventata amorosa». 
Fu immediatamente una coppia perché (lui ne parla spesso al presente) «Ilaria non è tipo da prendere e poi lasciare. Fatto sta... che lei mi voleva molto bene e io molto bene a lei. Voler bene è faccenda assai più complessa di una passione, più difficile perché ha mille ramificazioni... Non capita spesso di incontrare una persona come Ilaria. Dico “persona” e non solo donna, intendo una realtà umana che va al di là della semplice identificazione in un sesso o in un altro. Poi è arrivata Alexandra che ha solidificato tutto».
A tavola lo fanno sorridere. Ti piaceva a teatro, in tv, al cinema? «Mi piacque molto nel Puccini televisivo, andavo a tutte le prime teatrali ma... spesso... beh, mi annoiavo, ma andavo volentieri». Lei era bellissima, sei stato geloso? «Certo, sempre geloso, l’amore si nutre di gelosia e credo che a lei piacesse anche... Ma Ilaria è stata fedele, non ha mai avuto grilli per la testa... Lei è anche una donna severa». E torna il sorriso quando ricorda la comune passione per il riso dell’«Harry’s Bar» a Venezia o per le zucchine sottili fritte a «La Bersagliera» a Napoli.
Nel pomeriggio la messa d’addio alla Chiesa degli Artisti in piazza del Popolo. C’è quella Roma trasversale tra letteratura, arte, televisione, aristocrazia, teatro dove si conoscono e frequentano un po’ tutti. In ordine sparso Dacia Maraini, Renzo Arbore, Maria Camilla Pallavicini, Giosetta Fioroni, Guido Torlonia, Piero Maccarinelli, Massimo Ranieri, Anna Maria Guarnieri, Roberto Herlitzka, Italo Moscati, Paolo Repetti, Veronica Pivetti, Giorgio Montefoschi, Edoardo Albinati, Alfonso Berardinelli. 
Tutti guardano Duddù accanto a Alexandra. È stanco. Improvvisamente sembra piccolissimo.