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 2019  luglio 24 Mercoledì calendario

Parla il padre di Boris Johnson

«Buongiooorno!». Quando entra nel ristorante, a Covent Garden, sembra la copia di Boris Johnson tra una trentina d’anni. Un ritratto dell’artista da vecchio. Stessa zazzera, stessi occhi celesti, stessa autostima, stessa camminata, stessa pronuncia di "fantaaastic", stessa passione per i classici, c’è chi dice stessa passione per le donne. Stanley Johnson, 78 anni e padre di Boris, è il capostipite di una "dinastia" unica: dei quattro figli dal primo matrimonio con l’artista Charlotte Fawcett, Boris è da oggi premier, Jo è deputato conservatore, Rachel è giornalista candidata alle europee e poi c’è Leo che fa il presentatore. Stanley Johnson è stato uno dei primi deputati europei britannici, suo nonno era ministro ottomano, e poi lavori alla Banca Mondiale, alla Fao, poeta, scrittore di una decina di libri e romanzi, ha appena partecipato a un reality show. È inarrestabile, altra somiglianza con Boris. Ma, quando si parla della sua famiglia, diventa ultra-protettivo. «Non posso parlare dei miei figli, se no si arrabbiano con me!», sbraita mentre gusta i calamari. «Parliamo dell’Italia!».
Beh, la prima moglie di Boris è mezza italiana.
«Ma certo, Allegra Mostyn-Owen, che brava ragazza, molto simpatica. Sa chi è sua madre, sì?».
Certo, Gaia Servadio.
«Una donna di gran carattere. Ma sa che un tempo avevo una casa in Maremma?».
Dove?
«Campagnatico, Grosseto. Ma poi l’ho venduta, perché era troppo lontana dal mare, e ne ho comprato una in Grecia, sul Mar Egeo. Essendo un classicista, Italia e Grecia sono le mie madrepatrie. A Roma ho vissuto in via Capo d’Africa quando lavoravo alla Fao. Ma già a 17 anni, ed era il 1957, vi trascorsi un mese a casa di mia zia, in piazza Mazzini. Un sogno».
Anche Boris ha studiato i classici, a Oxford.
«La mia famiglia ha avuto un’istruzione tipica inglese. Poi se uno è intelligente, studia classici. Se sei molto intelligente, fai matematica».
Lei è stato poeta da giovane.
«Il mio preferito è l’Ulisse di Alfred Tennyson. Meraviglioso, perché sono i consigli di un padre a suo figlio, Telemaco…"».
Un po’ come lei con Boris, no?
«Mi emoziono molto quando lo rileggo. Ma Boris ha tante altre qualità: è un gran giornalista e poi dipinge molto bene. Dovesse andar male, troverà sempre una strada…».
A Bruxelles però Boris non ha lasciato un buon ricordo da giornalista.
«Ma a Bruxelles era tutto così noioso, e così Boris ha detto "divertiamoci un po’ ". Molte persone non capiscono mio figlio e lo attaccano senza motivo».
Boris è un Brexiter, lei è un convinto europeista.
«Assolutamente. Sono stato eletto al Parlamento europeo nel 1973, che onore! Una delle persone che ha influenzato di più la mia vita è stato Altiero Spinelli, padre fondatore dell’Europa, e poi Ventotene… fondammo il Crocodile Club e lì prese forma l’Europa di oggi».
Ma suo figlio vuole completare la Brexit.
«Il popolo britannico ha votato e bisogna rispettarlo. Io sono democratico fino alla fine».
Ma da europeista non è un po’ triste?
«Certo che sono triste! L’Unione Europea non ha fatto nulla di sbagliato e su alcuni temi, come l’ambiente cui tengo moltissimo, è straordinaria. Ma i britannici hanno deciso di riprendersi una certa indipendenza e va bene così. Sarà cruciale mantenere quanto più possibile i legami con l’Ue: schiacciarci sull’America di Trump può essere molto pericoloso».
Boris come sta vivendo questo momento?
«Lo vedo molto rilassato. È una grande sfida ma lui è cresciuto in una fattoria quindi è abituato… Boris è convinto di uscire dall’Ue il 31 ottobre, anche senza accordo, e condivido il suo ottimismo: ci siamo risollevati negli anni Quaranta, che cosa sono due punti di Pil in meno al confronto?».
È orgoglioso di suo figlio?
«Chi non lo sarebbe? Ma è un momento agrodolce per me. Sarei più felice se fossi padre del leader di un Regno Unito ancora in Ue. A meno che Boris non dica "Scusate, la Brexit non siamo riusciti a realizzarla, ora rimaniamo in Europa!". Chi lo sa…"».