Avvenire, 23 luglio 2019
Camon su Camilleri
"Andrea Camilleri non era un grande scrittore ma uno scrittore di grande successo. Son due cose diverse. Perfino contrapposte. Il grande scrittore guida, forma, educa, insegna, è un maestro, e come tutti i maestri è guardato con rispetto, stimato, temuto, obbedito, a volte attaccato e odiato. Camilleri è amato da tutti, non odiato da nessuno, ammirato prima ancora di esser letto, complimentato ad ogni nuovo libro da chi non l’ha ancora comprato, di Camilleri si parla bene a prescindere. Comprare ed elogiare un nuovo libro di Camilleri, come guardare una nuova puntata del suo Montalbano, è il segno di appartenenza a una classe perbene, moderata, di buon gusto, che tifa per l’ordine, ha bisogno di essere confermata e da lui si sente confermata, ha bisogno di non sentirsi in crisi e con lui non si sente in crisi. Montalbano entra nei milioni di lettori e spettatori come un bicchiere d’acqua fresca, li fa star meglio e non importa se quel che leggono e che vedono è il Sud dove il crimine e l’omicidio scoppiano quando meno te li aspetti. Tu, lettore-spettatore, alla fine di un’opera o una puntata di Camilleri amerai il Sud come prima, più di prima, per il suo mare, le sue ville, le sue spiagge, la sua gente, le sue donne, il suo pesce, il suo dialetto. Camilleri diceva che Sciascia “gli dava la carica”, con il che vorrebbe far intendere che si sentiva agitato dalla stessa forza che agita i personaggi e le storie di Sciascia. Ma non è vero. Sciascia obbedisce a una spinta denunciatoria e accusatoria che Camilleri non sentiva. Ed è questo che spiega la grandezza di Sciascia da una parte, e il successo di Camilleri dall’altra. Sciascia è una spina nel fianco della Sicilia, Camilleri è una rosa fra le sue mani. Chiaro che i libri-spine girano in decine di migliaia di copie, i libri-rose in centinaia di migliaia. Sciascia interessò subito, di un interesse attento, allarmato, sofferente. Camilleri interessò tardi, aveva quasi settant’anni, di un interesse impetuoso, incondizionato, entusiasta. Scrivo queste cose con tranquillità su un giornale, non le direi con tranquillità a una conferenza. Montalbano è un robot. Animò 37 volumetti tutti della stessa ampiezza, divisi in capitoli della stessa lunghezza. Il personaggio non ha squassato la mente dell’autore, dilatandola. E non squassa la mente del lettore-spettatore, ampliandola. Lascia le cose come sono. È ciò che Sciascia non voleva, ciò che Camilleri vuole."