23 luglio 2019
SALVINI IN TRAPPOLA – IGOR PELLICCIARI: "PUÒ ESSERCI UN FASTIDIO RUSSO, CONTE HA AMMORBIDITO LA POSIZIONE ITALIANA ANTI-SANZIONI. RENZI AVEVA FATTO OBIEZIONI MAGGIORI - NON SI PUÒ NEMMENO ESCLUDERE CHE POSSA ESSERE STATA UN’AZIONE CONCORDATA TRA MOSCA E WASHINGTON - ESCLUDO CHE FRANCIA E GERMANIA ABBIANO POTUTO DECIDERE DI FARLO A MOSCA: UNO SGARBO TROPPO GROSSO ALLA RUSSIA, COSA CHE LI AVREBBE ESPOSTI A UNA "RETALIATION" -
UNA TRAPPOLA ORCHESTRATA AD ARTE. COME NEL CASO DEL VICE-CANCELLIERE STRACHE” 2. ILLUMINANTE LETTERA DI IGOR PELLICCIARI (UNIVERSITÀ DI URBINO E DELLA STATALE DI MOSCA, RELAZIONI INTERNAZIONALI) SUL CASO SALVINI: “PARODIA DI UNO SPY MOVIE DI SERIE B" https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ldquo-trappola-orchestrata-ad-arte-come-avvenuto-caso-209227.htm
«LEGA IN DIFFICOLTÀ PER COLPA DI QUALCHE SPROVVEDUTO» Daniele Capezzone per “la Verità”
Igor Pellicciari insegna alla Mgimo di Mosca (l' università statale per le relazioni internazionali), all' università di Urbino e alla Luiss.
Professore, lei ha parlato di un «trappolone». Davvero qualcuno può pensare che a Mosca un' immensa fornitura di petrolio potesse essere trattata in una hall d' albergo, tra persone non titolate? «Chiunque conosca la Russia sa che la zona del centro e quegli alberghi sono ipercontrollati. E la sorveglianza è stata potenziata con i Mondiali di calcio. Se - per dire - mi fossi trovato in mezzo a una simile corte dei miracoli, ma ne sarei andato subito».
Il povero Savoini andrebbe «assolto per non aver compreso il fatto», per dirla con una battuta. «Parlo da analista, con distacco. Ciò che mi porta a parlare di "trappolone" non è tanto l' oggetto del colloquio, ma le modalità. Storicamente la Russia ha incanalato gli aiuti di Stato vendendo energia a prezzi convenienti, oppure comprando materie prime altrui (tipo lo zucchero cubano) a prezzo maggiorato. Ma queste cose le fanno i soggetti titolati e nelle sedi proprie».
In un intervento su Dagospia, lei ha parlato di uno «spy movie di serie b». «In Russia, c' è un verticismo istituzionale gerarchizzato: si sa chi sta sopra, chi sta sotto, chi ha titolo per decidere. Per questo, mi sento sicuro di escludere che sia stata una trattativa reale, che non potrebbe mai avvenire così».
Veniamo a chi può aver orchestrato il «trappolone». La sua prima ipotesi è che siano stati gli Usa, per far capire che non si può stare a giorni alterni con Mosca o con Washington. «Non mi riferisco a Trump o ai vertici istituzionali. Ma a settori del deep State, non necessariamente trumpiani, che possono essere spiazzati (era già successo ai tempi di Berlusconi) da alcuni eccessi italiani, da accelerazioni non concordate...».
Però pochi giorni prima Salvini aveva incontrato il segretario di Stato Pompeo, già capo della Cia, che probabilmente già sapeva... Eppure l' incontro con Salvini aveva un connotato positivo di legittimazione. «Ma infatti. Se questa ipotesi fosse quella giusta, la cosa non sarebbe avvenuta per "distruggere", ma per "indirizzare". Siamo in una fase di enorme complessità (pensi ai dossier Venezuela o Ucraina): forse il versante italiano non ha nemmeno percepito il livello di rischio nel mettersi in mezzo».
Seconda ipotesi. Potrebbero essere stati i russi, irritati dal disimpegno italiano contro le sanzioni a Mosca. «Può esserci un fastidio russo. Conte nel Consiglio Ue, per ingraziarsi la Merkel, ha fortemente ammorbidito la posizione italiana anti sanzioni. Perfino Renzi aveva fatto obiezioni maggiori. E poi».
E poi? «Non si può nemmeno escludere che possa essere stata un' azione in qualche modo concordata tra Mosca e Washington. Noi tendiamo a schematizzare molto. Ma ci sono settori in cui la cooperazione tra loro è forte. Pensi ad esempio allo spazio».
Lei ha anche avanzato una terza ipotesi. Un regolamento di conti nell' entourage leghista. «Qui l' analista fa un passo indietro. Ma in teoria può esserci una competizione per stabilire chi sia il "rappresentante" di Salvini a Mosca (non necessariamente residente lì). In quel caso, l' obiettivo dell' azione era Savoini».
Avanzo una quarta ipotesi. È pacifico (penso alla Francia) che vi siano paesi terrorizzati dall' avanzata sovranista in Ue. Non è ipotizzabile che una serie di agenti provocatori siano in giro per mettere bucce di banana? «Non lo escluderei, se fosse avvenuto altrove. Ma escludo che attori europei, con le spalle non abbastanza larghe, abbiano potuto decidere di farlo a Mosca: uno sgarbo troppo grosso alla Russia, cosa che li avrebbe esposti a una "retaliation"».
Che dire dei partecipanti? Non occorre aver letto Greene, Maugham o Le Carré per capire che occorre tenere un profilo basso. Qualcuno, tra selfie e foto, sembrava il noto presenzialista che sbucava nelle inquadrature dei tg... «Non do giudizi. Ma il narcisismo provinciale di chi si rende troppo visibile, di chi nelle foto alza il calice per farsi notare... Non mi faccia fare paragoni - valutazioni storiche a parte - con i Pajetta, i Togliatti, i Cossutta, che parlavano il russo».
Sia più chiaro. «Da parte di Mosca c' è un interesse geopolitico, e le delegazioni sono selezionate con cura. A volte si ha invece la sensazione di presenze italiane che cercano il golden gol individuale».