ItaliaOggi, 23 luglio 2019
Periscopio
Lei è un cretino, si informi. Totò.Io alla Juve? Voglio chiedere ai miei avvocati se ci sono gli estremi per una querela. Maurizio Sarri nel 2017.
«Chi è sta cicciona?». «Ma è mia mamma». «Perbacco, che bella donna!». Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant in Il sorpasso.
Che Salvini inanellasse tanti errori in così pochi giorni era impensabile. C’è da credere che il successo troppo rapido e uno staff non all’altezza siano tra le cause di questo momentaneo k.o. Luigi Bisignani. Libero.
Negli ultimi anni non c’è stato un atto importante di politica estera condiviso da tutti gli europei: non l’Iraq, non la guerra di Libia, né i bombardamenti in Siria. Romano Prodi (Luciano Nigro). la Repubblica.
Tre anni e mezzo sono passati da quando il Movimento 5 stelle lanciava Virginia Raggi alla conquista della capitale. La candidata sindaca si presentò così: «Siamo persone normali con il pallino dell’onestà. Cambieremo Roma con l’onestà e la competenza». Tre anni dopo, il dubbio che sia avvenuto il contrario è sempre più forte. Sergio Rizzo. la Repubblica.
Nel 1987, Enzo Tortora, il conduttore di Portobello, riabilitato, ritornò in tv (esordendo con un «Dove eravamo rimasti?»). Un anno dopo morì di cancro. Non aveva ancora compiuto sessant’anni. Raffaele Della Valle, avvocato difensore di Enzo Tortora (Marisa Fumagalli). Corsera.
Hai ragione. Sono spento. L’Italia mi sta ammazzando. Si parla del progresso come di una cosa negativa, non si fa nulla per uscire dalla povertà, la chiusura mentale ora si chiama «identità culturale» e chiunque sia competente in qualcosa viene messo a tacere. A furia di prendere mazzate su quello che si può e non si può dire, mi hanno ucciso spiritualmente. Confidenze di un amico di Costantino della Gherardesca. Il Foglio.
Dissi a Margherita Boniver. «Sei stata in Bosnia, in Iran, ovunque, purché si spari», dissi. «Detesto riunioni e negoziati interminabili. Preferisco la linea di fuoco». «Più coraggiosa di tanti uomini», osservai. «Sono fatalista. Se c’è scritto nel gran libro che è la tua ora, basta uscire di casa per finire sotto un tram. In compenso, ho paura del buio». «Ma non dell’impopolarità», replicai. «Quando tutti davano addosso a Craxi in esilio, tu non hai avuto esitazioni». «Nei suoi sei anni di Hammamet, andavo a trovarlo ogni due mesi. La sua toccante impotenza fu un’esperienza amarissima». Giancarlo Perna. LaVerità.
Cerchiamo di parlarci e, se occorre, di litigare, come se fossimo adulti e come se vivessimo tutti nello stesso Paese. La sua lettera mi sembra arrivata da una tribù rivale. E le tribù sono state abolite già ai tempi dell’Impero Romano. Michele Serra. il venerdì di Repubblica.
La Ares ha pubblicato un’antologia della poesia religiosa in cui Turoldo non c’è. Va bene che in ogni orchestra ci dev’essere un trombone, ma lui è eccessivo. Voglio dire: non si deve parlare di autore o opera cattolica, ma piuttosto chiedersi se quell’autore o quell’opera ha conseguito dei risultati dal punto di vista letterario. Quello che conta è il testo, non l’intenzione. Le etichette, i generi, le correnti: il «romanzesco», la «neoavanguardia»... sono cose che servono ai professori, a me interessano le individualità. Altro che «vecchi maestri» o «giovani promesse». Cesare Cavalleri, editore di Ares (Luigi Mascheroni). Il Giornale.
Lo storico David Irving sostiene che le camere a gas sono un’invenzione. I suoi sono deliri di un negazionista pluricondannato. Ho trovato i progetti della Topf und Söhne di Erfurt, l’azienda che costruì gli impianti di ventilazione per aerare le camere a gas dopo ogni strage. Con i disegni degli ingegneri Kurt Prüfer e Karl Schultze, le planimetrie, le foto. Tutto. Marcello Pezzetti, direttore del nascente Museo della Shoah di Roma (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Mi sono accorta che la mia storia era parte di una storia più grande, quando una notte ho cominciato a pensare che c’era un momento nella vita dei miei familiari armeni che mi interpellava. Era il desiderio e l’urgenza di raccontare quanto mio nonno mi aveva trasmesso, privilegiandomi tra i suoi numerosi nipoti. So che quel momento è giunto tardi, simile a un treno rimasto a lungo su dei binari morti. Antonia Arslan, autrice di La masseria delle allodole (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Vidi il Duce una volta sola, a Milano, di ritorno dall’ultimo discorso, al Lirico. Salutava la folla dall’auto. E la folla gli rispondeva. Più per abitudine che per affetto. Anche perché c’era il rischio, in caso contrario, di essere apostrofati con durezza dalle brigate nere. Sergio Romano, ex ambasciatore italiano, saggista di politica estera (Aldo Cazzullo). Corsera.
Sono fuori dai palinsesti Rai della prossima stagione, a dispetto di un anno di contratto e nonostante che in giro non si vedano tutti questi fenomeni della conduzione. Non sono arrabbiata ma dispiaciuta. Il dispiacere è un sentimento più profondo dell’arrabbiatura: la rabbia si accende e si spegne, il dispiacere rimane. Ho la sensazione che si sia rotto qualcosa: mi sento sopportata piuttosto che supportata. Antonella Clerici, presentatrice tv (Renato Franco). Corsera.
Quando ero giovane, vivevo le mie notti, tumultuose, facendo l’amore, oggi mi ritrovo, alle quattro di mattina, con gli occhi gonfi per Netflix, di cui sono dipendente. Non perdo una serie, sono da ricovero in una clinica di tossici. Alfonso Signorini, direttore di Tv Sorrisi e canzoni (Tony Damascelli). Il Giornale.
Quel gran filibustiere di Giolitti era pure un uomo che capiva le cose, e capiva anche che le cose dovevano cambiare. Pare che il Paese abbia avuto un grande sviluppo economico sotto di lui, soprattutto le banche e le industrie. Capiva pure un po’ le ragioni dei poveri, è lui che fece la prima legge contro gli infortuni e contro il lavoro dei minori. Insomma, a un certo punto, pare che sia andato dal re, a dirgli: «Caro Re, così non possiamo andare avanti. Questi, i poveri e gli operai, se non ci diamo una mossa e continuiamo a tartassarli troppo, prima o poi si stufano e ci buttano a gambe all’aria tutti e quanti». Antonio Pennacchi, Canale Mussolini. Mondadori, 2010.
Ho dato la mia vita in cambio di una carriera e, nonostante i miei titoli e i miei soldi, sono un poveraccio. «Hai speso tutto e le tue energie», mi sussurra il demone, «per avere gli applausi dei tuoi simili e la loro riconoscenza; ma gli applausi durano poco, sono solo rumore, e la riconoscenza, tra gli uomini, non esiste». Sebastiano Vassalli, La morte di Marx. Einaudi, 2006.
La malizia è un’arguzia della cattiveria. Roberto Gervaso. Il Messaggero.