il Fatto Quotidiano, 23 luglio 2019
Treni, il sistema è intasato. Basta poco per il tilt
Come si dice in questi casi, saranno gli inquirenti a stabilire se l’incendio nella cabina elettrica di Firenze è un attentato. Sfortuna o dolo, però, il sistema è andato in tilt. Anche se non nella dimensione eccezionale di ieri, la circolazione ferroviaria in Italia è sempre in affanno, e ormai da tempo. Come i cittadini di Konigsberg che rimettevano gli orologi sui tempi della passeggiata di Immanuel Kant, così in Italia fino a non molti anni fa si potevano regolare gli orari sui passaggi dei treni ad Alta velocità tra Roma e Milano. Ora non è più così. Anzi, fino a un anno fa i ritardi delle Frecce Rosse erano la regola, tanto che per mascherarli un po’ sono stati aumentati a tavolino i tempi di percorrenza. Negli ultimi mesi, da quando alla guida delle Fs c’è Giancarlo Battisti, la situazione è un po’ migliorata, ma i ritardi, anche se più contenuti, permangono. La causa è semplice: ci sono troppi treni, soprattutto ad Alta velocità, sia delle Fs sia di Ntv (Italo). Il sistema boccheggia e ogni giorno gira con il rischio del blocco.
Per una volta tanto non si tratta di negligenza o cattiva manutenzione. Quel che sta succedendo sui binari è il risultato inatteso e negativo dell’ottima salute di cui gode il traffico ferroviario passeggeri e della risposta che alla domanda viene data dalle società ferroviarie sia pubbliche sia private. È un caso di bulimia ferroviaria. La richiesta dei passeggeri cresce, le aziende ferroviarie chiedono più slot, cioè più tracce a disposizione, l’Agenzia di regolazione dei trasporti (Art) le concede perché non ci sono motivi per negarle e perché aumentare la circolazione è nell’interesse di tutti. Il risultato finale, però, è che il complesso ferroviario nazionale è sempre più fragile. Soprattutto nei quattro nodi nevralgici: Milano e Roma in testa e poi Firenze e Bologna. Basta un nonnulla perché il sistema impazzisca. Basta che capiti qualcosa a un treno veloce, a un merci, a un regionale e si rischia grosso. Le conseguenze ieri sono state pesanti: ritardi tra le 3 e le 4 ore; una quarantina di Frecce e Italo cancellati a metà giornata. Un putiferio ferroviario molto simile a quello capitato il 9 settembre scorso sulla Roma-Firenze quando il pantografo di un treno recise poco fuori Roma un cavo e bloccò la linea.
Ntv, la società dei treni Italo, per esempio, da quando è partita sette anni fa, ha quasi raddoppiato la flotta ad Alta velocità: i treni erano 25 a metà del decennio, ora sono 47. Nella logica della concorrenza, per non restare indietro, Trenitalia sta aggiungendo altre Frecce Rosse a quelle già in circolazione (ma non ha voluto fornire i dati al Fatto) e considerando che la domanda cresce, ha pure aumentato i prezzi: 2 euro in più nel caso il viaggiatore voglia scegliersi il posto. Italo non pretende un supplemento, ma consente la scelta solo ai passeggeri che hanno optato per la classe di prezzo più elevata. Secondo gli esperti ci vorranno almeno 3 o 4 anni perché la condizione di stress ferroviario venga superata. La parola magica del cambiamento è Etcs (European Train Control System), il nuovo sistema di segnalamento europeo che in teoria dovrebbe consentire all’Italia di raddoppiare in sicurezza il numero dei treni. È in corso il costosissimo adeguamento tecnologico sia delle linee che dei treni. Ma servirà tempo.