Il Sole 24 Ore, 23 luglio 2019
Biografia di Elisabeth McCaul
Francoforte, marzo 2013. All’incontro con l’allora presidente dello Ior, Ernst von Freyberg, si presentò con una lettera scritta dal suo parroco di New York, in cui si attestava che lei, Elisabeth McCaul, era una buona cristiana, dedita al volontariato, una madre accorta – sette figli, come la neo presidente della Commissione Ue – che aveva conciliato,sembra in scioltezza, casa e lavoro, pur avendo iniziato nel 1985 alla Goldman Sachs, dove è stato anche il marito di origine italiana, Frank Ingrassia.
Il documento del parroco non fu decisivo, ma certamente diceva molto sullo spirito della super manager che dirigeva in Europa la società di consulenza Promontory, che di lì a poco avrebbe assunto l’incarico di “ripulire” i conti della banca vaticana. Una lunga strada quella della McCaul, che nei giorni scorsi è stata nominata nel Supervisory board del meccanismo di supervisione bancaria della Bce, il cuore della vigilanza dell’area euro.
Elisabeth McCaul è arrivata all’Eurotower di Francoforte dall’incarico di capo europeo di Promontory group, il colosso Usa della consulenza per la compliance, il risk management e la cyber security, ed è stato in quella veste che per un anno circa, tra il 2013 e il 2014, ha guidato una task force di una trentina di esperti. Il gruppo ha passato al setaccio tutti i conti dello Ior (e quelli dell’Apsa, il dicastero che controlla gli immobili e il patrimonio della Santa Sede), che erano oltre 15mila: circa 5 mila sono stati chiusi, contribuendo a riportare l’istituto nei binari originari di assistenza alla opere di religione, dove si trova da qualche anno. La McCaul fino ad allora aveva ricoperto incarichi di primissimo piano: dopo la Goldman era entrata nel Dipartimento bancario dello Stato New York, divenendone nel 2000 Supervisore. In quelle veste dovette affrontare l’emergenza “bancaria” dell’11 settembre.
Pochi anni dopo l’approdo alla Promontory. All’inizio dell’incarico (per cui la società ha ricevuto in tutto 8 milioni di parcella) la struttura vaticana fece resistenza, sia nella logistica che nel produrre le carte. Ma non ci fu mai scontro. Mancavano gli uffici, e il presidente cedette il suo ai consulenti, la grande stanza affacciata sulle mura leonine che un tempo lontano aveva accolto anche monsignor Paul Marcinkus. Lo staff Promontory, all’inizio visto con sospetto sia dentro l’istituto che nelle gerarchie curiali – alcuni si interrogavano sull’opportunità di mostrare i conti ad un società molto legata all’establishment di Washington – piano piano creò un ambiente abbastanza favorevole, pur in un periodo burrascoso. Nel luglio 2013 infatti il Papa – che va ricordato, era stato lui in persona a volere questa profonda revisione – dimissionò di colpo il direttore generale e il vice, Cipriani e Tulli, e si dovette cercare subito una soluzione, che fu individuata in Rolando Marranci, ex Bnl e in quel momento consulente Promontory.
In quel periodo la McCaul viveva per lo più nella residenza Santa Marta, dove risiede il Papa. Ma tra i due non ci fu una frequentazione e tantomeno udienze: i contatti si limitarono al saluto (“baciamano”) dopo la messa del primo mattino. Quel periodo terminò con il cambio anticipato della presidenza Ior nel luglio 2014, quando il potere nelle finanze vaticane fu assunto dal cardinale George Pell, un regno che durò poco più di un anno, fino a quando il Papa nominò alla direzione generale dello Ior Gianfranco Mammì, solido funzionario di lungo corso di piena fiducia di Bergoglio. Il Vaticano non è un Paese dell’euro (anche se ha adottato la moneta unica in base ad una convenzione con la Bce) e lo Ior non è una vera banca, e quindi la McCaul nella nuova veste non potrà vigilare dentro le mura leonine.