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 2019  luglio 23 Martedì calendario

La mostra su Gramsci a Mosca

A Mosca, grande successo di Antonio Gramsci, altra singolarità italiana. E infatti, la mostra sul pensatore comunista al Museo Statale della letteratura Dahl in Zubovkski Bul’var, organizzata dalla Fondazione Gramsci in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura, l’Archivio statale russo di storia sociale e politica, grazie al sostegno di Banca Intesa San Paolo e di Ubibanca, è prorogata fino al 30 agosto. I Quaderni dal Carcere sono usciti per la prima volta dai confini europei, e il pubblico moscovita ha dimostrato di apprezzare la scoperta non solo dell’opera composta durante i lunghi anni di reclusione nel carcere fascista, ma della personalità di un pensatore fra i più influenti del Novecento, che ha fondato con le sue idee l’egemonia culturale del partito comunista, al di fuori dai confini dell’Unione sovietica. 
SCHERMO TATTILE
I 17 quaderni di Gramsci sono esposti su uno schermo tattile, che permette di sfogliarli uno per uno, di entrare dentro le note e gli appunti e di leggerli da vicino in quella calligrafia minuta e precisa, sorprendente per chiarezza e assenza di esitazioni. Quale calma olimpica traspare dal manoscritto delle Noterelle sulla politica di Machiavelli, in riproduzione virtuale, o dai lunghi paragrafi sul Risorgimento e sul tema degli intellettuali del Quaderno XVI, con la sua copertina blu cobalto 
Paragonato a san Tommaso d’Aquino, Giordano Bruno, e Tommaso Campanella, Gramsci viene celebrato con dovizia di particolari. Attraverso un’iconografia completa la mostra ricostruisce la biografia del comunista sardo d’orgine, che arrivò a Mosca ai primi di giugno del 1922 come delegato del Partito comunista italiano al Comitato esecutivo del Comintern, finì poche settimane, a causa di un esaurimento nervoso, nel sanatorio di Serebrjanyj Bor, dove conobbe Evgenija Schucht, che era stata una collaboratrice della Krupskaja, la moglie di Lenin, al Commissariato del popolo per l’educazione, e in gioventù aveva vissuto a Roma con la sua famiglia di rivoluzionari in fuga dalla repressione zarista, e si era persino diplomata all’Accademia di Belle Arti. Nel settembre del 1922 grazie a lei, Gramsci conobbe l’altra sorella Julia Schucht, che a Roma si era diplomata in violino all’Accademia di Santa Cecilia, parlava perfettamente l’italiano e gli fece da interprete all’Internazionale comunista. Bloccato a Mosca dalla Marcia su Roma nell’ottobre dello stesso anno, iniziò a frequentare intensamente Julia, la sposò e due anni dopo, nell’agosto 1924, nacque Delio, il loro primo figlio, che vive ancora a Mosca col fratello Giuliano. Gramsci però era già lontano. Nel dicembre 1923 era arrivato a Vienna, e nel maggio 1924, eletto al Parlamento, rientrò in Italia. 

RICONGIUNGIMENTO
Julia lo raggiunse nell’ottobre 1925, quando iniziò a lavorare all’Ambasciata sovietica in via Gaeta, ma nell’estate 1926 ripartì per l’Urss, incinta del secondo figlio. L’8 novembre 1926 Gramsci fu arrestato, mandato al confine nell’isola Uscita, e condannato dal Tribunale speciale a 20 anni di carcere che passerà fra varie amnistie nella prigione di Turi in provincia di Bari, dove scrisse circa tremila pagine dei quaderni, prima di essere trasferito a Roma, dove morirà nel 1937. Oltre ai Quaderni, la mostra moscovita presenta molti documenti rari, lettere provenienti dalla raccolta dell’Archivio statale russo e dalle carte di famiglia, cimeli personali, molti video tradotti anche in inglese, e tantissime fotografie: foto di famiglia, coi genitori in posa come normali borghesi di provincia, foto di gruppo fra i redattori dell’Ordine nuovo, dove Gramsci giovane spicca per la sua zazzera leonina e lo sguardo magnetico, foto di Gramsci anziano, mai viste in Italia, come quella con l’immensa testa di filosofo ormai completamente incanutita. Victor Serge che lo conobbe negli anni di Vienna, lo ricorderà come «un emigrato laborioso e bohémien, che andava a letto tardi e si alzava di buon mattino» e ne offrirà un ritratto plastico: «Portava una testa pesante dalla fronte alta e larga, dalla bocca sottile, su un corpo gracile, quadrato di spalle e spezzato in avanti, da gobbo. Le sue mani gracili e fini avevano un fascino nel gestire. Inetto nel trantran dell’esistenza quotidiana, facile a perdersi la sera in strade che pure gli erano familiari, a prendere un tram per un altro, noncurante della comodità del giaciglio e della qualità del pasto, era intelligentemente di questo mondo». Sconosciuto al vasto pubblico, e a lungo inviso agli stessi comunisti sovietici, Gramsci rivive a Mosca grazie a questa mostra, ma aspetta ancora che i russi riconoscano il giusto posto che merita nella storia dell’idea comunista nel XX secolo.