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 2019  luglio 23 Martedì calendario

Intervista a Larissa Iapichino

«Non dormo da due notti, poi di giorno mi si chiudono gli occhi ma resto vigile come una sentinella. Chiamiamole... non so...vogliamo chiamarle emozioni?». Ma sì. Battisti e Mogol tanto ci sono abituati. La verità è che con l’oro europeo U20 al collo Larissa Iapichino non è più rimasta sola, nemmeno per un momento: aveva con sé un’amica chiamata adrenalina: «Quanto è difficile scaricarla. Sarà segno che sto diventando vecchia? ». Non proprio. «C’è un momento in cui devi pensare bene a quello che sta succedendo: ai miei occhi e secondo il mio cuore l’atletica sta forse cambiando? Sto costruendo col mio sport un nuovo rapporto, più adulto, evoluto? La risposta è no: sono sempre Larissa, ho 17 anni e anzi, per paradosso, in questi ultimi mesi, soprattutto nel periodo della preparazione invernale, la cosa che più ho trascurato è stata proprio l’atletica. Il terzo anno di liceo è assai complicato, anche se godi come me di qualche piccola agevolazione...».
Com’è stato entrare nell’atletica dei grandi?
«Devo ancora capire cosa sia grande e cosa piccolo. E mi coccolo quest’incertezza. Di sicuro faccio parte di un gruppo fantastico che ha ottenuto un risultato “spaziale” (Italia 2ª nel medagliere all’Europeo U20, ndr ). Dopo la mia gara ero in tribuna a tifare i compagni e mi sono giocata la voce. Soprattutto per Scotti e la 4x400: gli ha detto proprio male!».
Dove ha vinto la sua gara, saltando o aspettando...?
«La gara del lungo è un rebus, è un misto di potenza esplosiva e concentrazione zen: il miscuglio perfetto di segreti dell’anima e efficienza del corpo. Certo se avessi incontrato ragazze che saltavano così un anno fa, forse mi sarei sciolta e avrei perso energia al solo guardarle.
Invece è accaduto il contrario. Più la gara era cattiva, più prendevo forza.
E senza nemiche. In pedana nessuna è nemica dell’altra...».
Fuori cos’è cambiato per lei?
«Dopo un estenuante periodo di incubazione, dovuto alle mie eterne perplessità sui contatti umani, mi sono fidanzata con Matteo (Melluzzo, velocista e star con Larissa ai recenti Campionati Allievi di Agropoli, ndr ).
Chi mi conosce sa quanto io sia diffidente con il mondo, con le persone che lo abitano, con i sentimenti che le legano. Se divento tua amica, certo, lo sarò per sempre: ma prima che ci diventi tu puoi anche fare due o tre volte le valigie. Ci metto una vita a fidarmi...».
Temeva di crollare all’inno sul podio. E invece...
«Mi sono trattenuta, detesto farmi vedere vulnerabile. Però ero felice».
Con mamma sempre pochi discorsi...
«Per la salute e la tranquillità reciproca deve rimanere così. Ci amiamo a modo nostro, senza troppe parole».
Mentre papà Gianni è più, diciamo così, assillante...
«Sì, ma mai per motivi legati allo sport. Lui non può non chiamarmi almeno quattro volte al giorno. È la tassa che devo pagare quando sono appena uscita di casa, quando rientro, quando finisco al campo, o altro. Scherzo: è la normale dinamica del padre protettivo che teme...».
Le propina ancora i Led Zeppelin?
«No, non più. Mi sono emancipata.
Adesso mi piace l’elettronica.
Qualcuno un giorno me la propose e non mi sembrò malaccio».
Tipo?
«Illenium».
Trova analogie fra il suo salto e quello di mamma?
«Lei era bellissima, io più potente. Lei saltava con quelle sue gambe infinite, io sono più composta in volo. No, non ci sono molte analogie, salvo che siamo madre e figlia e ci esprimiamo nella stessa lingua sportiva...».
Dove andrà in vacanza dopo gli Assoluti di Bressanone?
«In Belgio, poi a casa di mio padre al mare e infine in Sicilia. Poi tornerò a scuola e in pedana. Datemi tempo, mi rifarò viva».