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 2019  luglio 22 Lunedì calendario

Intervista a Gregorio Paltrinieri

Greg l’esploratore: del mare e delle città, dell’arte e dell’underground. «Penso che le cose migliori provengano dagli spiriti eccentrici ». A Paltrinieri la piscina non basta più. Neanche se la nuota tutta, per 30 vasche, e dentro ci pesca l’oro olimpico. Il campione di Rio 2016 nei 1500 stile libero cerca nuove avventure. L’ultima: l’esordio mondiale nel fondo a Gwangju, dove ha pescato un 6° posto nella 10 km olimpica e il pass per Tokyo 2020 oltre a un argento con la staffetta a squadre. Nella notte italiana, il ritorno in vasca per gli 800 stile libero.
Che cosa ha scoperto a largo, nelle acque libere?
«Divertimento e un’esperienza difficile, forse più di quanto pensassi. Soprattutto perché gare così piene di gente forte io non le avevo mai fatte.
Noi primi 10 che ci siamo qualificati per le Olimpiadi siamo tutti delle bestie, gente che lo fa da tantissimo tempo. Anche se non è andata come volevo: la strategia di provare ad andare via davanti non è stata saggia, a un km e mezzo dalla fine gli inseguitori si sono fatti forza e mi hanno messo in crisi. Il 6° posto mi lascia un po’ così, ma ho preso il pass per i Giochi. C’è tanto da migliorare e aggiustare, però proseguo il progetto perché sono fiducioso di poter fare bene ai Giochi».
Anche il suo coach Stefano Morini continua a essere d’accordo?
«Già in questi giorni ci siamo messi lì col calendario per provare a fare una programmazione per l’anno prossimo. Non abbiamo stravolto niente della preparazione, gli allenamenti in vasca sono uguali, cioè sempre pesanti. Sono pronto per tornare in corsia, gli 800 saranno molto combattuti e siamo in tanti, io credo che sarò in batteria con Sun Yang. Tutti spingeranno parecchio e sarà una bella battaglia. Ma io ci sono. Ho lavorato bene tutto quest’anno, anche se ad aprile sono andato sicuramente meglio nei 1500».
E che altro ha fatto quest’anno?
«Ho preso casa in affitto a Ostia, vicino alla piscina. È stato il più grande cambiamento, mi piace, anche se stando molto fuori non l’ho vissuta tanto. Però fa una grande differenza avere un posto tuo dove tornare anziché stare chiuso in una stanza al centro federale per poi andare ogni giorno a mangiare al ristorante. Ora mi cucino da solo, ci provo: quando vado a Carpi compro tutto quello che mi serve, cappelletti, tortellini, lasagne».
La vita adulta incalza.
«La vita incalza sempre, per questo mi piace tutta e in tutte le sue forme.
E adesso che sto celebrando il mio 5° Mondiale, a 24 anni, mi sembra di essere in questa Nazionale da sempre. Vedo ragazzi giovanissimi e una buona squadra, competitiva in tutte le gare. Sono contento per Marco De Tullio che si allena con me e Gabriele Detti a Ostia e che al suo debutto mondiale, a 19 anni, è entrato in finale dei 400, ha chiuso 5° e senza paura. Io a Shanghai 2011 fui 22°».
A Shanghai la bellezza della città, Gwangju distrae meno.
«È un posto sperduto, in mezzo al nulla. Venendo in Corea ti aspetti Seul. Anche se poi a noi in vasca basta che gli impianti siano belli».
Quanto conta l’estetica per lei?
«Abbastanza, ma soprattutto conta la stravaganza, specie quella interiore.
Mi sono innamorato di Basquiat per questo: per caso andai a vedere una mostra a Roma e rimasi folgorato.
Dalle opere e dalla sua storia. Un matto vero, uno fuori dagli schemi.
Lui e Andy Warhol in quella New York di una generazione dalla vita spericolata, estrema. Io sono attratto dalle metropoli e dall’underground.
Credo che le cose migliori escano sempre dalla stravaganza, dagli incontri e dalla disobbedienza».