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 2019  luglio 22 Lunedì calendario

Chiudono 14 negozi al giorno

Roma
Commercio, mai così male da 4 anni. Ogni giorno chiudono 14 negozi e se non ci saranno inversioni di tendenza il 2019 si chiuderà con una flessione dello 0,4% delle vendite, con un calo di un miliardo di euro rispetto al 2018. La Confesercenti rende note le stime per l’anno in corso e c’è davvero poco da stare allegri. La mini ripresina è finita la spesa delle famiglie italiane è tornata a frenare. I dati ci dicono che oggi le famiglie spendono ancora 2.530 euro in meno rispetto al 2011, certifica Confesercenti. L’impatto della situazione economica nel settore è stato devastante: ormai quasi un’attività commerciale indipendente su due chiude a tre anni dall’apertura. L’emorragia delle piccole attività dal 2011 ha portato a bruciare almeno tre miliardi di investimenti delle imprese. Oggi rispetto al 2011 ci sono 32mila negozi in meno. E solo quest’anno saranno cinquemila le saracinesche che saranno tirate giù.
«C’è bisogno di un intervento per fronteggiarla: chiederemo al governo di aprire una tavolo di crisi», dice Patrizia De Luise, la presidente di Confesercenti. Le famiglie spendono meno e la difficoltà non è limitata più alle sole aree povere del Paese.
In Lombardia per esempio hanno ridotto i loro consumi del 3,5 per cento, in Veneto del 4,4%. Poco meno di quanto è avvenuto in Calabria dove la contrazione della spesa è stata del 4,8%. La frenata ha inoltre portato a un riorientamento delle scelte di consumo verso canali dove più esasperata è la concorrenza sul prezzo: outlet e web. «Le difficoltà dei piccoli sembrano ormai strutturali, se si pensa che in media ogni piccolo negozio che chiude crea due disoccupati è chiaro che ci troviamo di fronte a una crisi aziendale gravissima, anche se nessuno sembra accorgersene», denuncia De Luise. «Persino il commercio su aree pubbliche è in difficoltà, messo a terra da un caos normativo che ha accelerato la marginalizzazione dei mercati e il dilagare dell’abusivismo».
La presidente di Confesercenti sottolinea come la questione della chiusura degli esercizi commerciali indipendente non interessi solo il settore perché gli effetti collaterali si estendono anche alla dimensione sociale e urbana. «La tradizionale rete di vendita aiuta a dare identità ad un luogo e rende maggiormente attrattive le aree urbane», spiega, ricordando come il commercio contribuisca al reddito locale e all’occupazione. Confesercenti chiede un’azione organica ad ampio spettro che restituisca capacità di spesa per la famiglia e serva ad accompagnare la rete commerciale nella transizione al digitale. «Serve formazione continua per gli imprenditori ma anche sostegno agli investimenti innovativi e un riequilibrio fiscale che consenta una concorrenza alla pari tra offline e online». Tutte questioni che l’associazione di categoria vuole discutere con il governo, apprezzando l’apertura del confronto con le parti sociali. «Siamo in attesa degli incontri con le parti sociali annunciati dal governo: l’auspicio però è che si tratti di incontri sostanziali e non formali, le nostre emergenze sono concrete e ci aspettiamo risposte concrete», avverte De Luise. R. E. —