La Lettura, 21 luglio 2019
Gli arabi sono sempre meno religiosi
Un giovane arabo su cinque si dichiara non religioso. Lo rivela l’indagine commissionata da Bbc Arabic ai ricercatori dell’Arab Barometer su un campione di 25 mila donne e uomini in Medio Oriente e Nord Africa. Quella che gli autori hanno presentato come la più vasta ricerca del genere ha rivelato non soltanto una fetta consistente della popolazione araba che non si considera religiosa, il 13% e quasi il 20% per i giovani tra i 18 e i 30 anni, ma soprattutto una crescita del 5% negli ultimi anni, con l’eccezione, tra i Paesi considerati, del solo Yemen.
La Tunisia sarebbe il Paese di gran lunga meno religioso, con più del 30% di persone che non dichiara alcuna fede. Il Marocco è nella media, l’Egitto è poco sotto, ma entrambi sono tra quelli con la maggior crescita di non-religiosi, dopo Tunisia e Libia. Iraq, Giordania e territori sotto l’Autorità palestinese sono invece sotto il 10%. La stessa indagine avrebbe anche accertato un minore sostegno per i gruppi radicali come Hamas, Hezbollah e i Fratelli musulmani.
La scoperta della presenza di un pezzo di società araba che ha il coraggio di dichiarare la propria non religiosità a un intervistatore, ancorché sotto garanzia di anonimato, insegna quanto sia sbagliato pensare a quel mondo come a un monolite musulmano.
Al contempo, il dato non può esser preso come l’indizio certo di un processo di secolarizzazione che porterà la regione a convergere verso l’Occidente secolarizzato. Resta la grande questione, per gli occidentali non meno che per gli arabi, dei vantaggi di una popolazione meno religiosa. Più tolleranza, come sembrerebbero dimostrare i dati del Pew Research sull’attitudine degli europei verso gli immigrati? O più sviluppo, come ha sostenuto ancora di recente Damian Ruck dell’Università di Bristol?
La ricerca dell’Arab Barometer ci ricorda intanto che, religiosi o meno, 9 libanesi su 10 dichiarano inaccettabile l’omosessualità, e 25 marocchini su cento ritengono tollerabile l’omicidio d’onore.