Il Messaggero, 21 luglio 2019
Biografia di Alex Esposito
È stato il Mefistofele cinematografico della Damnation de Faust di Berlioz con la regia di Damiano Michieletto. Ha dato suono al Faust di Gounod. È riuscito a rendere ancora più inquietante il mefistofelico Nick Shadow di The Rake’s Progress di Stravinskij e ha rimodulato in più sfumature infernali i Contes d’Hoffmann di Offenbach. Alex Esposito, basso, bergamasco, 44 anni, sopracciglia arcuate che incorniciano occhi tenebrosi, voce mozartiana e rossiniana, dal timbro grave, scuro, che più maschile non si può, è il diavolo della lirica. Che per amore di Verdi, ora si trasforma in vittima. «I ruoli da cattivo sono molto più divertenti, teatrali, direi, umanamente più interessanti. Gli spettatori sono molto più attratti da questi personaggi», racconta il cantante che ieri sera ha debuttato a Macerata, regalando allo Sferisterio, l’interpretazione di un uomo buono: Banco nel Macbeth, con la regia di Emma Dante.
Macbeth è una delle tre opere che si avvicenderanno al Festival, intitolato quest’anno #rossodesiderio. Inaugurazione con Carmen: Francesco Lanzillotta alla direzione musicale e Jacopo Spirei alla regia (fino al 10 agosto); quindi Rigoletto, regia di Federico Grazzini e Giampaolo Bisanti sul podio (fino al 9 agosto) e Macbeth con il Maestro Francesco Ivan Ciampa (fino al 4 agosto) e la lettura dell’artista palermitana.
Quindi, Banco, po’ l’annoia? «Banco è un buono per caso. Questo è il motivo che lo rende molto stimolante. Fa parte di una corte di nobili e svolge il suo ruolo. Ma è logorato dall’invidia. Non è un santo neanche lui. Come Dulcamara nell’Elisir d’Amore, che nasce come personaggio buffo, ma è un cinico che approfitta delle debolezze umane».
In scena, Esposito, si trasforma in un attore, a disposizione di Emma Dante, per tirare fuori le diverse sfumature del personaggio: «Lavorare con grandi registi ti aiuta persino a cantare meglio. E poi quest’opera io la amo perché è stata la prima che ho imparato a memoria. Ero impazzito per il film Opera di Dario Argento, ambientato proprio in una produzione del Macbeth al Regio di Parma. Comprai un’incisione del Maestro Sinopoli e da quel momento mi è cambiata la vita».
Tra una replica e l’altra, sono numerose le iniziative che movimentano il festival dove è atteso anche Rubini e l’orchestra di piazza Vittorio, Marcoré e Gualazzi: «L’opera nasce come arte popolare», spiega, «l’allure chic l’abbiamo inventata noi. Il teatro, invece, ha un forte impatto sociale. Ti emoziona e ti fa riflettere. Arriva più di un comizio politico».
Tra i progetti, Le Nozze di Figaro a Vienna e Lucerna, a metà settembre con Currentzis, il direttore punk: «Con lui Mozart è incredibilmente moderno. Fa un profondo lavoro filologico, ma il risultato è assolutamente inedito».