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 2019  luglio 21 Domenica calendario

Alex Banayan spiega il segreto del successo

Alex Banayan è uno degli under 30 più influenti del mondo (qualunque cosa voglia dire). Come ci è riuscito? «Passando per la terza porta. Uscendo dalla coda, arrivando di corsa in fondo al vicolo, bussando un centinaio di volte, aprendo uno spiraglio nella finestra e sgattaiolando dentro dalle cucine…». Tutte le persone che ce l’hanno fatta, secondo lui, sono passate da lì. Lo racconta nel suo libro, best seller negli Stati Uniti e ora tradotto in Italia da LUP, Luiss University Press): La terza porta. Viaggio alla scoperta dell’arte di farcela Vorrebbe intanto definirmi la parola «successo», gli chiedo. «Guardi, ho passato sette anni a studiare le persone di maggior successo del mondo. Posso dirlo con cognizione di causa: il successo è poter fare quello che vuoi nel modo in cui vuoi». 
Un appassionato di inizi
Alex Banayan ha scritto una specie di romanzo di formazione, il cui protagonista è un giovane studente universitario che svicola dal suo destino. «Da quello che mi ricordo, era previsto da sempre che facessi il medico. Può succedere, se sei figlio di immigrati ebrei iraniani. Sono praticamente uscito dall’utero di mia madre con il titolo "Dott." tatuato sulla schiena. In terza elementare, ad Halloween andavo a scuola indossando un camice». Ma io cosa voglio davvero, inizia a chiedersi. È questa la domanda che dovremmo farci tutti, gli chiedo nella speranza di capire cosa ho sbagliato. «Sì, ma se è troppo complicato si può iniziare anche con che cosa mi piace davvero, che cosa mi appassiona». Alex Banayan è appassionato di inizi: come hanno fatto Spielberg a fare il suo primo film, Larry King a ottenere la sua prima intervista, Warren Buffet ad aver accesso al mondo della finanza? Fa un elenco (gli elenchi sono quasi sempre cruciali nelle storie americane) e inizia a organizzarsi per incontrarli tutti: Zuckerberg, Clinton, Bill Gates, Maya Angelou… Vuole scrivere il suo libro dei sogni, ma gli servono i soldi. Ha un’idea: partecipa a un programma televisivo, The price is right, vince una barca a vela e la vende. Con i sedicimila dollari, Alex prende un semestre sabbatico all’università e si mette a studiare e contattare forsennatamente i suoi idoli.
La determinazione 
Come si fa a fare in modo che la gente si fidi di un ragazzino di vent’anni, gli chiedo? «Bisogna dimostrare di saperla meritare, quella fiducia. Essere onesto, non solo con l’altra persona, ma soprattutto con te stesso. Se stai mentendo a te stesso, le persone se ne accorgono». Nel libro ci sono le interviste ma anche gli incontri, le delusioni, la sua famiglia alla quale spiegare perché non va più all’università. Quanto contano le proprie origini? «Sapere da dove vieni è essenziale per sapere dove stai andando. Ma allo stesso tempo, da dove vieni non determina dove stai andando. C’è un uomo che ho intervistato nel libro di nome Qi Lu, cresciuto in un villaggio in Cina senza acqua corrente o elettricità. A ventisette anni, guadagnava sette dollari al giorno. Venti anni dopo era presidente di Microsoft». Questa è la storia, però: Qi Lu si sveglia alle quattro, corre per otto chilometri, arriva in ufficio alle sei e lavora per diciotto ore al giorno al doppio della velocità in cui lavorano gli altri. Pensa che finiremo tutti per usare il tempo come lo usa Qi Lu? Non ha paura di una società in cui tutto è orientato verso l’utile e niente al piacere? «La strategia del sonno di Qi Lu è quella giusta per lui. La sua lezione non è dormi di meno, ma sfrutta al massimo il tuo tempo. Perché questa è l’unica cosa che tutti abbiamo in comune. Che tu sia un amministratore delegato o uno stagista, abbiamo tutti a disposizione solo 24 ore al giorno. La differenza sta nel modo in cui le utilizzi». 
L’idea deve spiazzare
Lei scrive che la felicità è emozione. E l’opposto della felicità è la noia. Non ha nessuna stima della noia? Sa, noi europei sulla noia abbiamo costruito tutto, dall’arte alla democrazia… «La noia è soltanto noiosa. Sentirsi emozionato è una parte essenziale di ciò che il successo significa per me». È a suo agio nell’essere considerato un esempio, un’ispirazione per i giovani? «È un grande onore. Ma tutto quello che ho fatto è stato dare loro gli strumenti per andarselo a prendere. Alcuni libri possono cambiarti la vita. A me è capitato con Se il mondo ti crolla addosso di Pema Chodran (Feltrinelli). Ma devi essere predisposto, altrimenti non succede niente». Internet ci ha reso ancora più schiavi delle opinioni degli altri, non crede? «Sì, ma ci ha permesso di raggiungere le persone che ammiri, connetterti con loro». Vero, ma come facciamo a non cedere alla pressione del giudizio? Lei fa l’esempio di Lady Gaga e di Artpop, il disco che sembrava non piacere a nessuno… «Il fondatore di Ted, Richard Saul Wurman, mi ha detto che «il genio è il contrario dell’aspettativa" e penso che sia vero. Il genio, va contro quello a cui siamo abituati. Niente che non ti sorprenda, che non ti sconcerti all’inizio, potrà mai essere scoperto come geniale».