Robinson, 20 luglio 2019
Tutti i numeri di Andrea Camilleri
L’Andrea Camilleri scrittore di successo, personaggio pubblico, narratore formidabile, è un ruolo che arriva tardi nella lunga vita che si è interrotta il 17 luglio. Fino agli anni Settanta, sebbene abbia sempre scritto – poesie e racconti in gioventù, sceneggiature negli anni del teatro e della carriera in Rai – Camilleri non pubblica nemmeno un romanzo. E quando lo pubblica, non si può certo dire che sia un caso letterario. Per quello gli toccherà aspettare altri tre lustri. Ma stiamo ai fatti.
Nel 1978 Camilleri pubblica Il corso delle cose: dentro ci sono già la Sicilia, un maresciallo che indaga, l’eco dei grandi autori isolani del dopoguerra, da Sciascia a Brancati. Per dieci anni lo ha proposto senza successo agli editori; si dice che sia stato rifiutato 14 volte, roba da scoraggiare chiunque. Per dire, si narra nelle agiografie dell’oggi miliardaria J.K. Rowling che il manoscritto del primo Harry Potter e la pietra filosofale si sia fermato a 12 “no, grazie” prima della pubblicazione e che dopo un anno di tentativi abbia trovato un editore. Alla fine Il corso delle cose esce, ma in poche copie e per una piccola casa editrice, Lalli; non lo nota nessuno. Qualcosa però si è messo in moto: Camilleri praticamente non smette più di scrivere e, andando da Un filo di fumo del 1980 al nuovo Il cuoco dell’Alcyon, porta in libreria un centinaio di titoli. Il primo romanzo in cui troviamo Salvo Montalbano è La forma dell’acqua nel 1994 e il vero, gigantesco seguito popolare comincia da lì. Il brillante commissario, 25 anni all’anagrafe letteraria, è apparso finora in 27 romanzi e in alcune raccolte di racconti. Molto lontano da un maratoneta come il commissario Maigret del molto prolifico Simenon (oltre un centinaio le storie in cui compare) ma in testa rispetto al Pepe Carvalho di Manuel Vázquez Montalbán, che si ferma sotto i 20. Ai gialli di Montalbano, Camilleri alterna poi una nutrita produzione di romanzi di ambientazione storica, memorie e racconti. E le cifre si fanno anomale per un mercato editoriale piuttosto ristretto come quello italiano. I numeri li danno gli editori: oltre 25 milioni di copie vendute per Sellerio, 6 milioni per Mondadori. Sempre da Sellerio fanno sapere che i romanzi di Montalbano hanno venduto all’estero oltre 8 milioni di copie, sono tradotti in 35 lingue ed editi in 120 paesi. Non per nulla la notizia della morte dello scrittore è rimbalzata su tutti i grandi giornali internazionali, dal francese Le Monde al britannico Guardian, dalla polaccaGazeta Wyborcza all’argentino Clarín.
Poi c’è la tv. Perché a Camilleri, che uomo di televisione lo è stato fin dall’ingresso in Rai nei favolosi anni Cinquanta, lavorando a mitici sceneggiati come Il Tenente Sheridan e Il commissario Maigret, tocca poi in sorte di essere il motore del vero colpo grosso dell’emittente pubblica degli ultimi decenni. È il 6 maggio 1999 quando Salvo Montalbano debutta su Rai 2, con la faccia di Luca Zingaretti, ne Il ladro di merendine.
Lo scrittore è soddisfatto: «Il mio commissario è meno aitante, meno scattante», dice «ma ‘u ciriveddu ci camina’ a tutti e due allo stesso modo». E il modo in cui cammina quel cervello poliziottesco, la Vigàta immaginaria inverata nei paesi barocchi del sud siciliano, tutti quegli straordinari personaggi di contorno diventano per lo spettatore una droga irrinunciabile. Da provare in prima visione e più e più volte in replica. Ciascuno dei 34 episodi delle 13 stagioni andate in onda è un film a sé stante: nessuno ha mai raccolto meno di 6 milioni di spettatori. Se si fa il conto totale per tutta la serie, si arriva alla cifra iperbolica di 1,2 miliardi di telespettatori. Per dare un’idea, un po’ meno degli abitanti dell’India: possiamo immaginare, con un esperimento mentale, che chiunque abita nel Subcontinente si sia messo sul divano a gustarsi le schermaglie di Salvo e Mimì Augello. E l’entusiasmo, invece di affievolirsi, è cresciuto nel tempo: La giostra degli scambi nel 2018 fa una punta di 12,9 milioni di telespettatori, una media di 11,8 milioni, il 45.6 per cento di share.
Tra le repliche batte tutti Una faccenda delicata: alla prima ribattuta, nel 2017, viene visto da 9,7 milioni di persone, share del 39,7 per cento. Poi c’è l’estero. Perché il Montalbano tv è un jolly internazionale, tradotto in oltre 15 lingue e trasmesso in più di 20 Paesi al mondo; nel 2016 è stato tra i dieci programmi più visti nel Regno Unito. Sul futuro non c’è da temere: i nuovi episodi si stanno girando in queste settimane.
E quando si esaurirà il materiale narrativo? Si potrà passare ai romanzi storici. Due “Storie di Vigàta”, La stagione della caccia e La mossa del cavallo, in televisione sono già approdate. Una ha fatto 7 milioni di spettatori e più del 30 per cento di share, l’altra quasi 8 milioni e il 32 per cento. Restiamo orfani, è vero. Ma quel cantastorie tardivo che si chiamava Camilleri ha fatto un’ultima magia: lasciarci un ricchissimo baule di storie.