Libero, 20 luglio 2019
Fico impone di usare l’acqua dei rubinetti
Roberto Fico, l’uomo dalla cravatta sbagliata e dalla sintassi eroica, ce l’ha fatta. Finalmente il Presidente ha dato alla Camera la sua giusta dimensione ecologica: Montecitorio è diventato plastic free. Il mitico Pet, il materiale inventato nel 1973 da un ingegnere della Pennsylvania per contenere la soda in bottiglia evitando le esplosioni e poi usato – e abusato- per l’acqua minerale, viene bandito dai luoghi dei deputati. Via da tutte le aree di ristoro i contenitori monouso, via le bottigliette di plastica dai ristoranti, via ogni dannato polimero dal bar e dalla buvette di Montecitorio, sostituito da «acqua solo in bottiglie di vetro o proveniente dalla rete idrica pubblica». Fico, l’idraulico da Camera, ha ridato nobiltà, come ai tempi di Vespasiano, ai rubinetti e al lento fluire delle acque pubbliche. Ha aperto in ogni dove impianti di spillature, fontanelle, estatiche temperie di spruzzi. M’immagino un grande affresco di civiltà: ed ecco i commessi con la livrea sotto il k-way placcare anziani senatori con bottiglietta di contrabbando estratta dal taschino; ed ecco tra una seduta parlamentare e l’altra, leggiadri monsoni che danzano dall’emiciclo al Palazzo del Seminario, dalla buvette al corridoio dei passi perduti laddove al rimbombo dei passi, d’ora in poi, si sostituirà lo scroscio giocoso di mille lavandini. Acqua, acqua, acqua pubblica dappertutto, neanche fossimo a Montecatini, o all’Aquafan di Riccione. «PICCOLO PASSO» Ora, intendiamoci: la lotta alla plastica è assai apprezzabile. Senza essere miliziani di Greenpeace, personaggi come il ventenne olandese Boyan Slat o il maestro elementare Rossano Ercolini, in un silenzio molto operativo, hanno inventato reti marittime o sistemi di stoccaggio per eliminare gli 80 milioni di tonnellate di plastica che ogni giorno nutrono i nostri pesci e devastano il nostro futuro. «Un piccolo passo per la Camera ma un segnale importante. Dimostriamo con questo gesto che le istituzioni sono in prima fila…» ha commentato fieramente il Fico. Detto ciò, osserviamo che considerando la situazione economica, il calo degli ordinativi, la disoccupazione giovanile, le tasse in aumento, la crescita ferma, il debito che non frena e il deficit strutturale che avanza, la Ue che ci cazzia; insomma, se, dato tutto ciò, il forsennato impegno politico di Fico consiste nella cancellazione dell’acqua minerale, be’, forse qualcosa non quadra. Serve più che uno slancio -seppur apprezzabile- alla Greta Thunberg, per rendere nobile la propria missione istituzionale. E -diciamola tutta- non è che Fico, in quel ruolo, stia dimostrando la presenza scenica, il decisionismo o l’intelligenza strategica di un Ingrao o di una Iotti. Fico, come primo tenutario di Montecitorio, finora ha sfoderato più gaffes di Luca Giurato. Qualche esempio, vado random. Fa il braccino corto nella sua quota di donazioni al Movimento Cinque Stelle: da 28.424 a 6.142 euro. Dopo un uso molto fotografato di treno, tram e metrò ( «È uno di noi!» commentarono gli elettori) si è scoperto che spendeva sì 314 euro di bus e metro, ma ne pagava 15.180,60 di taxi. Propone il taglio dei parlamentari, ma nel frattempo assume alla Camera fino a 300 dipendenti con stipendi fino a 240mila annui. Dedica, in veste ufficiale, la parata del 2 giugno a migranti, Rom e sinti (non è il concetto in sé, ma era il giorno sbagliato). Va alla Ue e crede di essere al Consiglio d’Europa; lì si schiera, giustamente, a favore della riforma di Dublino anche se l’eurodeputato pentastellato Corrao gli sussurra nell’orecchio: «Robe’, veramente qui al Parlamento gli abbiamo votato contro…». SPARUTI E SPARITI Per non dire di quel famoso battibecco in aula col deputato azzurro Giorgio Mulè, il quale attacca il suo intervento con: «Signor presidente, sparuti rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi». Alchè Fico chiede: «Che significa sparuti?». «Sparuti (nel senso)… che sono pochi. Non spariti, sparuti». «Spariti, no. Il Governo è presente, giusto per…», ribatte Fico. «Ma è sparuto perché il Governo è presente in forma sparuta», ribadisce Mulè, che si riferisce al fatto che su 24 sedie da occupare, nota la presenza solo di «quattro rappresentanti autorevoli». Una scena esilarante, da Totò e Peppino. Ma non è neanche questo: le sgrammaticature istituzionali, anche della terza carica dello Stato, in fondo, rendono più umani. Certo, la prospettiva cambia se poi Fico chiama la decisione di Salvini di non riferire in aula sul caso Russia «una grave mancanza di rispetto istituzionale»; e se, soprattutto lascia galleggiare nel cassetto la proposta di legge contro la violenza, dal 7 maggio presentata da Fratelli d’Italia. Allora, sì, caro Presidente, ti vien voglia, a sfregio, di un bel bottiglione di acqua minerale…