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 2019  luglio 20 Sabato calendario

Lega, i 49 milioni sono diventati 18

Che quella maxi-dilazione – solo 600 mila euro all’anno spalmati sul tempo biblico di ben 76 anni – nella restituzione dei famosi 49 milioni (ridotti a 45,6 milioni dato che 3,36 milioni sono già stati sequestrati) del tesoro dei rimborsi elettorali illeciti della Lega fosse più che un trattamento di favore lo si era intuito da subito. Ora c’è la prova concreta della corsia preferenziale concessa a Salvini per onorare il suo debito con lo Stato. La prova è nel bilancio del 2018 pubblicato ieri. Quel debito alla Matusalemme è stato attualizzato a oggi e, sorpresa generale, viene iscritto per soli 18,4 milioni. Sconcerto generale per quello che appare un maxi-sconto. Eppure è tutto regolare.
Il tesoriere che firma il bilancio, Giulio Centemero, non ha fatto altro che applicare correttamente quella che si chiama in gergo finanziario l’attualizzazione del debito futuro, cioè quanto valgono quei 45,6 milioni se venissero saldati tutti insieme a oggi senza protrarli per oltre 70 anni pagandoci ovviamente gli interessi. Più il debito è lungo e più gli interessi sono elevati meno è il conto da pagare se venisse rimborsato oggi all’istante. Il bilancio non dice nulla (grave opacità) sul tasso applicato. Il Fatto ha ricostruito la dinamica e appurato che è stato applicato un tasso intorno al 2,93% per arrivare ai 18,4 milioni del valore attuale. In fondo è un tasso a metà strada tra il BTp decennale e il trentennale. Fin qui nulla di anomalo.
L’anomalia vera è alla base dell’accordo con la Procura di Genova che ha consentito quella gigantesca rateizzazione a tasso zero per una durata mai vista. È la restituzione a rate bibliche senza alcun tasso d’interesse la ciambella di salvataggio offerta a Salvini nell’accordo. Se fosse avvenuto per la Lega quel che avviene per qualsiasi persona normale che paga un mutuo, un fido o quant’altro nel tempo – e ci paga come d’obbligo gli interessi – la somma che la Lega avrebbe dovuto restituire sarebbe stata ben oltre i 45 milioni.
Da una simulazione – prodotta dalla società di consulenza indipendente Ifa Consulting per Il Fatto Quotidiano – si avrebbe, applicando un tasso di mercato a 50 anni (a 70 anni non esiste) dell’1,51% annuo, un importo totale di ben 76,7 milioni. Se addirittura si applicasse il tasso al 2,93% usato dal tesoriere della Lega si otterrebbe la cifra monstre di 114 milioni. Ecco il “favore” doppio concesso al partito di Salvini. Poter saldare a oltre 70 anni senza nessun interesse da pagare. Risparmiando così la bellezza di oltre 30 milioni nel caso di un tasso all’1,51% e di ben 69 milioni di soli interessi a un tasso del 2,93%.
La Procura però difende la sua linea. Spiegano al Fatto fonti della Procura: “Nessun trattamento di favore, non potevamo fare altrimenti per legge. Qui non si tratta di una normale rateizzazione di un debito, ma dell’esecuzione di un provvedimento di sequestro che non prevede per legge interessi”. Inoltre il tema in questione, aggiungono, era ottenere la restituzione del dovuto o rischiare di non ottenere nulla. Si è trovato un compromesso con gli avvocati del partito: “Abbiamo valutato che fosse meglio avere la restituzione a rate, anche con una scadenza lunga, piuttosto che trovarci con un pugno di mosche. Se avessimo chiesto tutto e subito, il partito sarebbe collassato e lo Stato avrebbe perso tutto”.
La forma è indubbiamente salva, tutto secondo regole e norme, ma la sostanza è ben diversa. Una dilazione di quasi 80 anni non si era mai vista e, anche concedendo l’importanza democratica di tutelare la sopravvivenza di un partito politico, forse qualcuno è stato troppo prudente: quei 600 mila euro l’anno, ad esempio, sono meno del 10% dei contributi che militanti e simpatizzanti hanno versato alla Lega nel 2018. Deputati, senatori, iscritti, semplici elettori e imprese hanno versato infatti nelle casse del partito ben 7,1 milioni. Una svolta. Salvini ha chiamato alle armi e voilà il popolo leghista ha risposto. Nel 2017 i contributi volontari erano fermi sotto il milione.
Insomma, se c’è da restituire il maltolto, il partito può farcela da solo, come ha già dimostrato l’anno scorso e senza diluire in 80 anni. La salute ritrovata ha fatto registrare alla Lega il primo utile dopo anni di perdite. Il bilancio ha chiuso infatti in positivo per 2,5 milioni. Senza farsi mancare nulla nella sua attività. Non solo: quest’anno, visto il consenso crescente, è attesa un’impennata dei contribuiti del 2 per mille che dovrebbe più che raddoppiare i 900 mila euro del 2018. E allora quella misera rata di 600 mila euro annui concessa ai tempi appare davvero un bel “regalo” a Salvini. Di fatto senza gli interessi con cui Centemero ha attualizzato il debito, lo Stato rinuncia ogni anno e per 75 anni a quasi un milione di euro che gli spetterebbe. Ecco il maxi-sconto a Salvini.