Il Sole 24 Ore, 20 luglio 2019
Aziende confiscate alla mafia, una su cinque sopravvive
Un’azienda sana può salvare un’impresa sottratta alla mafia. È una sfida nella sfida. Lanciata dal prefetto Bruno Frattasi, direttore da febbraio dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Qualche giorno fa, in audizione alla commissione Antimafia presieduta da Nicola Morra (M5S), Frattasi ha spiegato tutte le criticità dei due settori d’azione: beni immobili e aziende. Forte di un’esperienza quasi quarantennale di prefetto, il direttore dell’Agenzia ha in capo la scommessa stessa di una struttura appena riformata e, dunque, attesa a risultati diversi dai problemi annosi trascinatisi negli anni. Come prevede il nuovo Codice antimafia, le aziende «in sequestro e confisca possono avvalersi, oltre che del sostegno qualificato del mondo imprenditoriale, anche dell’ausilio tecnico delle Camere di commercio».,Frattasi poi rivela un’altra mossa: «L’Agenzia intende valorizzare forme di collaborazione con associazioni di qualificati professionisti che possano portare all’interno di queste aziende una cultura manageriale fortemente orientata al rispetto delle regole». Il prefetto non si nasconde difficoltà e rischi. Ma sottolinea la necessità della «inversione di una narrativa screditante, tendente a identificare l’impresa confiscata come una sorta di bad company». Se è fondato, il processo virtuoso «deve passare attraverso un’attenta opera di ripulitura interna e la sistematica osservanza dei modelli organizzativi di compliance previsti dalla normativa sulla responsabilità societaria».
I numeri attuali, del resto, sono sconfortanti. Le aziende ex mafiose che hanno già una destinazione sono 1.003; quelle in gestione all’Agenzia 2.982. Frattasi fa notare in Antimafia come «il numero delle aziende confiscate portate in liquidazione si attesta a una soglia elevatissima, supera il 90% dell’intero plateau». Il prefetto ha svolto in questi mesi una verifica sulle aziende in gestione. Con esiti drammatici: «Solo il 34%, tra quelle sottoposte a sequestro, è ancora effettivamente attivo». Con la confisca di primo grado le aziende ancora attive sono «poco oltre il 27%». E a confisca definitiva si precipita «a circa il 19%», una su cinque.
La musica cambia poco con gli immobili ex mafiosi. Destinati in 15.868, in gestione all’Agenzia 16.864. La tragedia sta in una procedura dove, dopo la destinazione, di solito a un ente locale, il bene resta abbandonato. «La percentuale di riuso in una rilevazione su circa 6mila immobili è di poco oltre il 60%». Contro queste assurdità indegne la sfida ricomincia.