La Stampa, 20 luglio 2019
I 90 anni della Capannina
Potenza delle idee, quando la vita era più semplice: correva l’anno 1929, all’albergatore di Forte dei Marmi Achille Franceschi (sindaco della città nel 1919) venne l’intuizione di ripulire un vecchio capanno sulla spiaggia, fino ad allora usato da un falegname come rimessa di attrezzi. Non solo: lo dotò di un banco bar per servire bevande e pasticcini, di un grammofono a manovella per allietare i clienti e di tavolini su cui giocare a carte. Nasceva così la mitica «Capannina», ancora oggi punto di riferimento, leggenda: il locale riscosse immediato successo e riuscì ad attirare clientela da tutta la penisola, contribuendo in modo determinante all’esplosione di Forte dei Marmi come meta turistica d’élite.
Ne sono corsi di Negroni, musica, ospiti illustri e notti d’estate, da allora. Durante gli anni Trenta era di moda sedersi a un tavolo della Capannina al tramonto e sorseggiare un drink; guardandosi intorno si potevano scorgere nobili come Della Gherardesca, Rucellai, Rospigliosi e Sforza, poeti e intellettuali del calibro di Repaci, Ungaretti, Montale, Levi e Pea.
Poi ci fu un incendio, ma il locale venne ricostruito a tempo di record, nel 1939, su progetto dell’architetto Tempestini. Da allora la struttura non ha più subito significative modifiche, è rimasto il simbolo della Riviera versiliese: negli anni del boom economico ospitò spettacoli degli artisti nazionali e internazionali più famosi e up-to-date (Édith Piaf, Charles Trenet, Patty Pravo, Ray Charles, Peppino di Capri, Fred Bongusto, Gloria Gaynor), ebbe tra gli ospiti il gotha dei capitani d’industria italiani (Agnelli, Barilla, Marzotto, Moratti), a quei tempi Piero Angela manifestava il suo animo di artista, non ancora quello di divulgatore scientifico, di splendido narratore di natura e scienza, di estimatore di quark e ornitorinchi, faceva il pianista col nome d’arte di «Peter Angela». Dove? Alla Capannina. C’era anche Giancarlo Fusco, autore dello splendido Duri a Marsiglia (Einaudi), definito da Arpino uno dei libri più riusciti di un «novellatore straordinario e intrattenitore da caffè notturno». Irrequieto, anticonformista, eccentrico, Fusco non aveva i soldi per i calzini, ma si pitturava di nero le caviglie. Tra i figli della Capannina anche Renato Salvatori, «povero ma bello» prima di arrivare a Cinecittà, che qui tornerà da attore di successo, con la sua Annie Girardot.
Oggi, a novant’anni dalla nascita, il locale più longevo d’Europa - già celebrato dal cult di Carlo Vanzina Sapore di Mare, con quel Jerry Calà divenuto uno dei nomi più legati al locale - viene ricordato dal volume La Capannina di Franceschi - da Achille Franceschi a Gherardo Guidi. 90 anni di un mito (Gruppo Editoriale), con oltre 130 fotografie e documenti, e parallelamente da un fitto programma di eventi e ospiti.
Le rime del conte Boni saranno da aggiornare «La Capannina diventa capanna / si tinge le labbra / s’allunga la gonna / non è più ragazza ma donna», ma l’eco delle scandalose ferie e trasgressive serate resta, se il fior fiore del jet-set (come ha detto un sondaggio tra mille vip) ancora riconosce al «Forte» e alle sue ampie spiagge larghe, alla sua riservatezza, alle sue ville immerse nel verde il rango di posto chic inferiore solo a Portofino. La visione di Achille Franceschi, che trasformò una località balneare nella capitale della villeggiatura (senza dimenticare il «vialone a mare» voluto dallo stesso Franceschi e il «Grand Hotel» anch’esso opera dalla famiglia Franceschi, poi demolito) è intatta. In alto i calici: brindisi by night e selfie per la vecchia, giovanissima Capannina.