La Stampa, 20 luglio 2019
Meno omicidi e più ergastolani
Al grido di tolleranza zero si marcia verso l’approvazione del decreto sicurezza bis. Pene più severe di qui, meno benefici di là, chiavi buttate, gente da far marcire dietro le sbarre: anche questo provvedimento è animato dalla particolare tendenza della filosofia del diritto così di successo non soltanto in questo governo ma in molti dei precedenti. La conseguenza è una spettacolare serie di paradossi. Come sappiamo i reati calano ogni anno da almeno un paio di decenni, l’ultimo dato dice meno 12 per cento. Dal 2008 al 2017, per esempio, gli omicidi sono diminuiti del 43 per cento, eppure nello stesso periodo gli ergastolani sono aumentati di quasi il 25 per cento. Come è possibile? Be’, è possibile per quella filosofia del diritto là, del marcire dietro le sbarre. Quindi scendono i furti, le estorsioni, le rapine, e salgono i detenuti. Quattro anni fa erano circa 52 mila e adesso siamo oltre i sessantamila, almeno diecimila di troppo rispetto alla capienza delle nostre galere. Celle sovraffollate, una ogni quattordici senza riscaldamento, una ogni tre senza acqua calda (sono tutti dati di Antigone), tremila morti in vent’anni di cui un terzo per suicidio. Lo so, questa rubrica risulterà sommamente noiosa, piagnona e velleitaria, perché la galera è un mondo a sé, e noi abbiamo già di che preoccuparci del nostro. Se n’era accorto anche Solzenycin, quando si chiedeva che fine avesse fatto quella bella tradizione popolare di portare pacchi ai detenuti nei giorni di festa. Era una tradizione morta con la rivoluzione bolscevica, e si sa, quando arrivano i buoni, di che cattiverie sono capaci.