Corriere della Sera, 20 luglio 2019
La rivalità tra Garrone e Sorrentino
Nessuno dei due torna volentieri sull’argomento. Così vile e fuori fuoco. Ma la rivalità esiste, eccome. Polarità differenti, tessere che non combaciano. Sensibilità e punti di vista divergenti sull’arte e il racconto per immagini. Percorsi paralleli uniti da un inevitabile antagonismo. Di qui, Matteo Garrone, romano, 50 anni, figlio del critico teatrale Nico Garrone, autore nel ‘96 del primo cortometraggio, Silhouette, colto da inaspettato successo nel 2003 con L’imbalsamatore, noir urbano costruito come un affresco fiammingo, consacrato nel 2008 grazie a Gomorra, dal libro di Saviano, manifesto del neorealismo ritrovato, oltre 10 milioni di incasso. Di là, Paolo Sorrentino, 49 anni, napoletano, premio Oscar 2014 per La grande bellezza, talento scosceso che dopo Le conseguenze dell’amore attraversa Youth (2015), la serie tv The Young Pope (2016) e Loro, il pamphlet in due parti su Berlusconi.
Di fronte all’eterna domanda, rivali o no?, i due tagliano corto: «Ora l’orizzonte è sereno. Il rapporto è buono. Ma c’è stato un tempo non lontano in cui, se ci incontravamo, dimenticavamo di salutarci. Eppure eravamo inquilini dello stesso palazzo nella Roma multietnica di piazza Vittorio». Garrone nel vecchio atelier con quadri e disegni, Sorrentino nell’attico degli Amarcord. «La cosa peggiore che può capitare a un uomo che trascorre molto tempo da solo è di non avere immaginazione», dice Toni Servillo, protagonista de Le conseguenze dell’amore, opera seconda di Sorrentino.
L’arte prima di tutto. Prima del cinema. Il pittore (Garrone) e lo scrittore (Sorrentino). Il fuoco della rivalità è antico, ma si accende a Cannes quando Gomorra e Il Divo condividono il palmares: al primo va Gran Prix (bissato nel 2012 con Reality), il secondo vince il Gran Premio della Giuria. Doppio colpo: non capitava dal 1972 quando Il caso Mattei di Rosi e La classe operaia va in paradiso di Petri si divisero la Palma d’oro. Li batte Entre les Murs di Laurent Cantet. Ma i due si dicono «orgogliosi di rappresentare l’Italia e felici di essere uno stimolo per tanti altri registi in cerca di strade meno ovvie». Il dualismo serve: è benzina per le idee. I duellanti seguono tracciati diversi e si muovono sotto gli occhi di un arbitro imparziale, Nanni Moretti, oggi faro delle nuove generazioni e una volta ribelle ante litteram con quel Match in tv (‘77) davanti ad Arbasino contro Monicelli e la commedia all’italiana. Fu Moretti a incoraggiare gli enfant prodige all’inizio. Fu lui a volerli in partecipazione speciale nel Caimano e con loro formò un indimenticabile terzetto a Cannes nel 2015.
L’Italia che ama le contrapposizioni, cresciuta straparlando di Coppi e Bartali, Mazzola e Rivera, Sophia e la Lollo si compiace e apre a due tifoserie: curva Pasolini per i garroniani, curva Fellini per i sorrentiniani. Il riferimento è allo stile. Quanto Matteo è verista, post moderno, fantasy, tanto Paolo è onirico, umbratile, grottesco, legato alla memoria e all’Amarcord. Tutti e due, Sorrentino e Garrone, hanno ragionato sulla «grande bellezza», che poi è diventato il successo (e il marchio di fabbrica) di Paolo. E tanto meglio se sul ring si contrappongono registi speciali, veri intellò: è il segno che il cinema non vive di solo di cipria e glamour. Ovviamente se i due non sono pappa e ciccia «è colpa di giornali e tv». Così Garrone confermò in un’intervista al Guardian: «Tutti ripetevano che eravamo in competizione. Alla fine è accaduto davvero».
Rivali, non nemici. Come Bernardo Bertolucci e Marco Bellocchio, duellanti per forza per trent’anni, anche per ragioni di territorio: di Parma uno, di Piacenza l’altro. Nel ‘62 Bertolucci debuttava con La commare secca, nel ‘64 arrivava Prima della rivoluzione. L’anno dopo I pugni in tasca fu un caso. Ma la favola Garrone vs Sorrentino è soprattutto Pasolini contro Fellini: Il racconto dei raccontievoca Il fiore delle Mille e una Notte di PPP. In Youth – La giovinezza Michael Caine, come Mastroianni in 8 e mezzo, somiglia come una goccia d’acqua a Federico. Spiegazione: «I nostri film, con percorsi diversi, cercano di trasmettere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema». La nuova sfida è alle porte. Garrone prepara un Pinocchio fantasy con Benigni, Proietti e Marine Vacth, Sorrentino ha pronto il seguito di The Young Pope. Nelle rispettive curve la ola è pronta a partire.