Corriere della Sera, 20 luglio 2019
Agli Uffizi è tornato il Vaso di fiori rubato dai nazisti
È tornato a Palazzo Pitti, 75 anni dopo, «Vaso di Fiori», dipinto settecentesco dell’olandese Jan van Huysum trafugato dai nazisti nel 1944 e custodito in Germania nella casa di un privato. Ed è stato festeggiato con tutti gli onori possibili: cerimonia ufficiale con fanfara dei carabinieri, facciata di Palazzo Pitti addobbata con stendardi titolati e tre ministri al seguito, gli italiani Alberto Bonisoli (Beni culturali), Enzo Moavero Milanesi (Esteri) e il suo omologo tedesco Heiko Maas. Al di là del protocollo, la restituzione è stata un evento storico che potrebbe aprire porte, fino ad oggi blindate, ad altri capolavori trafugati nei musei italiani (e non solo) dai predatori della storia. Protagonista indiscusso della restituzione-evento è stato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, il tedesco Eike Schmidt sempre più vicino al rinnovo dell’incarico alla guida del blasonato museo fiorentino.
È stato Schmidt, con azioni anche clamorose, a battersi perché il suo Paese restituisse il dipinto sino a spingersi ad appendere, nel punto dove l’originale era custodito prima di essere depredato, una copia fotografica in bianco e nero del dipinto con scritto a lettere cubitali in italiano e tedesco «Rubato».
Adesso anche quella copia entrerà nella storia e un museo di Londra l’ha già chiesta in prestito per una mostra. Eike l’ha autografata e l’ha donata al suo connazionale Maas. «Grazie direttore, l’appenderò nel mio ufficio», ha risposto il ministro. Che poi ha sottolineato come «l’arte unisce e genera cultura, creando anche un’identità», europea naturalmente, libera e unita da quell’Umanesimo e quel Rinascimento nati a Firenze. «Un’Unione europea senza libertà, senza diversità, senza solidarietà è come un museo senza quadri. Come un vaso senza fiori. Come privata della sua essenza», ha detto Maas.
Il ministro Bonisoli ha ricordato la collaborazione tra Germania e Italia e ha ringraziato anche il lavoro dei carabinieri (ieri era presente il comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri) che hanno seguito indagini difficili e delicate. Rivelando che si sta lavorando ad altri casi di restituzione di opere d’arte. «Ci sono alcune opere sulle quali stiamo lavorando per farle rientrare in Italia – ha spiegato il ministro dei Beni culturali – e altri oggetti artistici che è invece l’Italia a dover restituire». E Schmidt ha aggiunto: «Questo è un lieto fine di una lunga battaglia, ma anche un precedente, perché c’è ancora tanta arte che manca dalla seconda Guerra mondiale».
Il capo della Farnesina, Moavero Milanesi, citando le sfide calcistiche tra Italia e Germania ha detto che italiani e tedeschi stavolta hanno giocato nella «stessa squadra ed entrambi hanno vinto».
Infine l’ultimo atto del cerimoniale. Il battesimo del ritorno del quadro con l’apertura di un drappo rosso che lo nascondeva, gli applausi e il direttore degli Uffizi Schmidt che ha trasportato con piglio teutonico il dipinto nella Sala della Musica della Galleria Palatina e lo ha chiuso in una teca di cristallo dove resterà per quattro mesi in mostra. Per poi tornare nella Sala dei Putti dove aveva emanato bellezza per oltre un secolo.