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 2019  luglio 20 Sabato calendario

Periscopio

Blindare, che noia. Lasciare libero l’assaggio. Dino Basili. Uffa news.Spesso mi mettevo a guardare a lungo il cortile vuoto della scuola: esiste qualcosa di più vuoto di un cortile di scuola verso sera? Heinrich Boll, Biliardo alle nove e mezzo. Mondadori. 1959.
Milano, a suo modo, è una città musicale, ha un ritmo tutto suo, molto serrato. Dicala Kante designer senegalese, operante nei gioielli. (Giovanna Maria Fregnani). Vivimilano.
Se avesse potuto, mio padre avrebbe fatto come Rousseau che mise i figli all’orfanotrofio. A un certo punto pensai davvero di essere un orfano e nell’immaginarlo ero convinto che quello fosse il solo modo di andare incontro ai desideri di mio padre. Federico Sanguineti, dantista. (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Firmo una nuova linea di vestaglie. Colorate, sensuali. Adatte anche ai politici. A chi in particolare non so, non li conosco. Cristiano Malgioglio, cantante (Laura Martellini). Corsera.
Quando, tirata troppo la corda, Di Pietro si dimise dalla magistratura (dicembre 1994), Piercamillo Davigo scrisse questo generoso epitaffio: «Tu mancherai alla magistratura che, per tuo merito, ha acquistato credibilità e considerazione». Elogio che stride con le magagne di cui Totò ha disseminato la carriera e conferma la distanza di Davigo dal comune sentire. Giancarlo Perna, saggista politico. La Verità.
Quando feci la Prima comunione, a 9 anni, ricevetti come una ferita nel cuore e nello stesso tempo provai una gioia infinita. Mi chiesi da dove provenisse quel misterioso pane che feriva e riempiva di indicibile felicità, e sentii una voce chiara nella coscienza: «Questo pane viene dal Cielo». Ho intuito subito la vena mistica di Alda Merini. Anche se cercava di nasconderla, perché era la sua parte più intima. Arnoldo Mosca Mondadori. (Giangiacomo Schiavi). Corsera.
I politici italiani non fanno che parlare di «riforme» ma purtroppo sono solo loro che possono farle. Ciò significa che studieranno un sistema di potere ancora più coercitivo, ancora più funzionale al mantenimento del sistema stesso. Non si preoccupano neanche di nasconderlo, fino a proclamare, con solenne boria, che soltanto dal seconda parte della Costituzione ha bisogno di correttivi. Ma la seconda parte è appunto quella che riguarda la gestione del potere. Ida Magli e Giordano Bruno Guerri, Per una rivoluzione italiana. Bompiani 2017 (prima edizione Baldini&Castoldi, 1996).
Io sono nato due mesi dopo la deportazione in Polonia di mio padre e l’ho visto per la prima volta dopo la Liberazione. Papà era affettuoso ma erogava un senso di disciplina. Appena mi vide con dei boccoli da putto disse: «Fagli tagliare i capelli». Nel frattempo era nato mio fratello Alberto e cominciai a frequentare le scuole elementari alla Leonardo Da Vinci. La mia maestra, Maria Bertin, mi insegnò a imparare e quel bagaglio mi ha aiutato fin negli anni del ginnasio al Carducci. Salvatore Veca, filosofo. (Pierluigi Vercesi). Corsera.
Io e Christian De Sica abbiamo entrambi il senso del ritmo. Proveniamo dalla musica: da giovani ci esibivamo nelle balere e nei locali di Milano, col gruppo La Pattuglia Azzurra. Io suonavo la batteria; lui cantava e mio fratello Fabio suonava la chitarra. Fu l’impresario di Celentano, Luigi Canzi, lo stesso che ha scoperto Al Bano, a farci incontrare nel 1971. Christian allora aveva un microfono Sennheiser, sinonimo di talento e ricchezza: lo invidiavamo tutti. Nel 1974, quando gli morì il padre, ci siamo persi di vista. Nel frattempo, m’ero sposato e ho continuato a lavorare nello spettacolo, sponsorizzato da Cochi Ponzoni, Renato Pozzetto, Enzo Jannacci. Dieci anni dopo, rieccoci sul set del film di Carlo Vanzina, Yuppies: fu Sergio Corbucci a consigliarci di fare coppia comica. Siamo diventati una «coppia di fatto» e non era nelle nostre previsioni. E abbiamo continuato a «passarci la palla». Massimo Boldi, attore. (Cinzia Romani), il Giornale.
L’opulenza trevigiana si ripiega, si spaventa, spranga le case e le ville, guarda con sospetto i forestieri di tutti i colori, sa di non farcela più come prima. Qui, un tempo non lontano, i grandi opifici, le aziende tessili come la Sanremo che al mattino mandava i suoi pullman a raccogliere lavoranti per tutta la provincia, a centinaia, a migliaia, processioni di torpedoni nel ventre della immane officina; adesso regnano le erbacce e una sessantina di superstiti si ostinano ad aspettare il nulla, come in un racconto di Dino Buzzati. Massimo Del Papa, Il rompicoglioni. Alberto Liberali Editore, 2014.
Mio nonno affidò proprio a me i suoi atroci ricordi perché ero ammalata, una febbre misteriosa che ogni 15 giorni aumentava. Il nonno dovette farmi 36 punture di penicillina, molto dolorose, in cambio di un premio: 50 lire l’una. Se devo morire, ne voglio 100, replicai. Ci accordammo per 75. Mi portò in convalescenza sulle Dolomiti, a Susin di Sospirolo. E lì, sotto i glicini di un albergo liberty, cominciò a raccontare, a partire dalla madre Iskuhi, che lo aveva partorito a 16 anni e che morì a 19 dando alla luce Sempad. Antonia Arslan, romanziera, autrice de La masseria delle allodole. (Stefano Lorenzetto). Corsera.
Negli ultimi giorni dell’aprile 1945, un camion a carbonella parte da Milano verso Napoli. A bordo, protetti da un telo, in bilico su sedili smontati da un cinematografo, Gorni Kramer, Franco Cerri, Luciano Tajoli e il Quartetto Cetra: un pezzo della storia della musica italiana. A Napoli li attendono gli americani dello Special Service: li hanno scritturati per ascoltare jazz. Ma il camion va in panne alle porte di Piacenza. Gli artisti arrivano in città in autostop. È un viaggio da tregenda, su ponti semidistrutti, strade da avventura. A Bologna improvvisano il primo spettacolo, per pagarsi la cena. Aldo Cazzullo, Giuro che non avrò più fame. Mondadori, 2018.
Nello zoo il leone dormiva e, di quando in quando, socchiudeva pigramente gli occhi dorati, nei quali si leggeva lo sconforto di coloro cui non è consentito né vivere, né morire; con la coda possente scacciava le mosche. Il lupo andava avanti e indietro, girando intorno alla propria follia. La tigre fiutava il pavimento, cercando un posto nel quale sdraiarsi. Due cammelli si tenevano immobili e fieri, una coppia di principi orientali. Isaac B. Singer, Nemici – Una storia d’amore. Longanesi, 1972.
Una notte tornò il vento e il bosco ricominciò a mugolare. Sbattevano le imposte e i grandi rami scricchiolavano piegati dalla forza dell’aria. Guido Conti, Il tramonto sulla pianura. Guanda.
«In vino veritas». Ecco perché non bevo mai. Roberto Gervaso. Il Messaggero.