Marco Iaria per la Gazzetta dello Sport, 19 luglio 2019
IL VERO RE DELL’ESTATE RESTA MINO RAIOLA – IL COLPO DE LIGT E’ VALSO ALL'AGENTE DELL'OLANDESE BEN 10,5 MLN DI COMMISSIONI – FATTO MANOLAS CON IL NAPOLI, IN QUEST’ESTATE CALIENTE IL NUMERO 1 DEI PROCURATORI HA IN MANO DI NUOVO LA CARTA-POGBA, CON ZIDANE CHE PREME PER AVERLO AL REAL – E POI KEAN, DONNARUMMA E BALOTELLI: I SUOI ASSISTITI SONO AL CENTRO DEL MERCATO - GLI AGENTI SI FANNO RICCHI CON LE INTERMEDIAZIONI DEI TRASFERIMENTI: QUASI 2 MILIARDI IN 5 ANNI -
Quanto è costato l' acquisto di De Ligt alla Juventus? 75 milioni. Anzi no: 85,5. I 10,5 milioni di differenza sono i cosiddetti «oneri accessori», cioè la commissione pagata all' agente del calciatore, Mino Raiola, per l' intermediazione nell' affare.
Così il colpo che, dopo Ronaldo, rappresenta un ulteriore salto di qualità del club bianconero nel processo di espansione globale, è anche l' occasione per tornare a parlare di un fenomeno figlio del calcio business: lo strapotere dei procuratori. La Juve fa da «cavia» semplicemente perché è l' unica società italiana, per doveri di trasparenza nei confronti del mercato borsistico, a divulgare l' entità delle commissioni delle singole operazioni: non lo comunica nessun' altra, nemmeno le altre due quotate a Piazza Affari.
Ma non significa che solo i bianconeri paghino i procuratori così profumatamente, tutt' altro. Basta scorrere l' elenco dei compensi annuali agli agenti, diffuso dalla Figc: nell' anno solare 2018 l' Inter è quella che ha sborsato di più in Serie A, 24,9 milioni, poi la Juve a quota 24,3, quindi la Roma a 23, il Milan a 16,7, il Napoli a 14,2 e via via tutte le altre. Complessivamente i club del massimo campionato hanno speso 172 milioni nel 2018 (erano 138 nel 2017).
In realtà gli enormi guadagni dei procuratori sono un fenomeno globale, come documenta il report della Fifa «Intermediaries in international transfers 2018». Negli ultimi cinque anni sono stati spesi quasi 2 miliardi di dollari per le commissioni agli agenti nell' ambito dei trasferimenti dei calciatori, con una preoccupante escalation dai 241 milioni del 2014 ai 548 del 2018.
E stiamo parlando soltanto dei trasferimenti internazionali, monitorati dalla Fifa attraverso il Tms (Transfer Matching System) che impone ai club di fornire informazioni riguardanti gli intermediari utilizzati per le operazioni di compravendita con l' estero. Il 19,5% di tali operazioni, a partire dal 2013, è avvenuto alla presenza di almeno un mediatore. Bene, i quasi 2 miliardi di dollari citati prima sono finiti fuori dal sistema, senza alcun reinvestimento all' interno della famiglia calcistica: dalle casse delle società alle tasche degli intermediari.
Formalmente, tre parti sono coinvolte nella negoziazione di un trasferimento: il calciatore, il club acquirente e - se l' atleta è ancora sotto contratto - il club venditore. Ciascuna parte può scegliere di impiegare uno o più intermediari, che per i loro servizi percepiscono una commissione.
La deregulation varata dalla Fifa di Blatter nel 2015 ha reso il mercato una vera e propria giungla: niente più albi, con la conseguenza che chiunque può improvvisarsi procuratore a patto di assicurare di avere una reputazione impeccabile (in Italia, nel frattempo, è sopraggiunta una legge dello Stato); nessun limite di mandato, per cui l' intermediario può trattare per conto di chi vende, di compra, dello stesso oggetto della compravendita, in barba ai conflitti di interesse; niente tetto alle commissioni, con una semplice «raccomandazione» di limitarle al 3% dello stipendio lordo del giocatore o del prezzo del trasferimento. In questo modo, i procuratori fanno molti più soldi sedendo al tavolo delle trattative di una compravendita che non assistendo l' atleta per la sottoscrizione (o il rinnovo) di un contratto.
«Tutte le società sono sotto scacco. Sarebbe ora di porre fine a questo malcostume», ammette il dirigente di un club di Serie A che preferisce l' anonimato. Ci sono super-agenti in grado di influire sulle scelte di una società e sui destini di un calciatore, esercitando in qualche modo un diritto di proprietà sullo stesso, sebbene le Third Party Ownership (Tpo) siano state messe al bando. Ma è un sistema che, spesso, fa comodo agli stessi club.
È il caso, per esempio, delle convenienti operazioni a parametro zero: trovo mesi prima l' accordo col calciatore in vista della scadenza, risparmio sul costo del «cartellino» e sono ben contento di riconoscere una commissione all' agente. Per non parlare di situazioni di necessità: sono costretto a cedere un calciatore entro una certa data per motivi di bilancio, o voglio semplicemente disfarmene perché non rientra più nei piani tecnici, e do al procuratore il mandato a vendere sfruttando la sua rete di relazioni.
Di sicuro, le regole vanno riscritte ed è ciò che sta provando a fare la Fifa di Infantino, con l' annunciata riforma che dovrà entrare nel 2020. Le ipotesi allo studio? Nuovo albo per gli agenti, tetto ai compensi, pubblicazione delle cifre di ogni operazione, divieto di doppia rappresentanza. Basteranno?
2. DI PORTA IN PORTA SENZA FORZATURE COSÌ LAVORA RE MINO Carlo Laudisa per la Gazzetta dello Sport
Quando nella primavera del 2012 Mino Raiola fa il giro delle sette chiese per proporre l' affare-Pogba, la prima sosta la fa nell' allora sede del Milan di via Turati. Il diciannovenne centrocampista francese del Manchester United è a parametro zero.
L' agente italo-olandese chiede una commissione di 4,9 milioni di euro, oltre ad un percorso di valorizzazione per il suo assistito. Adriano Galliani è tentato, ma Barbara Berlusconi si oppone in onore della spending review rossonera e del relativo bando alle ricche parcelle per i procuratori.
La storia ci dice che, invece, la Juve di Agnelli sposa con convinzione quella proposta, con evidente soddisfazione sia per i risultati in campo del Polpo che per i benefici economici ottenuti nel 2016 con il suo ritorno allo United per ben 110 milioni di euro. Una plusvalenza memorabile e un' indiretta risposta a chi aveva considerato spropositata la consulenza di Mino che, peraltro, in questa tornata spunta l' intermediazione sia dal venditore che dal compratore e porta a casa ben 49 milioni di euro. Questo flashback può servire per leggere con razionalità un fenomeno che da sempre suscita polemiche. Per Raiola le mezze misure non esistono.
Sia in termini di ambizione che, ovviamente, di compensi: per lui, per i suoi assistiti e i club in affari con loro.La sua regola-madre è quella di concordare con i propri clienti un percorso da prima pagina.L' arma principale? Il rapporto fiduciario. Il vanto? «Io non incateno nessuno, non impongo contratti ai miei calciatori». Facendo leva su ciò punta sempre al massimo.
Ibrahimovic è l' emblema di questo tipo di sinergia. Lo svedese arrivò a guadagnare 15 milioni netti all' anno nell' Inter di Moratti, quando CR7 e Messi erano a quota 20. In questa logica anche Balotelli ha provato ad entrare nell' Olimpo dei big, ma è fatalmente scivolato solo per la sua incompiutezza.
Nel frattempo Raiola ha iniziato un paziente lavoro di semina che l' ha portato a raccogliere talenti in giro per l' Europa. Il colpo-De Ligt è il primo segnale della riscossa. In quest' estate caliente ha in mano di nuovo la carta-Pogba, con Zidane che preme per averlo al Real. E ancora una volta si prospetta per lui una super-commissione, considerato che sta combattendo in prima linea la battaglia con il Manchester United.
Per tornare alla Juve è d' attualità il rinnovo di Kean, altro golden boy del nostro calcio. E in casa-Milan c' è agitazione sul futuro di Donnarumma. In assenza di acquirenti il portierone va a scadenza nel 2021. Raiola stavolta porgerà l' altra guancia ad Elliott e i suoi manager? O andrà ancora al super incasso?