La Stampa, 19 luglio 2019
I chirurghi operano con l’ologramma
C’è una bambina che pedala veloce in triciclo, lungo il reparto di Cardiochirurgia Pediatrica dell’IRCSS Policlinico San Donato Milanese. Si chiama Melissa, è albanese, il 10 agosto farà 7 anni, due mesi fa la davano per spacciata. Colpa di una massa tumorale grande come una saponetta, cinque centimetri per tre, posizionata nella parte posteriore del cuore. Un tumore cardiaco rarissimo, che si presenta solo nello 0,3% delle cardiopatie congenite. Un tumore per fortuna benigno che le hanno asportato dopo aver ricostruito il suo cuore con un ologramma, simulando in realtà virtuale il quadro clinico per studiare le strategie dell’intervento. Quattro ore è durata l’operazione che le ha salvato la vita. All’uscita della Rianimazione, Melissa ha sorriso al padre: «Papà mi hanno tolto quella brutta cosa al cuore. Ma adesso mi dici come si chiama il dottore che lo voglio ringraziare?».
Il dottore si chiama Alessandro Giamberti, è il responsabile del Centro di Ricerca Cardiopatie Congenite dell’Adulto del Policlinico e ha un curriculum lungo così: «In 30 anni di carriera ho visto solo 4 tumori cardiaci». E’ talmente raro che Melissa la prima volta che si è sentita male, autunno 2017, in campagna in Albania, quando è caduta a terra svenuta, nessuno ha capito cosa avesse. «Mi avevano detto che poteva essere una cosa passeggera. E invece Melissa è stata ancora male», racconta suo padre Vukulosc, in Italia da 20 anni, ogni santo giorno al capezzale della figlia in attesa di riportarla finalmente a casa tra qualche giorno.
Non è stato facile diagnosticarle il male. Ancora più difficile capire chi potesse eseguire l’intervento. I genitori di Melissa abitano tra Cremona e Brescia. Dai medici degli ospedali della zona sempre la stessa risposta: «Gli unici che possono operare Melissa sono al Policlinico di San Donato». Il 27 maggio la bambina entra in ospedale, uno dei centri di eccellenza internazionali per la chirurgia pediatrica. Il tumore è in una posizione delicata, tra la valvola mitralica e le coronarie, e le provoca delle violente aritmie. Intervenire sembra molto pericoloso. C’è il rischio di danneggiare gli organi circostanti.
Poi arriva l’intuizione del dottor Giamberti e dei suoi colleghi. Il software per l’ologramma è stato elaborato dall’equipe del Policlinico San Donato con gli ingegneri biomedici del Politecnico di Milano. Spiega il medico che ha seguito l’intervento: «L’ologramma ci ha consentito di visualizzare meglio la conformazione della massa e di decidere quale fosse la miglior via d’accesso e la modalità di intervento. In questo caso la tecnologia è stata davvero cruciale, direi salvavita, perché ci ha dato la certezza di poter enucleare il tumore, fortunatamente benigno, senza provocare danni. La rimozione era assolutamente necessaria, poiché la massa crescendo avrebbe potuto ostruire il flusso sanguigno dando origine ad aritmie, talvolta mortali».
L’intervento viene provato e riprovato con l’ologramma perfetto del cuore di Melissa. Anche la mattina dell’intervento, come in un videogioco, si passano e ripassano tutti i passaggi. Non si può sbagliare. Gli organi vitali sono molto vicini. «Quando Melissa è entrata in ospedale sembrava inoperabile. Suo padre ci chiedeva se dopo l’intervento sua figlia si sarebbe risvegliata». Riuscire in un’impresa medica così, che ha pochi precedenti al mondo, mai in Italia, si capisce che non è solo una questione di Medicina e Chirurgia. Il dottor Alessandro Giamberti per raccontare che è andato tutto bene usa le parole di un padre più che di un chirurgo: «Lei sta bene. Uscirà tra pochi giorni. Adesso la vediamo girare in reparto in triciclo».
Anche il padre di Melissa non vede l’ora che arrivi quel momento, dopo aver passato 50 giorni, talvolta anche 50 notti, in questo ospedale. Adesso che è tutto finito, quando non bastano le parole per ringraziare chi ha salvato sua figlia, il suo pensiero va ancora alla piccola Melissa: «E’ stata una bambina coraggiosa. Ha voluto sapere tutto della malattia. Di quella brutta cosa che aveva vicino al cuore e che finalmente le hanno tolto. Sono stati due anni brutti. Adesso pensiamo alla festa del suo compleanno».