la Repubblica, 19 luglio 2019
L’invasione delle ultra alghe
Nell’estuario del Gouessant, un tempo riserva naturale, l’immensa distesa di alghe rosola sotto al sole. L’odore è nauseante. «Vede cartelli che avvisano del pericolo? Zero», chiede polemico Yves-Marie Le Lay. Si muove vicino alla melma puzzolente con una maschera e un sensore che comincia a suonare non appena l’aria diventa tossica. «Sopra a una certa soglia, meglio scappare», dice l’attivista. Quest’anno la marea verde si è presentata con anticipo sulla bellissima Côtes-d’Armor, il litorale che va da Saint-Malo a Morlaix. A metà giugno l’alga verde ha cominciato a invadere la baia di Saint-Brieuc, il comune più grande del dipartimento. La grande spiaggia di Valais è deserta. Qualche giorno fa il sindaco l’ha dichiarata non balneabile. La zona contaminata si estende su cinquecento ettari.
Ha un nome dolce, “lattuga di mare”. L’ulva armoricana, l’alga dal colore verde fosforescente che prolifera a nordovest della Bretagna è innocua finché resta in mare. Quando si deposita, ed è esposta al caldo, comincia un processo di putrefazione che rilascia idrogeno solforato. È un gas che può uccidere a una velocità simile a quella del cianuro. Le Lay è andato qualche giorno fa nella vicina Morlaix con il suo sensore di H2S (l’idrogeno solforato) per vedere se la morte di un giovane ostricoltore potesse essere provocata dalla marea verde. L’attivista ha presentato una denuncia presso la procura di Brest che ha ordinato l’autopsia. L’esito è stato negativo: nessun nesso con l’idrogeno solforato, stabilisce il referto.
Nonostante sia stato smentito dall’autopsia, l’ambientalista è soddisfatto. Per una volta, dice, la sua richiesta è stata accolta dalla magistratura. «Mi sembra già un progresso», sostiene l’ambientalista che ha lanciato invano petizioni per autorizzare prelievi del sangue nei casi di morti sospette. Cita i decessi maichiariti di un camionista mandato a raccogliere le alghe dieci anni fa e quello di un uomo che faceva jogging vicino a una marea verde stroncato da un infarto nel 2016. L’inchiesta del runner è stata archiviata, ma la famiglia ha deciso ora di denunciare le autorità. Per una regione turistica come la Bretagna l’impatto mediatico di un allarme sanitario potrebbe essere devastante. L’assenza di segnaletica intorno al fango putrido nell’estuario del Gouessant è il segnale del tentativo di non alimentare la psicosi anche perché il fenomeno è circoscritto. In località come Dinard o Saint-Lunaire i villeggianti fanno il bagno come se niente fosse.
Il fiume che sfocia nella baia di Saint-Brieuc passa vicino a molte aziende agricole. Per anni, l’uso smodato di pesticidi a base di azoto, trasformato in nitrato nel terreno, ha fatto proliferare l’ulva armoricana che si nutre di questo elemento. Quest’anno l’invasione delle alghe è dovuta alle abbondanti piogge di giugno che hanno fatto scaricare nei fiumi i nitrati. Dieci anni fa, quando ci fu una delle peggiori maree verdi della regione, le autorità promisero regole più severe contro i pesticidi. Qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza. Il governo ha stanziato cinquanta milioni di euro negli ultimi cinque anni per la distruzione delle alghe verdi.
Lo stabilimento di Lantic, vicino Saint-Brieuc, non funziona più dal 3 luglio scorso. Il centro dipartimentale dove si raccoglie la lattuga di mare è stato chiuso dopo le proteste degli abitanti della zona. La puzza era insopportabile. In poche settimane sono state raccolte ottomila tonnellate di alghe, l’equivalente di quanto è stato processato in tutto il 2018. «Siamo stati travolti da uno tsunami», ammette il responsabile dello stabilimento, Jean-Yves Le Guern. Adesso le alghe vengono portate in una discarica lontana, aspettando che si possa trovare una soluzione.
La questione sta diventando politica. «Serve un piano Marshall per salvare la Bretagna dalle alghe», dice il leader dei Verdi, Yannick Jadot, che tra qualche giorno arriverà a Saint-Brieuc per una manifestazione. La giornalista Inès Léraud ha pubblicato una graphic novel intitolata “La storia vietata delle alghe verdi": l’inchiesta che parte dal 2009 quando la morte di un cavallo vicino a un cumulo di lattuga di mare aveva acceso i riflettori sui rischi sanitari. Le prime seimila copie della graphic novel sono già esaurite, il volume è in ristampa.