Corriere della Sera, 19 luglio 2019
Il diritto al sesso delle donne in carrozzina
Roma «Quando parlano di noi ci immaginano come asessuate e angelicate, incapaci di desiderare qualsiasi cosa. Truccarsi, farci belle dal parrucchiere, curare il nostro corpo. Tanto a che servirebbe, si chiedono erroneamente gli altri».
Lisa Noja, parlamentare del Pd, 45 anni, in carrozzina per la Sma, l’atrofia muscolare spinale, invece ai piaceri della vita pensa eccome. Oggi è un’affermata avvocata, vive da sola, del tutto indipendente dal punto di vista fisico ed economico. Come deputata sta lavorando con Maria Elena Boschi su una mozione per i diritti delle donne con disabilità.
Cosa chiedete?
«Che il governo assuma l’impegno di inserire nelle politiche di genere la disabilità femminile. Un tema di cui non si parla se non in una cerchia ristretta. Le giovani nelle mie condizioni devono essere aiutate nei bisogni essenziali. Sa quanto è difficile per noi andare dal ginecologo o fare la mammografia? I macchinari non contemplano pazienti sedute. Un esame radiografico per noi è un’acrobazia. Contraccezione, riproduzione: la gente si sorprende che facciano parte dei nostri desideri».
Lei si dice fortunata ma le altre?
«Le altre sono discriminate. Nel mondo del lavoro il tasso di inoccupazione di donne con handicap è del 45% contro il 35 degli uomini. Nelle vita intima abbiamo una probabilità di subire violenza da 2 a 5 volte superiore. Ci è negato il diritto alla femminilità. Uomini e donne sono uguali solo nelle difficoltà di accesso alle carrozzine e ai dispositivi che servono per avvicinarsi a una vita normale. Un esempio: io per muovermi ho bisogno di ruote e pulsanti personalizzati sulla base dei miei bisogni. Chi ha soldi li può comprare, per gli altri è l’ennesima rinuncia».
Come è riuscita a superare i problemi causati dalla malattia con cui è nata?
«I miei genitori hanno creduto in me. Quando ho sentito il bisogno di andare a studiare negli Usa non mi hanno ostacolata e mi hanno lasciato seguire il mio sogno di cavarmela».