Corriere della Sera, 19 luglio 2019
I nuovi particolari sul rogo di Notre Dame
Tre mesi dopo l’incendio che ha fatto crollare la guglia di Notre-Dame, la cattedrale più celebre al mondo resta al centro delle attenzioni di politici, cittadini, media, esperti d’arte. Martedì il Parlamento ha adottato in via definitiva il progetto di legge che dovrebbe consentire di raggiungere il traguardo: riapertura entro 5 anni. Una nuova ricostruzione del New York Times indica una serie di errori che la sera del 15 aprile hanno permesso alle fiamme di guadagnare terreno per 30 cruciali minuti. E mentre il rischio di un crollo totale non può essere scartato, una denuncia ha obbligato ieri il municipio di Parigi ad annunciare una «pulizia approfondita» delle scuole per fine luglio: asili nido, materne ed elementari della zona presentano tassi di piombo dieci volte superiori alla soglia consentita.
La magistratura vuole appurare cosa abbia scatenato il rogo, la pista dolosa è scartata e si pensa a una sigaretta spenta male o a un corto circuito. Ma dopo le prime fiamme, c’è stato spazio per 30 minuti di errori. Il sistema anti-incendio è stato messo a punto in 6 anni da decine di esperti, ma quando alle 18 e 18 si è messo in funzione, l’agente della sicurezza davanti al monitor nel presbiterio non ha letto «fuoco» ma l’indicazione della sacrestia, il codice ZDA-110-3-15-1 (associato a uno dei 160 rilevatori di fumo) e infine il segnale che era scattato il meccanismo di aspirazione.
L’agente era neo-assunto, al lavoro da soli tre giorni. Quattro minuti dopo il messaggio di allarme, ha telefonato a un’altra guardia di stanza nella chiesa chiedendogli di andare a controllare nella sagrestia, adiacente all’edificio principale. A 10 minuti dall’allerta, invece di avvertire i pompieri ha chiamato il capo, senza trovarlo. Venticinque minuti dopo, il capo ha richiamato e ha capito che l’incendio non era nella sagrestia, e ha detto alla guardia di tornare sotto la volta principale. Dopo aver salito 300 gradini l’uomo ha finalmente visto le fiamme nella «foresta», la struttura di legno di quercia che sostiene il tetto, e sono stati chiamati i pompieri. L’incendio stava bruciando le travi da ormai mezzora, e questo ha posto i vigili del fuoco in una posizione di svantaggio quasi impossibile da recuperare.
Nel corso della serata i responsabili della sicurezza e le autorità hanno più volte detto di non essere certi di salvare la cattedrale, e qualche giorno dopo il presidente Macron ha detto in privato che a un certo punto si erano quasi rassegnati. È stato tentato il tutto per tutto, l’invio di pompieri nel cuore delle fiamme, con il rischio che non tornassero. Se la torre Nord fosse crollata, come pareva imminente, ciò avrebbe comportato la caduta delle campane e probabilmente la fine di tutta la cattedrale. Quando Macron ha convocato i vigili del fuoco per ringraziarli, non è stato un gesto formale. Quella squadra ha salvato Notre-Dame, e lo ha fatto rischiando di essere inghiottita dalle fiamme.
Adesso i parigini e i turisti si sono quasi abituati alla nuova situazione: la guglia di Notre-Dame non c’è più ma la struttura portante sembra avere resistito, l’ingresso è vietato e lo sarà per anni ma il panorama dell’Île de la Cité non è snaturato. Eppure l’emergenza, in modo subdolo, continua. Secondo Antoine-Marie Préaut, conservatore dei monumenti dell’Île-de-France, «il rischio di crollo esiste ancora, perché non siamo ancora in grado di giudicare lo stato delle volte». La guglia è crollata ma l’impalcatura che la circondava per il restauro è sempre lì e nei prossimi cinque o sei mesi andrà tolta, con gravi pericoli per la stabilità della cattedrale.
Poi c’è la questione salute: 400 tonnellate di piombo sono cadute nella zona sotto forma di polveri, e il sagrato è ancora vietato all’accesso. Livelli anormali di piombo sono stati trovati sui pavimenti di classi, mense e cortili delle scuole vicine. Aurélien Rousseau (Agenzia regionale della Sanità), ieri ha convocato una conferenza stampa per dire che «tutti i dati raccolti mostrano che la salute della popolazione è stata preservata». Un’inchiesta di Mediapart indica il contrario, e nel dubbio il municipio di Parigi ha avviato un’operazione di pulizia per approfittare delle vacanze, e garantire ai bambini di rientrare a settembre in locali non pericolosi.