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 2019  luglio 18 Giovedì calendario

In Bretagna il mare è verde ma fa scappare i turisti

Un tappeto verde puzzolente che si estende per chilometri e chilometri. In Bretagna, la penisola nel Nordovest della Francia, le spiagge sono sotto scacco: la proliferazione dell’ulva armoricana rende diverse baie luoghi semi deserti. Niente bambini che giocano sulla sabbia, niente turisti che passeggiano sul bagnasciuga, solo distese fangose con le alghe in putrefazione.Come scrive Le Monde, a giugno sono stati contati circa 500 ettari coperti dalle alghe nella baia di Saint-Brieuc, a luglio la situazione è simile nella baia di Yffiniac secondo le rilevazioni del Centre d’étude et de valorisation des algues, l’istituto che si occupa di monitorare il fenomeno. Le associazioni bretoni sono sul piede di guerra e hanno lanciato l’ennesima petizione che denuncia «il fallimento dei piani implementati negli anni per far fronte a questo problema». Non c’è solo una questione turistica, ma i timori riguardano soprattutto la salute pubblica: la decomposizione delle alghe rilascia infatti idrogeno solforato. E le alghe verdi hanno causato anche delle vittime, come il giovane allevatore di ostriche trovato morto nella baia di Morlaix: l’ipotesi è che il gas inalato gli sia stato fatale.
La marea verde di quest’anno è da record. Le misure prese dagli agricoltori per diminuire la concentrazione di azoto e nitrati rilasciati nei fiumi aveva portato a qualche buon risultato gli anni scorsi, ma in questa stagione, addirittura in anticipo rispetto al solito, il fenomeno si è presentato con proporzioni insolite. C’è pure lo zampino del meteo: mancanza di piogge in inverno, poi acqua a catinelle a giugno... Così i fiumi si sono ingrossati rapidamente assorbendo i nitrati accumulati nel terreno. Gli impianti chiamati a raccogliere e trattare le alghe si sono ritrovati un super lavoro: nella baia di Saint-Brieuc, per esempio, hanno dovuto gestire in poche settimane 8 mila tonnellate di alghe, l’equivalente di ciò che solitamente processano in un anno intero. André Ollivro, alla guida di una delle più combattive associazioni locali, invoca un «piano Marshall contro le alghe verdi, necessario per combattere quello che è il vomito frutto dell’agricoltura intensiva. E anche per proteggerci dagli effetti del riscaldamento globale». La settimana prossima a Binic è stata convocata una grande manifestazione di protesta a cui parteciperà anche l’ex ministro dell’ecologia francese, Delphine Batho.
Mathurin Peschet nel suo film L’enfer vert des Bretons (L’inferno verde dei bretoni) racconta la proliferazione sulla costa bretone delle alghe verdi, conseguenza della forzata industrializzazione dell’agricoltura regionale. «Gli effetti delle monocolture, degli allevamenti, dell’utilizzo della chimica... sono lì, davanti a noi», dice il regista del documentario, «ma è difficile ammettere le responsabilità dell’industria agroalimentare».