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 2019  luglio 18 Giovedì calendario

Le cosche americane cercano i successori in Italia

Le famiglie mafiose americane stanno tornando in Sicilia per risolvere due problemi: la mancanza di "talenti" negli Usa, e la necessità di cambiare il modello di business. Il ritorno dei Gambino però è un fatto relativamente nuovo, che dimostra insieme la loro debolezza, e la volontà di rilanciarsi con il traffico internazionale della droga. Lo rivelano fonti investigative direttamente coinvolte nelle indagini.
Secondo queste fonti, i mafiosi americani sono in declino da anni per due motivi. Il primo è la mancanza di nuove reclute: i figli dei boss non vogliono seguire i padri, ma cercano di entrare in attività legittime, e ciò fa mancare tanto le menti organizzative, quanto la manodopera più violenta. Il secondo motivo è economico: il modello che si reggeva sul racket dei sindacati, il gioco d’azzardo e le estorsioni non regge più. L’adesione ai sindacati è in costante calo, le scommesse si fanno su internet, mentre le estorsioni fruttano poco a fronte di enormi rischi, per le dure sentenze che portano. Le famiglie americane quindi sono tornate in Sicilia per cercare la soluzione a questi problemi. In Italia trovano ancora reclute affidabili, disposte a compiere i lavori più violenti, senza cadere nella tentazione di collaborare con gli investigatori di entrambi i Paesi. In termini di "business model", poi, la Sicilia offre l’opportunità di rilanciarsi nel campo del narcotraffico, che è molto più profittevole. Le famiglie americane non lo avevano abbandonato, ma avevano perso peso, mentre quelle italiane sono rimaste forti. In più il traffico internazionale offre il vantaggio di essere più difficile da scoprire per le forze dell’ordine, che devono recuperare le prove in vari paesi.
Le fonti sono colpite anche dal ruolo dei Gambino, che rappresenta una svolta. La famiglia guidata da John Gotti dopo l’omicidio di Paul Castellano non era quella con le radici più forti in Italia. I Bonanno erano più presenti, e nel decennio scorso il gruppo in più legato alla Sicilia era quello dei DeCavalcante del New Jersey, in particolare attraverso la loro connessione con Agrigento. Le cose sono cambiate soprattutto con l’avvento del nuovo boss, Francesco "Franky boy" Cali, figlio di prima generazione di immigrati siciliani, e imparentato attraverso il matrimonio con gli Inzerillo. Lui aveva preso il posto appartenuto a Gotti, e insieme a Thomas Gambino aveva gestito il rilancio dei rapporti con Palermo. Il problema è che il 13 marzo scorso Cali è stato ammazzato davanti alla sua casa di Staten Island, dopo una lite con un ragazzo di nome Anthony Comello. All’inizio si era pensato a un regolamento di conti, come quello che proprio Gotti aveva gestito nel 1985, quando aveva fatto ammazzare Paul Castellano davanti alla steakhouse Sparks nel cuore di Midtown Manhattan, per prendere il controllo della famiglia. 
Poi si è capito che non era così: Comello era un ragazzo mentalmente instabile, che aveva sparato a "Franky boy" per una disputa romantica. Questo omicidio ha dimostrato la debolezza delle nuove famiglie e creato il caos al loro interno. In passato un boss come Cali non si sarebbe mai coinvolto in una questione del genere, o un suo tirapiedi avrebbe sistemato Comello prima che si potesse avvicinare. La morte di "Franky boy" ha poi creato un vuoto di potere e qualche disputa per la successione. In questi momenti di tensione i mafiosi possono litigare, esporsi e commettere errori, di cui le forze dell’ordine hanno approfittato per lanciare l’operazione "New Connection". Ora naturalmente l’incognita diventa come reagiranno le famiglie di Cosa Nostra.