Il Messaggero, 18 luglio 2019
Appuntamento all’Area 51
«Ci incontreremo all’attrazione turistica Area 51 Alien Center e lì coordineremo la nostra irruzione». L’appuntamento è per il 20 settembre ad Amargosa Valley, angolo remoto del Nevada a circa 150 km da Las Vegas. Tra due mesi le 1.456 anime che vivono nel polveroso deserto statunitense potrebbero ricevere in visita almeno un milione e mezzo di persone. Un esercito organizzatosi attraverso l’evento Storm Area 51 diventato virale su Facebook, che dovrebbe svolgersi poco fuori dalla celebre base dell’aeronautica militare degli Stati Uniti e invadere la struttura alla ricerca dei resti di un atterraggio extraterrestre. Leggenda vuole infatti che all’interno del campo siano conservati i rottami di un disco volante insieme alle spoglie del suo equipaggio, rastrellati e nascosti dal governo Usa dopo il cosiddetto incidente di Roswell nel 1947.
IL PROGRAMMANonostante il piano sia evidentemente nato come uno scherzo – anche se ora la situazione sembrerebbe essere sfuggita di mano – il programma è molto articolato e piuttosto divertente. Stando a quanto stabilito dall’australiano Jackson Barnes, ideatore dell’evento e stratega del gruppo, al grido di «non possono fermarci tutti» gli invasori dovranno correre verso la base come Naruto. Vale a dire come il protagonista di un famoso manga giapponese che è solito slanciarsi con il corpo chinato in avanti e le braccia tese verso il retro. In questo modo, sostiene il giovane di Melbourne nella descrizione dell’evento creato su Facebook il 1 luglio, «possiamo muoverci più veloci dei loro proiettili». «Ho messo insieme questo schema facile da seguire», ha aggiunto Barnes. Modificando una foto satellitare dell’Area, il giovane ha mostrato come dividere le truppe in diversi contingenti e gestire l’assalto. Ci sono da una parte i lanciatori di sassi («Non vogliamo fargli male, ha però specificato) e dall’altra i «Naruto runners», i corridori che attaccando «a tutta velocità il lato nord e quello sud» dovrebbero travolgere la base. Quasi un’operazione militare in piena regola che qualcuno potrebbe aver preso per vera.
LA RETROMARCIATra il milione e mezzo di utenti Facebook che hanno cliccato su parteciperò all’evento sono in molti quelli eccitati dal piano che si dicono pronti a presentarsi in Nevada il 20 settembre. Per questo Barnes ha già issato bandiera bianca e ceduto la gestione dell’assalto all’Area 51 a tre pagine social che hanno trasformato l’evento in un’operazione di marketing, vendendo t-shirt e adesivi. Barnes ha anche chiarito, sempre attraverso Facebook, che la presunta invasione è solo uno scherzo: «Buongiorno governo degli Stati Uniti – ha scritto per rassicurare le autorità – in realtà non ho intenzione di andare avanti con il piano. Ho solo pensato che sarebbe stato divertente e che mi avrebbe fatto avere qualche mi piace su Internet». In pratica Barnes sta cercando di evitare di essere identificato come l’organizzatore dell’assalto e ha specificato: «Non sono responsabile per quanti decideranno realmente di occupare l’Area 51» chiarendo anche come non ci sia «nessun ufo o altro di origine extraterrestre».
Un chiarimento che però non deve essere giunto a destinazione. Dalle colonne del Washington Post infatti, a rispondere con tono piuttosto minaccioso è stata Laura McAndrews, portavoce dell’aviazione militare statunitense: «L’aeronautica è sempre pronta a proteggere l’America e i suoi territori. Questo comprende anche la base aerea di Edwards, di cui l’Area 51 è una zona ben sorvegliata in quanto campo di addestramento militare, cosa che dovrebbe scoraggiare chiunque pensi di avvicinarsi».
Un avvertimento chiaro che dovrebbe trasformare il goliardico evento in poco più di un raduno di appassionati di Ufo e oggetti alieni che da sempre vedono nella base del Nevada un punto di riferimento. Nonostante da sempre i governi Usa abbiano ribadito come la struttura militare costruita sul letto di un lago asciutto – il Groom Lake – sia solo un campo di addestramento, non sono mai davvero riusciti a spegnere le dicerie che la riguardano. Il dibattito non si è placato neppure quando nel 2013, per la prima volta, le autorità hanno confermato l’esistenza della struttura attraverso la pubblicazione di alcuni documenti ufficiali della Cia.
GLI ESPERIMENTIIn realtà queste teorie cospirative, alimentate anche dalla fantasia di sceneggiatori e scrittori, qualche fondamento ce l’avrebbero. Negli anni ’50 l’intelligence a stelle e strisce individuò l’area desertica nei pressi di Amargosa come posto ideale in cui effettuare test ed esperimenti aerei. In pratica, in piena Guerra Fredda e con il conseguente clima di sospetto diffuso, in quella zona si iniziò sentire il rombo assordante degli aerei e a veder comparire strani oggetti non identificati. Si trattava però solo dei nuovissimi Lockheed U-2, aerei di ricognizione ad alta quota con a bordo videocamere e fotocamere. Vale a dire velivoli che, per non essere individuati, erano in grado di volare molto più in alto degli aeroplani tradizionali e comparire solo al momento dell’atterraggio. Proprio nei pressi dell’Area 51.