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 2019  luglio 18 Giovedì calendario

Arnault supera Gates nella gara tra ricchi

Bernard Arnault, il patron del colosso della moda Lvmh, scala un’altra posizione nella classifica dei Paperoni mondiali, supera Bill Gates insediandosi al secondo posto e inizia a insidiare (anche se per ora un po’ da lontano) il trono di Jeff Bezos. Il patron di Amazon, che con un “tesoretto” di 125 miliardi di dollari è l’uomo più ricco del mondo malgrado i 38 miliardi che ha dovuto girare all’ex-moglie Mackenzie Bezos, entrata in classifica direttamente al 22esimo posto.
A far lievitare il patrimonio del tycoon francese a 108 miliardi, secondo il Bloomberg Index, è la corsa dei titoli del suo gruppo, diventato ormai una collezione di supermarchi mondiali del lusso, dallo champagne Moet&Chandon a Christian Dior, fino a Louis Vuitton, Loro Piana e Fendi. L’azione valeva 77 euro nel 2010, 170 nel 2015, 240 a inizio 2018 e 382 ieri, a un passo dal suo record storico. Il +52 per cento in Borsa da inizio anno gli ha consentito di mettere la freccia e scavalcare il numero uno di Microsoft, che pure vale oggi 107 miliardi, 17 in più di gennaio.
I 30 gli uomini più ricchi del pianeta hanno tutti visto nel 2019 crescere il loro conto in banca. Nella top ten, oltre ad Arnault, ci sono altri due europei: Amancio Ortega (patron di Zara) al sesto posto e Francoise Bettancourt Meyers (L’Oreal) che con 56 miliardi in portafoglio è salita al decimo posto ed è la prima donna in graduatoria. Tra gli americani in classifica l’unico ad archiviare un inizio 2019 in rosso è Elon Musk, che da Capodanno ha perso 587 milioni a causa dei guai della Tesla.
L’Italia piazza due Paperoni nei primi 100 posti della classifica. Al 34esimo posto c’è Giovanni Ferrero dell’omonimo gruppo di Alba. Il patrimnio stimato del re della Nutella è di oltre 25 miliardi. Poco più in basso, al 43esimo posto, c’è Leonardo Del Vecchio che grazie alla sua creatura – la Luxottica – si ritrova in tasca la bellezza di 21 miliardi, anche dopo il matrimonio francese con Essilor. La crescita della Cina ha portato nella top 100 già nove imprenditori di Pechino, superata dalla Russia a quota 10. In classifica invece non c’è nemmeno un imprenditore africano.