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 2019  luglio 18 Giovedì calendario

Intervista a Antonella Clerici

Antonella Clerici è fuori dai palinsesti Rai della prossima stagione, a dispetto di un anno di contratto e nonostante in giro non si vedano tutti questi fenomeni della conduzione.

È più delusa, arrabbiata o dispiaciuta?
«Prevale il dispiacere che è un sentimento più profondo dell’arrabbiatura: la rabbia si accende e si spegne, il dispiacere rimane. Ho la sensazione che si sia rotto qualcosa: mi sento sopportata piuttosto che supportata».
Che spiegazione si dà?
«Ci sta che un direttore decida di cambiare. Ma qui ci sono anche due aspetti da valutare: c’è un contratto in corso e dovrebbe valere anche quello che uno ha fatto per l’azienda. Sono sempre stata un soldato per la Rai, ho sempre detto di sì, non mi sono mai tirata indietro, anche quando dopo il Sanremo del 2010 potevo permettermi di puntare i piedi: ma non fa parte del mio carattere e non l’ho mai fatto».
Manca la sintonia con la direttrice di Rai1 Teresa De Santis?
«Ci siamo viste a lungo, abbiamo parlato di un emotainment, valutato l’ipotesi di un Sanremo Kids... Ma dall’ultimo colloquio che ho avuto con lei sono uscita con l’idea che non fosse uno scambio di progetti ma di opinioni. Ho capito che vengo vista come una che deve essere messa da qualche parte, non come un cavallo su cui puntare».
Si parlava di un progetto sulle Teche Rai...
«Penso che la Rai dovrebbe guardare avanti piuttosto che al passato. La Rai ha un marchio fortissimo come Sanremo ma lo usa solo 5 giorni l’anno per il Festival. Sanremo Young o Sanremo Kids possono essere una chiave, però bisogna crederci, con una striscia quotidiana, con provini diffusi, con il coinvolgimento dei social... Il primo anno di Sanremo Young è stato ottimo, il secondo meno, ma è stato fatto di corsa, senza supporto».
C’è chi le rinfaccia pure Portobello...
«Mi aspettavo di più anche io, ho ammesso – e non sono in tanti a farlo – che è stato un errore farlo, non mi tiro indietro. Ma ha avuto una media del 16,5% di share, miglior risultato di un programma di intrattenimento al sabato negli ultimi 3 anni».
Le hanno proposto lo Zecchino d’oro.
«Ma non un progetto complessivo. Non voglio fare da tappabuchi, anche perché non penso di meritarlo. E sono anche stufa di fare come in passato: partivo lancia in resta e mi trovavo da sola con la spada sguainata». 
Mediaset, La7, Discovery: chi l’ha cercata?
«In tanti, ma non faccio nomi. Mi ha fatto molto piacere, come quando stai con un fidanzato che non ti guarda più e incontri persone che ti fanno un sacco di complimenti. Ho ancora un anno di contratto, ma non mi piace ricevere il bonifico mensile senza fare niente: io voglio lavorare».
Rai1 punta molto sulla fiction e meno sull’intrattenimento...
«Mi sembra comunque strano che non si trovi con 7 sere a disposizione una collocazione per me: significa che non vuoi trovarla».
È da 33 anni in Rai, la prima crisi?
«Nel 1998, non volevo fare più Unomattina, rimasi ferma e feci 6 mesi a Mediaset. Avevo il pallino della cucina, e quando tornai riuscii a fare La prova del cuoco che fu una svolta per la mia carriera».
La seconda?
«La più dura. Quando ero incinta mi fecero fuori dalla Prova del cuoco, ma poi arrivò Sanremo: pensavano fosse un anno di transizione per il Festival, invece fu un successo. E per me una rivincita». 
E ora?
«È sempre stato così: da una crisi è nato qualcosa di bello. La mia prima scelta rimane la Rai, ma vedremo. Mi piace la Serie A, non i campetti di provincia».
Essere sovranisti magari avrebbe aiutato ad avere un posto in prima serata?
«Pensare che sono di Legnano, cresciuta in piazza Carroccio... Io sono sempre voluta rimanere fuori dalla politica, l’unica cosa sovrana per me è il pubblico. Quando ti schieri hai il tuo momento, ma se non vali poi torni dove eri. E comunque a tutti fa comodo che tu sia bravo piuttosto che schierato».