Corriere della Sera, 18 luglio 2019
Le due Mercedes volute da Kim
Era il giugno del 2018 quando durante il vertice di Singapore Donald Trump mostrò a Kim Jong-un la sua Cadillac presidenziale soprannominata «The Beast». L’idea di Trump era di far intravedere al dittatore atomico la possibilità di avere anche lui giocattoli del genere se avesse rinunciato all’arsenale proibito. Un accordo significherebbe infatti la fine delle sanzioni. Il Maresciallo non ha voluto aspettare: ha deciso di comprarsi anche lui un’automobile di superlusso, corazzata e piena di gadget. Anzi, almeno due. Sono una Mercedes Maybach S62 da mezzo milione di dollari e una Mercedes-Maybach S600 Pullman Guard da 1,6 milioni di dollari (con gli optional da capo di Stato) sulle quali il leader nordcoreano ha poi ospitato il sudcoreano Moon Jae-in e il cinese Xi Jinping durante le loro visite a Pyongyang. Una Mercedes Kim se l’è anche portata al vertice di Hanoi, per essere finalmente all’altezza di Trump.
Ora il Center for Advanced Defense Studies di Washington ha pubblicato una ricerca sul viaggio clandestino delle limousine entrate nella flotta di auto del leader nord-coreano in violazione delle sanzioni Onu. La spedizione ha impiegato una nave fantasma, container cinesi, un cargo russo, tre aerei da carico, ha fatto scalo in cinque Paesi formalmente ossequiosi dell’embargo. Il colosso Daimler di Stoccarda, che controlla il marchio Mercedes, assicura di essere all’oscuro della complessa operazione e di non aver rapporti con la Nord Corea da 15 anni.
Sta di fatto che, secondo la ricostruzione, le auto sono partite dal porto di Rotterdam il 20 giugno, una settimana dopo la scenetta di Trump che presentava la sua «Bestia» a Kim. Viaggio in nave di 41 giorni, sbarco in Cina, poi Giappone, Sud Corea, Russia e infine Nord Corea. Il tutto in quattro mesi, usando per la tratta Sud Corea-Russia una nave con bandiera ombra del Togo che trasporta anche carbone (nordcoreano) di contrabbando. Ultimo balzo, verso Pyongyang, a bordo di aerei nordcoreani IL 76.
Altre 800 automobili di lusso di varie marche europee e giapponesi hanno fatto più o meno lo stesso complicato percorso per rifornire i gerarchi nordcoreani. In una delle sue rare uscite pubbliche il leader è stato visto anche su una Rolls-Royce Phantom.
Il servizio approvvigionamento di Pyongyang ha attivato in 90 Paesi canali paralleli e illegali per rifornire il regime di altri beni sottoposti a sanzioni, compresi iPhone, televisori, vini e liquori, cardigan, biancheria intima e anche calze di contenimento per vene varicose. Uno shopping da diverse centinaia di milioni condotto a livello globale.
Tra gli incarichi dell’ambasciatore nordcoreano Jo Song-gil, fuggito da Roma lo scorso novembre, ci sarebbe stato l’acquisto di prodotti lussuosi. Proprio in Italia, secondo altri report, il regime avrebbe comprato una ingente partita di vino, forse con l’assistenza di un esperto individuato nel Nordest della penisola. Pyongyang vuole evitare di essere truffata, cosa possibile quando ci si deve affidare a canali paralleli e segreti.
L’attenzione sul network di approvvigionamento va ben oltre gli aspetti «mondani». È evidente – come si sottolinea nello studio – che questi sentieri possono essere utilizzati per far arrivare in Nord Corea tecnologia «dual use»: civile e militare. Ossia componenti necessarie allo sviluppo dell’arsenale, il cuore della contesa diplomatica con Trump.
Negli ultimi giorni il regime ha avvertito che nel caso si svolgano nuove manovre congiunte Usa-Sud Corea potrebbe finire la moratoria – di fatto – nei test bellici strategici. A Washington ormai non si pensa più alla denuclearizzazione totale, ma piuttosto ad un contenimento dei programmi del Maresciallo. Per Kim sarebbe un successo e una garanzia.